«Tutto va ben, madama la marchesa». Era una filastrocca, una canzonetta importata dalla Francia da Nunzio Filogamo, il presentatore di successo delle prime edizioni del Festival di Sanremo. «Miei cari amici vicini e lontani…», vi dice niente? Era la sua locuzione, il suo preambolo, il suo modo elegante di dare il benvenuto e presentarsi in pubblico all’epoca della radio, e prima dell’avvento della tivù.
Cosa c’entra «Tutto va ben, madama la marchesa»? La storiella è degli Anni Trenta e narra di una marchesa che lascia il suo castello e va a godersi la vita parigina. Va ma non dimentica i suoi interessi e, quindi, di tanto in tanto telefona al fido Battista per chiedere notizie di come stanno procedendo le cose. Battista puntuale come tutti i Battista, risponde che «tutto va ben». Tranne che la sua adorata cavallina è morta, che le stalle sono andate in fiamme, che un’ala del castello non c’è più, che il marchese per la disperazione si è ammazzato, e che la signora marchesa è praticamente rovinata. Ma, a parte questo, «tutto va ben, madama la marchesa».
Questo per dire che la stagione da poco andata in letargo e passata agli annali, alla fine è stata clemente, piuttosto buona sotto l’aspetto agonistico. Di sicurezza, quella che a noi sta a cuore, rispetto a qualche anno di estrema emergenza, ce n’è stata di più in tutto il mondo. In Italia si fa scuola, su questo non ci sono dubbi. Abbiamo tanti difetti, ma in materia siamo sicuramente avanti rispetto a tanti altri e, per certi versi, da prendere ad esempio.
Non siamo un esempio in tema di bici e mobilità. Visto che siamo un Paese distratto, maleducato nel vero senso della parola. Quest’anno piangiamo Michele Scarponi e le tante vittime della strada e della negligenza: della superficialità. Noi possiamo vantare il triste record europeo di numero di automobili circolanti - 608 auto ogni mille abitanti - e di numero di telefonini - 109 cellulari ogni 100 abitanti. Una miscela micidiale per la sicurezza dei ciclisti. Nel 2016, dati Istat, sono morti in strada per incidenti 338 ciclisti. Uno ogni 26 ore. Questo è il dato più alto in Europa. E l’utilizzo dei telefonini alla guida è diventato uno dei principali motivi di incidenti mortali, e non è un caso che siano allo studio alla Camera modifiche importanti per il Codice della Strada, che prevedono un innalzamento delle sanzioni per chi è sorpreso alla guida con il cellulare e il ritiro prolungato della patente.
Insomma, in corsa, alla fine, questo 2017 è stato tutto sommato accettabile. Meno drammatico di qualche anno fa, quando i corridori venivano tirati sotto come birilli anche da macchine o moto dell’organizzazione al seguito. Però ci sono troppi ciclisti, professionisti e non, che hanno perso la vita, o la vita se la sono vista rovinata per sempre. Il concetto è sempre lo stesso: guai abbassare la guardia. Guai pensare di essere ormai al sicuro in materia di sicurezza. Faremmo la fine del Battista che, goffamente, tra un disastro e l’altro, con laconico incedere a domanda risponde che «Tutto va ben, madama la marchesa».
Pier Augusto Stagi, dalla Brochure de "Il Giorno della Scorta"