Si
scrive Mogast è l’acronimo di Mortirolo, Gavia e Stelvio tutti messi
assieme per una delle pedalate più dure e pazze al mondo. Nessuna
classifica, un momento di festa organizzato da un gruppo di 5 amici con
circa 60 partecipanti (di cui 40 pedalanti) per un appuntamento
spontanteo all’insegna dello stare assieme, pedalare e scoprire qualcosa
di nuovo nel territorio.
La tribù dei temerari è composta dal 50% di
messenger berlinesi, il resto da Danimarca, Italia, Svizzera e Olanda.
Abbigliamento e biciclette di tutti i tipi: acciaio, carbonio, single
speed. Ebbene sì, c’è stato anche chi ha scalato i 3 passi con una bici
senza cambi. Nessuna esasperazione, ognuno va con il suo passo,
l’importante è arrivare.
Riassumendo da un punto di vista tecnico potremmo dire 170 chilometri, 12 ore di cui 10 effettivamente pedalate, 6.000 calorie consumate, 6.700 metri scalati.
In soldoni a sera si sono tradotti in 6 kg di pizzoccheri, 2 paioli di polenta, una forma di formaggio, mele a volontà, 6 differenti torte, vino locale e acqua. Il tutto cucinato da 2 mamme per un vero evento fatto in casa dalle famiglie Illarietti, Quadrio, Hoffman e Bonanno. Ogni passo presidiato con un ricco ristoro mentre la cucina vera e propria era entrata in funzione già dalle 36 ore precedenti. Di fatto 3 giorni all’insegna dello stare assieme, del green e della tavola.
Dopo qualche giro di ricognizione nelle giornate precedenti il Mogast, quello dei 3 passi, parte il sabato mattina alle 8 circa da Casa Natura nel comune di Sernio lungo il Sentiero Valtellina, una location presa in affitto da LegaAmbiente come quartier generale visto che a casa tutti non ci si stava.
Il Mortirolo viene affrontato per primo, qualcuno un po’ troppo spiritoso parte bello spedito, ma lo ritroveremo più avanti bello in croce. Nella sua durezza il Mortirolo passa quasi in scioltezza. La mente è già alle altre ascese e lo sforzo è quello di andar piano e avere la capacità di non strafare. E’ incredibile come in bicicletta si viva in un’altra dimensione. Il gruppo è sgretolato ma quando ci si incontra si fissano i dettagli di ogni singolo partecipante. C’è quello con la gravel con ruote da 38, e ti chiedi come fare tutto il percorso, la fixie, quello con i dischi, i tatuati… e 5 ragazze aggressive e determinate.
Scollinati e rifocillati si scende in Val Camonica e ci si dirige a Ponte di Legno. Qui si sale e la cosa più importante è non pensare troppo. Mi chiedo come Tarcisio Persegona abbia potuto scalare 400 volte questa salita interminabile. Nell’ascesa si incontra di tutto, dallo scoiattolo al raduno delle Porsche, delle Mini e delle auto d’epoca.
Sul Gavia fa freddo, 2.600 metri. Nuovo ristoro, bello ricco e discesa a Bormio. Questo è il momento più difficile. La tentazione di girare verso casa è forte, ma ormai sono in ballo… giriamo a destra e s’imbocca lo Stelvio. Le gambe non ci sono più e si sale, sotto un sole cocente verso il Passo costruito dagli austriaci.
È uno sforzo più mentale che fisico e ogni tanto si reincontrano tatuaggi e bici già visti. Ora salgono piano tutti. Prima di scollinare ho la conferma che gli italiani sono ricchi di fantasia. Ad una curva c’è un fotografo che mette tutti nel suo obiettivo e un pannello con il nome del suo sito dove acquistare la tua foto. Per il resto le scritte sull’asfalto e sui muri mi accompagnano. Faccio in tempo a vedere un “W Gimondi”. Non guardo in alto per non scoraggiarmi. Conto i metri e quando sono in cima che soddisfazione. Ho registrato tutto e la sera a casa verificherò i dati, ma prima i pizzoccheri.
Durante quest’evento abbiamo utilizzato l’applicazione Supervisor by SportPlusHealth e così è stato possibile monitorare in diretta i partecipanti al #mogast. Un successo dal punto di vista della sicurezza.
Pietro Illarietti