Frutta secca, cibi con basso carico glicemico, materie prime rigorosamente “made in Italy” ed un integratore innovativo a base di flavonoli che potrebbe fare la differenza. Queste le linee-guida della dieta mondiale confezionata dal faentino Iader Fabbri, il consulente tecnico nutrizionale della Nazionale Italiana di Ciclismo che, nel prossimo weekend, a Richmond, darà l'assalto alla maglia iridata. Prima della partenza per gli States, gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire cosa mangeranno i nostri corridori durante la rassegna in Virginia.
Dottor Fabbri, lei è alla sua seconda esperienza mondiale con la nazionale italiana di ciclismo. Rispetto ad un anno fa, sul piano della cultura dell'alimentazione, che cosa è cambiato in seno alla Federazione Italiana?
"Direi tanto e, per fortuna, in meglio. Certo, c'è ancora molto da fare perché si può sempre migliorare, ma sicuramente stiamo andando verso la direzione giusta. Rispetto ad un anno fa, l'ambiente della Federazione azzurra, ma direi di tutto il ciclismo italiano, è diventato molto più sensibile e ricettivo nei confronti dell'alimentazione applicata allo sport. L'intero movimento, anche sulla scorta delle esperienze positive introdotte in particolare dai team anglosassoni, ha ormai compreso l'importanza dell'aspetto nutrizionale per il miglioramento della performance. E, in questo senso, va dato atto al commissario tecnico Davide Cassani e all'equipe medica della Federazione di essere stati, ancora una volta, precursori".
Perché, nel 2015, è così difficile far attecchire la cultura del "mangiar sano"?
"In realtà, come dicevo, in questi ultimi anni sono stati fatti progressi significativi. Il mio lavoro con la Federazione, in tal senso, è molto importante perché incide in maniera positiva sull'attività agonistica degli atleti azzurri, ma anche per i riflessi preziosi che può avere sull'attività giovanile, un ambito che dev'essere considerato prioritario. La cultura di un'alimentazione corretta, infatti, non è solo importante per gli atleti, ma anche e soprattutto per i giovani di questa generazione, sui quali incombe minaccioso il dilagante fenomeno dell'obesità".
Qual è nel ritiro azzurro il suo rapporto con gli atleti?
"In Nazionale ci sono corridori che già assisto come consulente tecnico durante l'intera stagione. Con loro è semplice lavorare perché hanno già assimilato gran parte delle mie idee e del mio metodo e dunque, in virtù di un rapporto fiduciario, le "resistenze" sono minime e la sintonia pressoché totale".
E con quelli che vede, per la prima volta, solo in ritiro?
"Qui il discorso è più complesso, perché questi corridori ragionano ovviamente in base agli schemi che hanno assimilato dai team per i quali corrono tutto l'anno che, a volte, possono anche divergere dal mio 'credo' e dalle mie metodologie. A loro, in perfetta sintonia con l'equipe medica, offro soprattutto un servizio di supporto per cercare di non snaturare radicalmente le loro abitudini alimentari. Allo stesso tempo, però, cerchiamo di creare i presupposti per una 'cultura dell'alimentazione' legata alle performance, motivando le eventuali scelte e discutendone sempre assieme.
Sul piano alimentare, come si gestisce un atleta ad una settimana dai mondiali?
"Nella cosidetta 'fase di scarico' è importante soprattutto non acquisire peso né liquidi in eccesso. Agli azzurri abbiamo dato cibi ricchi di proteine nobili di alta qualità con carboidrati a medio-basso carico glicemico".
Lei, in particolare, è un sostenitore della frutta secca oleosa…
"In base alle mie ricerche è un alimento prezioso per gli atleti perché contiene acidi grassi essenziali e poli-insaturi. La frutta secca è saziante, ricca di fibre, fornisce un apporto energetico importante ma, soprattutto, non aumenta la glicemia e neppure l'insulinemia".
Il fuso orario (sei ore di differenza da Richmond all'Italia) può essere un problema?
"E' un fattore che, ovviamente, abbiamo preso in considerazione. Anche sul piano nutrizionale, il metabolismo degli atleti deve abituarsi gradualmente al nuovo fuso, per questo, già dal periodo di preparazione in Italia, abbiamo modificato gli orari dei pasti, posticipandoli con gradualità".
L'approvvigionamento energetico in gara viene calibrato anche in base alle caratteristiche del tracciato?
"Certo, il percorso è una variabile importante, così come lo saranno le condizioni climatiche che possono cambiare, anche sensibilmente, le esigenze nutrizionali degli atleti in gara. Abbiamo pianificato tutte i possibili scenari e, dunque, da questo punto di vista, non ci faremo trovare impreparati".
Qualche novità che utilizzerete negli States?
"Un integratore alimentare a base di cacao e ricco di flavonoli. Si tratta di un prodotto testato scientificamente che, applicato allo sport, ha dato eccellenti riscontri perché migliora la fluidità sanguigna e garantisce così, nel massimo sforzo, un risparmio di ossigeno.
Cosa mangeranno i nostri azzurri a Richmond?
"Sicuramente pietanze di grande qualità, visto che molte materie prime le porteremo direttamente dall'Italia. In generale, il menù del mondiale sarà, nell'impostazione base, uguale per tutti anche se, di concerto con il nostro chef, ho cercato di variare il più possibile l'offerta di piatti per intercettare i gusti di ogni atleta. E' chiaro poi che ciascun corridore ha delle esigenze più specifiche che andremo ad assecondare, ma sempre nel rigoroso rispetto di un regime nutrizionale ottimale".