365 giorni fa stava per appendere la bici al chiodo, un contratto tra i professionisti tardava ad arrivare e la pazienza era agli sgoccioli. Il treno su cui salire prontamente per Thomas Pesenti aveva su scritto JCL Team Ukyo e arrivava dal Giappone. Il 24enne di Fontanellato (Parma) non se l'è fatto scappare e, un anno più tardi, a vederlo lottare con i migliori del Tour of Langkawi viene da dire "meno male".
«Ho iniziato a gareggiare da G1, grazie ad un vicino di casa di nome Bruno Rastelli, mancato l'anno scorso ma che è nei miei pensieri quotidianamente. Aveva una squadretta di giovanissimi, l'ACF che purtroppo non esiste più. Dopo i 6 anni con lui sono rimasto a Parma prima alla Turrile e poi alla Parmense, quindi mi sono spostato di poco a Reggio Emilia alla Noceto Nial ASD, quindi ho trascorso gli ultimi 6 anni con la Beltrami TSA Tre Colli di Chiari e Miodini, fino a questa avventura giapponese che è iniziata quando pensavo di smettere. In questo ciclismo in cui si arriva al professionismo sempre più giovani a 23 anni mi sembrava già tardi, ma quando ho firmato con questa Continental mi hanno assicurato che avremmo fatto gare solo con i professionisti e allora mi sono dato un'ultima chance. O la va o la spacca» racconta dopo aver tagliato il traguardo di Cameron Highlands in terza posizione alle spalle di due colleghi di formazioni World Tour ed essersi rimproverato di aver sbagliato la volata.
«Mi trovo in un bellissimo gruppo, con il JCL Team Ukyo ho vissuto ottime esperienze, mi sono tolto qualche soddisfazione. Grazie a questa squadra ora mi trovo in una situazione decisamente migliore rispetto ad un anno fa. La vita è caratterizzata da alti e bassi, i periodi bui da cui risollevarsi capitano a tutti, io ci sono riuscito consapevole che dando il massimo qualcosa di positivo prima o poi sarebbe arrivato e grazie ai miei due angeli custodi, mamma Alessandra e zio Angelo, che sono sempre con me, sono i miei primi tifosi» continua il portacolori del team nipponico, fondato dall'ex pilota di Formula 1 Ukyo Katayama, guidato da Alberto Volpi e in Malesia diretto da Manuele Boaro.
Visto che stava pensando di smettere, quale era il piano B di Thomas Pesenti? «In realtà non esisteva. Sarei andato a lavorare, ma non so in quale campo ("ti avrei visto bene come contadino" scherza ma nemmeno troppo Matteo Malucelli, al suo fianco in attesa delle premiazioni, ndr). Sono diplomato in agraria, ma a dire la verità sono sempre e solo andato in bicicletta. Non ho passioni altrettanto forti e nemmeno più tiepide. Sono felice di non aver rinunciato al mio sogno. Oggi faccio quello che mi piace, che sognavo da bambino, e spero di poter continuare il più a lungo possibile».