Sono giorni frenetici per il mondo del ciclismo. Si corre il Giro, ci si arrampica per i muri delle classiche, un calendario stravolto e rimesso insieme causa covid che non concede nemmeno il tempo di prendere una boccata d’ossigeno. Siamo ormai abituati a vedere i campioni che invadono i nostri televisori, a dibattere su chi potrà vincere questo o quello e qualche volta rimaniamo stupiti quando un ragazzo italiano compie una bella impresa. Parte di tutto questo sono le corse che non si vedono, quelle a cui la televisione non concede spazio, lontano dagli onori della cronaca e che in modo silenzioso formano quei bambini che un giorno diventeranno grandi campioni.
La pandemia non ha concesso molto spazio alle categorie dei professionisti, ancora meno a tutte quelle inferiori, agli under, agli junior, costretti ad amputare, a tagliuzzare e dire addio a molte gare. Quelle rimaste sono solo briciole, ancora meno quando si tratta di chi è ancora più giovane.
Rischiava di fare la stessa fine il primo trofeo Filaster Fest, una creatura appena nata e voluta fortemente dall’ex prof Mattia Gavazzi, una bella iniziativa originariamente in programma a luglio, ma poi vittima anch’essa dell’irrefrenabile avanzata del covid. Fino a qualche giorno fa sarebbe stata l’ennesima sconfitta, invece eccola lì, la prima edizione di una gara di giovanissimi che domenica 11 ottobre correranno per le vie di Provezze di Provaglio d’Iseo grazie al sostegno della Filaster Fest (la famosissima festa della birra del paese) e degli Amici del ciclismo di Provezze che con il presidente Alessandro Faustini hanno fatto anche loro una bella dose di salti mortali con la compagnia del sindaco Vincenzo Simonini.
C’è molta emozione nella voce di Mattia Gavazzi mentre ci racconta il suo progetto, ma soprattutto molto orgoglio per essere riuscito nell’organizzazione di una manifestazione che fino all’anno scorso sarebbe stata una passeggiata, ma che in un anno tormentato come questo, tra protocolli e prefetti, si è trasformata in una Mission Impossible degna di un Tom Cruise al massimo della forma.
Ma in tutto questo Mattia non è stato mai solo, ha sempre avuto quel piccolo sostegno che si porta dietro ancora da quando era un corridore ai tempi dell’Androni, primi fra tutti Gianni Savio e Marco Bellini che da lontano osservano e strizzano l’occhio alle iniziative per i giovanissimi.
Domenica a Provezze ci saranno più di 250 bambini tra i 7 e i 12 anni che sfrecceranno per le vie del paese, sarà una gara ma soprattutto una festa, un modo, un tentativo per dimenticare per almeno un pomeriggio quello che è stato, divertendosi in sella alla propria bici.
«Mi emoziona vedere tutti quei bambini correre, i miei nipoti, i giovanissimi della polisportiva Camignone, una volta eravamo in pochissimi, ora siamo oltre una ventina. Corrono, fanno della buona attività fisica, ma soprattutto si divertono» Ci spiega Gavazzi.
È qui che forse si nasconde la forma più bella del ciclismo, in quelle corse in cui il confine tra il gioco e la competizione non è ancora definito, quando chi corre accanto non è ancora un avversario, ma soltanto un amico. Ancora non esiste il concetto di campione, è lontano il ciclismo come lavoro e l’atleta con mille e mille sacrifici. C’è solo un bambino in sella al suo destriero che sogna grandi imprese e viaggia con la fantasia. Nascono qui i grandi campioni, quelli che vediamo proprio in questi giorni al Giro, gli stessi che forse una domenica di molti anni prima, in una gara come queste hanno capito che questa sarebbe stata la loro strada. Non conta vincere o perdere, conta cosa c’è nel mezzo, il divertimento che oggi pare essere perduto. Non ci sono gli sponsor, niente ricavi e niente gloria, c’è solo la voglia di fare, la speranza di far conoscere a dei bambini quel mondo fantastico, l’emozione di vederli correre e forse un giorno prendere il volo. La stessa emozione che ha Mattia quando vede i figli del fratello Nicola sfrecciare liberi verso una nuova avventura, lui che è cresciuto a pane e ciclismo e che conosce ciò che ci sarà dopo. Perché alla fine il ciclismo è sì una competizione dove ci si fa battaglia a suon di sponsor e di pedalate, ma è iniziato sempre allo stesso modo, da un bambino che pedalando ha scelto il suo futuro. Lo ha scoperto in una di queste corse spesso dimenticate, ma che dovremmo difendere, non risparmiandoci nulla, con le unghie e con i denti.