Gli anni che terminano con la cifra “0” hanno portato spesso grandi novità al Tour de France, hanno visto scrivere importanti pagine di storia, hanno portato alla ribalta personaggi e aneddoti. Ve li vogliamo raccontare, in attesa della corsa che scatterà il 29 agosto da Nizza, a cominciare dal 1910. Il primo personaggio è Alphonse Steinès, giornalista, scrittore, inviato e... scopritore del Tourmalet.
Proprio come oggi, già 110 anni fa gli organizzatori del Tour sono alla ricerca di qualcosa di nuovo da proporre nella nuova edizione della corsa. Nella redazione de L’Auto l’aria comincia a farsi pesante quando Alphonse Steinès, braccio destro del patron Henri Desgrange, propone di affrontare i Pirenei. Un’idea rivoluzionaria se si considera che fino a quel momento la corsa non era mai andata al di là dei 1326 metri del col de Porte, con qualche puntata al Col Bayard (1264 m), al Ballon d’Alsace (1178 m) o al Col de la République (1161 m).
Le tappe fissate sulla carta erano la Perpignano-Luchon e e soprattutto la Luchon-Bayonne: i percorsi ancora da stabilire ed è per questo che Steinès lancia la sua idea. Che, detto per inciso, non entusiasma affatto Desgrange che la battezza come «delirante» e invita Steinès ad andare a controllare di persona come la sua sia una proposta fole e imprativabile.
Forse quella di Desgrange è solo una battuta ma Steinès lo prende in parola si mette al volante della sua Dietrich e punta dritto verso i Pirenei. Sono gli ultimi giorni di giugno ma l’inverno in quel 1910 è stato lungo e rigido, al punto che appena due settimane prima aveva nevicato ancora. Ma Steinès ha deciso di affrontare il Tourmalet, che detto per inciso significa “brutto posto, dintorni cattivi”: lascia Sainte-Marie-de-Campan, incontra sulla sua strada qualche orso e un paio di pastori avventurosi, poi la macchina lo abbandona, lui prosegue a piedi e impiega molte ore per raggiungere Barèges, dall’altra parte del massiccio. Nonostante tutto, appena arriva in paese, si affretta a telegrafare il suo messaggio rassicurante a Desgrange: «Superato il Tourmalet… stop… Perfettamente praticabile… stop».
Ma è un bluff, clamoroso. E aveva ragione patron Desgrange, che aveva avuto l’intuizione giusta. In realtà lo stesso Steinès confessa come stanno realmente le cose scrivendo il suo reportage su L’Auto del 1° luglio: «Vivessi 100 anni, mi ricorderò per sempre le peripezie della lotta contro la montagna, la neve, il ghiaccio, le nuvole, la fame, la sete, contro tutto. Così come stanno le cose, è una follia tentare di superare il colle. Ho rischiato la vita per farlo. E non voglio farlo più».
Steinès racconta che dopo aver affrontato gli ultimi due chilometri di salita in compagnia di un pastore, ha iniziato a scendere avvolto dalla totale oscurità, perdendo la strada a causa della neve alta prima di cadere in un torrente gelato che ha avuto comunque il merito di reindirizzarlo verso valle, sulla corretta via.
Ma dopo aver descritto la sua epica avventura, Steinès arriva al ciclismo e i suoi toni cambiano: «Il Col du Tourmalet e l’Aubisque non sono certo dolci come la pista del Parco dei Prinicipi ma da quanto ho visto li giudico transitabili dopo i lavori di sistemazione. Il Tour de France non è una passeggiata, perbacco! È utile che si sappia che il transito su quei colli, rimessi in buono stato, non sarà un gioco da ragazzi. Sarà invece la più grande performanche che un corridore abbia mai firmato».
Parole che saranno confermate tre settimane più tardi quando Octave Lapize - in testa alla tappa del Tour che affrontava per la prima volta il Tourmalet nonostante gli ultimi tratti affrontati a pedi spingendo la sua bicicletta - incrociando in vetta Victor Breyer, un colega di Steinès a L’Auto lo apostrofò con parole passate alla storia: «Siete dei criminali! Non si può chiedere a degli uomini di fare uno sforzo simile!».
Dal quel folle 1910, dalli’idea geniale di Steinès, la Grande Boucle ha affrontato il Gigante dei Pirenei per ben 84 volte. Le cose, inevitabilmente, sono cambiate: e Thibaut Pinot, che lo scorso anno sul Tourmalet ha colto una delle vittorie più belle della sua carriera, aveva un sorriso molto più convinto di quello di Lapize e dei corridori di quel Tour 1910...