Un percorso ciclabile può fare
molto per un territorio? La risposta è semplice ed è sì. Spieghiamoci bene,
un percorso ciclabile non è una “pista ciclabile” destinata solo ed
esclusivamente alle bici, ma una via che si serve di strade già esistenti,
aperte alla circolazione di tutti i mezzi. Quindi, differentemente dalla
piste ciclabili, non comporta importanti investimenti da parte delle varie
amministrazioni e genera nella maggior parte dei casi un turismo sano e
sostenibile da cui possono attingere molti settori. Il cicloturismo ha
ancora un potenziale largamente inespresso in Italia e questa è un’idea low
cost per cambiare le regole.
Questa è la tesi di Ciclostile Onlus
riguardo al progetto che definisce la Ciclovia del Chienti, un percorso
che si snoda in uno dei territori più ricchi delle Marche a livello
paesaggistico. Per fare chiarezza, va specificato che tale progetto
coinvolge in pieno la zona che recentemente è stata coinvolta dal
terremoto e mai come ora avrebbe bisogno di recuperare energia e slancio da
un’iniziativa valida come questa. Nella ciclovia del Chienti si intrecciano
cultura, economia rurale, turismo e wellness come difficilmente capita in
Italia. Il costo di tale progetto sarebbe davvero minimo e da attribuire
principalmente alla segnaletica stradale. Ebbene sì, la prima cosa da fare è
utilizzare una corretta segnaletica per consentire ai turisti stranieri di
muoversi agevolmente sfruttando tutte le possibili risorse. Quindi niente
opere straordinarie o appalti esosi da centinaia di migliaia di euro, come
dire: niente sprechi, fatti concreti e pedalare! Le perle sparse in questo
territorio sono di immenso valore, infatti, in circa 80 km di strada si va da
Civitanova Marche fino ai Sibillini, passando dalla Basilica di Santissima
Annunziata di Montecosaro verso l’Abbadia di Fiastra, fino a Macerata,
Tolentino e Camerino, incontrando gioielli architettonici di inestimabile
valore. Per non parlare poi dell’offerta enogastronomica, un valore aggiunto di
rara ricchezza e complessità.
Nessuno chiederebbe mai denaro pubblico per realizzare piste ciclabili, soprattutto in questo momento così duro, ma solo una cifra più che sostenibile per creare la segnaletica adatta. Cosa serve in più? Solo un preciso ed affidabile coordinamento tra regione e comuni, parti attive di questo progetto. La promozione turistica poi troverebbe un naturale slancio con diversi effetti positivi a catena su innumerevoli attività commerciali. Mettere nuovamente in moto queste zone potrebbe essere più semplice di quanto si possa pensare. Sarebbe forse giusto presentare il progetto ad una cordata di imprenditori, un manipolo di mecenati desiderosi di fare del bene alla comunità. Se credete in questa idea, contattate Ciclostile Onlus, l’unione fa la forza.