Ci sono molti concetti, esperienze condivise, idee, che dopo una giornata intera ad un meeting dedicato al Social Media Digital Marketing con l’intervento di professionisti qualificati rimangono fisse nella testa. Il momento che segue una rivoluzione richiede sempre una transizione necessaria a ristabilire degli equilibri. Un passaggio che ha sicuramente causato tanti cambiamenti nelle modalità di comunicazione aziendali. Alcune realtà sono rimaste spiazzate dal social, a cui si approcciano ancora goffamente o timidamente. All’interno delle aziende stesse non vi è un esperto di comunicazione e i nuovi strumenti finiscono in alcuni casi con il creare più danno che beneficio.
Insomma, quella che dovrebbe essere una grande opportunità, per qualcuno è fonte di una serie di problemi. Una delle soluzioni per iniziare a gestire meglio la situazione potrebbe essere di avere al proprio interno delle risorse da formare e impiegare nelle piattaforme social. Le agenzie esterne potrebbero infatti non conoscere a fondo la realtà aziendale e non trasmettere con coerenza il messaggio aziendale.
C’è voglia di semplicità, di contatto diretto con le fonti, questo è invece il messaggio positivo dei new media a favore delle aziende. Per qualcuno un grande strumento perché gratis. Gratis sì, ma fino ad un certo punto. Infatti, parlando ad esempio di Facebook che è al momento quello che la fa da padrone, bisogna tenere in considerazione che l’algoritmo di base è molto cambiato rispetto ai primi tempi. Ad oggi la visibilità organica, ossia quello che che si ottiene a spontaneamente, è in costante diminuzione. Questo cosa vuol dire? Che se un tempo avevamo 100 mi piace avevamo quasi la garanzia di 100 visualiazzationi di base. Oggi potrebbero essere solo 10. E per raggiungere gli altri? Si paga. Sempre di più. In futuro potrebbero crescere molto i costi contatto.
Le alternative? Diversificare anche nei social. Twitter è sempre vivo, anche se annunciato in difficoltà. L’algoritmo di Twitter è più semplice e garantisce la visibilità verso i nostri follower. Non è comunque pensabile di utilizzare tutte le piattaforme, ognuna con un linguaggio e uno scopo differente. Ogni piattaforma esige delle energie, e un’azienda non può pensare di dedicare ad ogni strumento una risorsa. Chi è in grado di coprire tutti gli strumenti in modo impeccabile? La Casa Bianca. Che ad esempio trasmette gli interventi del Presidente americano e lo supporta in ogni social.
Tornando al discorso degli strumenti che sono free: abbiamo valutato il costo delle strategie? E le pianificazioni? Quelle non sono certo free così come non lo sono le persone che vanno impiegate.
Fortunatamente, dico io, ci sono social che hanno vissuto dei veri e propri boom e che sono in forte calo. Non ho mai capito ad esempio Snapchat. Ma lo scorso anno ai corsi del CONI, David Ciaralli (l’inventore del format Ginnaste vite parallele) mi spiegò che nessuno poteva stare fuori da Snapchat. Oggi, con un certo sollievo mi viene spiegato (anche ieri) che questo social è out perché richiede un utilizzo nevrotico e continuo. Ne sono quasi felice. “Solo un adolescente con tante ore libere lo può utilizzare”.
L’altro rischio è quello di incappare nei grandi conoscitori dello strumento social, in grado di stordirti a suon di tecnicismi ed anche una semplice condivisione di contenuto viene etichettata in modo incomprensibile.
Il messaggio che anche oggi ne traggo è molto interesante. I nuovi media sono un’opportunità unica se usati con sale in zucca e con una visione strategica allargata. A propososito... Facebook è ormai diventata una Media Company, ossia un grande produttore di contenuti forniti dagli utenti. Come avere tanti giornalisti che lavorano gratis e a cui regaliamo informazioni, video ecc.
Personalmente ci penserei due volte ad affidare tutto quello che produco (come azienda) solo ai social. Manteniamo i siti aziendali, potenziamoli con i social, ma non facciamoli diventare superficiali landing page.
La giornata, coordinata dal bravo Andrea Albananese, è partita alle 9 ed è terminata alle 19. Si è trattato il digitale e la social experience dal punto di vista della sicurezza, di esperienze aziendali, di no profit, pubblica amministrazione e di Ufficio Stampa. Per essere un vero digital… ho deciso di seguirne metà in live streaming... e metà in sala... in modo da incontrare anche dei professionisti in carne ed ossa. Va bene il digitale, ma le persone fanno sempre la differenza.
Pietro Illarietti