Lo stato whatsapp di Ludovico Crescioli è tutto un programma: “I love Cycling”. Semplice, diretto, efficace. Lo aveva scritto quando aveva 13 anni, ma la passione è rimasta la stessa e tra pochi giorni esordirà ufficialmente tra i professionisti con la maglia del Team Polti VisitMalta, dopo un 2024 in maglia Technipes #inEmiliaRomagna in cui è risultato a più riprese uno dei migliori U23 a livello nazionale. Figlio e fratello d’arte - il papà Adriano è arrivato fino ai dilettanti e il fratello Giosuè corre tutt’ora con la Maltinti tra i dilettanti - Crescioli ha fatto parlare di sé in particolare per il podio finale al Giro della Valle d’Aosta e la vittoria di tappa al Tour de l’Avenir con la maglia della Nazionale.
«Ho sempre creduto alla possibilità di passare professionista e l’ottimo inizio di 2024 mi ha fatto presto capire di essere sulla strada giusta - ha detto Ludovico -. Ho lasciato una squadra famiglia come la Mastromarco in cerca di un calendario differente, con un livello un po’ più alto, qualche apparizione coi professionisti e qualche corsa a tappe in più. La Technipes si è rivelata la scelta giusta, si è subito creato un grande feeling con tutto l’ambiente e ho fatto praticamente solo corse a tappe (ne ha fatte 8 in un anno, più di quante ne avesse fatte in carriera fino a quel momento, ndr), tranne ovviamente le classiche di fine stagione. Il cambio di ritmo l’ho avvertito subito, ho fatto una buona prima parte di stagione e poi, dopo un Giro Next Gen sfortunato a causa della bronchite, sono riuscito ad essere grande protagonista a luglio, prima chiudendo 14° il Sibiu Tour coi professionisti, poi finendo sul podio al Giro della Valle d’Aosta e, ad agosto, vincendo una tappa all’Avenir».
Il 21 gennaio il giovane toscano partirà per un nuovo ritiro in quel di Oliva, in Spagna, dopodiché farà il suo esordio alla nuova Classica Camp de Morvedre (24 gennaio) e poi la Classica Comunitat Valenciana (26 gennaio), prima di tornare ad allenarsi per un mesetto e ripartire dal Trofeo Laigueglia a marzo. «No, nessuna tensione, anzi, non vedo l’ora di cominciare. È tipico di questo periodo il fermento prima del via della stagione. Ho avuto qualche intoppo a dicembre, ma già dopo il primo ritiro sentivo che la condizione cresceva. Vediamo nel prossimo mese di allenamenti come comincerà a rispondere la gamba. In squadra conoscevo qualcuno dei più giovani, coi quali avevo condiviso la maglia della Nazionale, ma per il resto li sto conoscendo ora pian piano. Siamo comunque tutti piuttosto giovani, di veri e propri veterani abbiamo solo Maestri e Tonelli».
Crescioli è il classico esempio di corridore cresciuto coi suo tempi, senza l’assillo di dover dimostrare tutto a 18 anni. «Non mi metto alcuna pressione, penso solo a migliorarmi. Credo di essere passato al momento giusto, ognuno ha il suo percorso e le sue opportunità e sono soddisfatto delle scelte che ho preso fino ad ora. Quest’anno capirò qualcosa in più su quello che posso diventare. Piganzoli? Lui è qui da diversi anni, ma seguire un percorso di crescita simile al suo sarebbe sicuramente una buona cosa».
Proprio come Piganzoli, un anno più vecchio di lui, Ludovico si trova a proprio agio quando la strada sale: «Nel mio immaginario lo scalatore puro non ha un grande spunto veloce. Io invece sono abbastanza rapido, una caratteristica che nel ciclismo di oggi serve molto. Se voglio diventare un corridore da corse a tappe, come spero, devo senz’altro migliorare a cronometro. È una disciplina che non ho mai realmente curato e per il percorso che ho in mente dovrò sicuramente cercare di farci maggiore attenzione con gli anni a venire».
Il suo idolo ce lo ha in casa: «Alberto Contador. Il suo modo di andare in salita era esaltante. Anche a me piace stare sui pedali quando la strada sale. Con lui e Basso c’è sicuramente da imparare. Corsa dei sogni? Una volta avrei detto il Tour de France, la corsa più importante, ma crescendo mi è salita la passione per il Giro d’Italia… quindi dico il Giro».