A tredici anni dalla morte improvvisa di Andrea Pinarello, che ha perso la vita a causa di uno scompenso cardiaco in quel di Gorizia, al termine della prima tappa del Giro del Friuli per amatori, il caso si riapre.
La Corte d’Appello di Venezia, infatti, ha accolto la richiesta presentata dalla moglie e dai tre figli dell’imprenditore trevigiano, figlio del grande Nani, e ha decretato «l'opportunità di effettuare un approfondimento istruttorio»: il Tribunale ha disposto una consulenza medico-legale nell'ambito della causa civile intentata contro i due medici e la struttura privata accreditata - e le relative compagnie assicuratrici - in cui Pinarello aveva sosteniuto gli esami per ottenere il certificato di idoneità all'attività agonistica sportiva.
Archiviata l'inchiesta penale, il Tribunale di Treviso aveva respinto in primo grado le richieste di risarcimento ultramilionario chiesto dalla famiglia Pinarello: si leggeva nella motivazione che «non è sufficiente la presenza di un errore da parte dei sanitari, ma è necessario che ci sia un nesso di causa tra questo errore e il danno subìto dal paziente».
I Pinarello, assistiti dall'avvocato Alessandra Gracis, hanno impugnato la sentenza a Venezia: la quarta sezione civile della Corte d'Appello (presidente Marco Campagnolo, consiglieri Elena Rossi e Gianluca Bordon) ha deciso di incaricare il medico legale Franco Marozzi di procedere con la consulenza che dovrà essere presentata entro il prossimo 31 marzo.
La vicenda - secondo la documentazione addotta dalla famiglia Pinarello - ha inizio l'11 maggio 2010: in occasione di una visita specialistica del medico dello sport e successiva consulenza del cardiologo, ad Andrea viene rilevata un'extrasistolia nei tracciati elettrocardiografici, con coseguente prescrizione di un ecocardiogramma e di un Holter cardiaco dei quali Pinarello consegna i risultati il 14 settembre, riferendo di aver avvertito qualche giorno prima «alcuni episodi saltuari e sempre di breve durata di palpitazione».
Agli atti c’è la testimonianza del medico sportivo che chiede ulteriori approfondimenti che evidenziano ancora «episodi aritmivi». L'imprenditore effettua a Treviso un altro Holter e una risonanza magnetica cardiaca, dopodiché si fa visitare da un cardiologo di Milano: qui gli viene diagnosticato un «possibile esito miocarditico».
Pinarello viene ricoverato a Milano dal 7 al 10 marzo 2011 per essere sottoposto ad un intervento di ablazione al ventricolo destro, senza che vengano considerate le criticità di quello sinistro.
Il 4 aprile 2011 Andrea ottiene il fatidico certificato, accompagnato dal consiglio verbale «di tralasciare esecuzione di sforzi fisici per un certo periodo e sino a nuovo controllo».
Con quel certificato, Pinarello partecipa a dieci gare ma il 3 agosto sul traguardo della Tavagnacco-Staranzano purtroppo il suo cuore cede. Secondo la tesi difensiva, il rilascio dell'idoneità non è stato preceduto da due esami previsti dalle linee guida Cocis e da un ulteriore test da sforzo, malgrado ancora il 5 ottobre 2010 il cardiologo avesse avuto l'intuizione di prescrivergli la risonanza «per escludere displasia ventricolare destra aritmogena».
Ora, come riporta Il Gazzettino nella sua edizione odierna, toccherà al consulente del tribunale rispondere ad una serie di domande che vengono enunciate nel provvedimento: «se nelle condizioni date sia soggettive (competenze specifiche dei sanitari coinvolti), sia oggettive quali risultanti dalla storia clinica documentata del paziente e messa a loro disposizione fossero ipotizzabili accertamenti ulteriori post-ablazione, quali Ecg 24h secondo Holter».
E ancora «se fosse possibile e in quali termini valorizzare il reperto patologico evidenziato dalla risonanza magnetica, con riferimento al focolaio aritmico in ventricolo sinistro, quali fossero le eventuali opzioni cliniche doverose, tenuto conto di tutte le risultanze del caso concreto e se la loro esecuzione avrebbe determinato, secondo il criterio di probabilità logica, un epilogo diverso da quello verificatosi».