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BALSAMO. ELISA, LA CAMPIONESSA HA RIPRESO A VOLARE
di Giulia De Maio | 29/03/2024 | 08:20

Elisa Balsamo ha battuto un colpo, anzi due. Questo è l’attacco scelto dalla cuneese della Lidl Trek, che da grande vorrebbe lavorare come giornalista, per questo pezzo dedicato al suo inizio di stagione. La 26enne laureata in Lettere moderne e contemporanee ha iniziato l’anno al­zando le braccia al cielo il primo giorno con il dorsale sulla schiena nella tap­pa inaugurale della Setmana Ciclista Volta Femenina de la Comunitat Va­len­ciana, e poi è stata in grado di centrare il bis nella frazione conclusiva della corsa a tappe spagnola.

Con due volate magistrali ha ritrovato il feeling con la vittoria e la consapevolezza di essere tornata al cento per cento dopo il lungo stop, conseguenza della caduta nella prima tappa della RideLondon Classique di un anno fa, che come esito aveva avuto un pesante infortunio alla parte bassa del volto con ferite multiple alla mandibola. Ora Elisa, che il mese scorso ha messo a posto anche l’ultimo dente danneggiato nell’incidente, può tornare a sorridere e a farci sognare in un’annata chiave, che meglio di così non poteva iniziare.

Che voto dai all’esordio del 2024?
«Un bel 9. Sono molto contenta di quanto raccolto in Spagna, mi piace iniziare l’anno con la Volta Valenciana perché mi permette di capire se ho lavorato bene e quali lacune colmare. Ho trascorso un buon inverno, i risultati lo dimostrano, ma si può sempre migliorare, questa è la mia filosofia. Anche se ho vinto due tappe su quattro, nellla seconda frazione nonostante avessi tenuto duro ho dovuto arrendermi sull’ultima salita. L’obiettivo per il futuro è di diventare più resistente perché certe pendenze non mi siano più letali».

Hai definito entrambi i successi due vittorie di squadra.
«Lo sono. Chi ha seguito la gara ha visto che senza l’impegno delle mie compagne non sarei riuscita a portarmi a casa né la prima né l’ultima tappa. Tutte le ragazze in maglia Lidl Trek si so­no mosse benissimo, dirette in am­miraglia da Ina-Yoko Teutenberg. Hanno annullato fughe, scandito un buon passo in salita, rintuzzato at­tacchi e Yaya (Ilaria Sanguineti, che la pilotava in volata già ai tempi della Valcar, ndr) ha gestito il finale come solo lei sa fare, portandomi sempre al posto giusto al momento giusto. Con una squadra così è più semplice centrare il risultato pieno. Quando vedo le mie compagne lavorare duramente, sento sempre la pressione positiva di coronare i loro sforzi. Non c’è niente di più bello che portare a termine un grande lavoro di squadra».

Quanto è importante vincere dopo una stagione travagliata come quella da cui arrivavi?
«Chiaramente è una grande soddisfazione iniziare la stagione in questo modo. Vincere alla prima gara dell’anno rilascia una forte iniezione di fiducia, lo so bene perché così è andata negli ultimi tre anni. Conta molto an­che come è arrivato il successo, la prestazione che c’è dietro. È la conferma che il lavoro svolto è stato buono. Dall’infortunio del 2023 fisicamente mi sono ripresa appieno, un paio di settimana fa ho sistemato l’ultimo dente danneggiato. Psicologicamente un po’ di paura mi è rimasta, soprattutto in cer­te circostanze di gara, ma in generale sono una che guarda più avanti che indietro».

Il primo pensiero dopo la prima vittoria?
«Mi sono goduta la sensazione di ta­gliare il traguardo con le braccia alzate, è speciale e non ci riuscivo da un po’. La vittoria colta a settembre nella pri­ma tappa del Simac Ladies Tour mi ave­va rassicurata sull’essere tornata com­petitiva, ma fu una questione di millimetri. Dopo la comprensibile euforia del momento, soprattutto in una corsa a tappe, cerco di archiviare velocemente ciò che è successo e di tornare concentrata. Funziono così, sia quando succede qualcosa di bello che quando c’è qualcosa di brutto».

A Valencia erano presenti anche i tuoi genitori.
«Sì, mamma Silvia e papà Sergio sono dei veri appassionati (entrambi hanno la tessera da direttori sportivi di terzo livello e nelle categorie minori hanno seguito direttamente la crescita della figlia, ndr) e vengono spesso alle mie corse. Sono fondamentali nella mia vita e se sono arrivata a questi livelli nel ciclismo è soprattutto grazie a loro. Vederli alla partenza e all’arrivo delle tappe, ma anche in cima alla salita più dura nella terza frazione quando stavo soffrendo è stato bello».

La tua prima vittoria del 2024 è arrivata il giorno di San Faustino, ma il giorno prima (a distanza) avrai festeggiato San Valentino con il “tuo” Davide Plebani.
«Stiamo insieme dal 2019 e, essendo lui stesso un corridore, riusciamo a capirci e supportarci al meglio. L’ho detto per i miei genitori e vale la stessa cosa per Davide, senza di lui non sarei qua. È fondamentale nella mia vita pri­ma che per l’Elisa ciclista. Ora sta fa­cendo esperienza nel mondo del pa­raciclismo come guida nei tandem con atleti non vedenti e sta studiando per il brevetto da pilota. Se volo con lui? Cer­to, mi fido ciecamente».

Il tuo programma ora cosa prevede?
«Le classiche di primavera. Mi divertono molto e con la squadra strutturata che abbiamo quest’anno potremo toglierci delle belle soddisfazioni. Tra tutte le grandi corse che ci aspettano prediligo il Trofeo Binda (che ha vinto alla grande il 17 marzo, ndr), la Gent-Wevelgem (dove è arrivata seconda il 24 marzo battuta al fotofinish da Lorena Wiebes, ndr) e il Giro delle Fiandre (che affronterà domenica 31, ndr). Sarà un’annata ricca e super impegnativa, ho ripreso con tranquillità perché dopo la caduta di maggio lo scorso anno ho avuto poco tempo di allenarmi. Ho ri­preso con il Tour de France Femmes e ho corso tanto a fine stagione senza aver costruito una forma solida. L’obiettivo dell’inverno è stato proprio ripartire dalle basi perse per lo stop forzato, trascorrendo ore in sella, svolgendo tanta palestra e lavori di forza, anche in pista. È fondamentale avere un fisico forte per poi rendere anche in bicicletta».

A proposito di Trofeo Binda, hai partecipato al Gran Galà del 50° anniversario che ha riunito a Cittiglio le vincitrici delle passate edizioni e hai pronunciato belle parole per le pioniere del ciclismo femminile.
«È stata una serata fantastica, Mario Mi­nervino e i suoi collaboratori hanno avuto l’idea brillante di riunire tutte le vincitrici. Con la mia compagna di squadra Elisa Longo Borghini davanti a queste donne in rappresentanza di varie generazioni abbiamo provato una grande ammirazione. Loro ci hanno spianato la strada, il percorso di crescita del nostro movimento non è di certo finito, noi continuiamo a lottare per una vera parità di genere, ma con le loro battaglie ci hanno portato già a un buon punto. La Lidl Trek è stata una delle prime formazioni a credere tanto nel ciclismo femminile, a volere l’uguaglianza tra i sessi. Sono felice di far parte di una squadra con questi valori».

Dopo i Campionati Europei in cui hai colto l’oro nell’inseguimento a squadre con Martina Fidanza, Vittoria Guaz­zi­ni, Letizia Paternoster e il bronzo nella Madison con Guazzini, quando ti rivedremo in pista?
«Parteciperò all’ultima tappa di Coppa del mondo a Milton, in Canada, a metà aprile per portare a casa i punti necessari per assicurarci la qualifica olimpica. La sfida continentale è andata me­glio del previsto, a inizio gennaio af­frontare certi sforzi è davvero impegnativo, ma era importante correre in­sieme e affinare i meccanismi. Non so­lo siamo sopravvissute, ma abbiamo portato a casa il miglior risultato possibile. Siamo soddisfatte e fiduciose del per­corso che ci porterà ai Giochi Olim­pici di Parigi. Di Tokyo non ho un bel ricordo, caddi nella prova di Scrat­ch dell’Omnium e poi nella Ma­dison, ma anche l’avvicinamento era stato difficile e una volta in Giappone la presenza del covid non ha reso le cose semplici. Speriamo in Francia di sfatare questo rapporto complicato con i cinque cerchi. Con il CT Marco Villa abbiamo messo giù un bel programma. Se devo sognare davvero in grande mi piacerebbe far parte del quartetto e partecipare alla Madison, inseguimento a squadre e americana sono le mie due specialità preferite, e magari all’Om­nium. A dirla tutta sono curiosa anche di vedere il percorso della strada, in fondo al cassetto dei sogni c’è anche la prova in linea».

Tra strada e pista le ambizioni sono tante, bisogna rinunciare a qualcosa?
«Per forza. In vista di un anno così im­portante ho messo in pausa l’università ma solo temporaneamente, non ho al­cuna intenzione di abbandonarla. Dopo la laurea conseguita a marzo 2023 in Lettere moderne e contemporanee all’Università di Torino ho deciso di prendermi un anno sabbatico dallo studio. La stagione sarà impegnativa e la magistrale è rimandata ma mi sto già guardando intorno, mi ispirano le fa­coltà nell’ambito della Comunica­zio­ne. Proseguirò di sicuro gli studi umanistici, a settembre mi iscriverò nuovamente all’università per conquistare una seconda laurea. Studio e sport si aiutano a vicenda, mi stimolano entrambe le attività. I miei passatempi preferiti restano leggere libri e risolvere la settimana enigmistica. Sul mio comodino in questo periodo c’è il libro di Gramel­lini C’era una volta adesso».

Da grande hai detto che vorresti diventare giornalista, allora decidi tu attacco e chiusura di questa intervista.
«Potremmo iniziare dicendo “Balsamo ha battuto un colpo” e che, visto che ci stiamo avvicinando a un periodo im­portantissimo, speriamo l’inizio sia ben augurante. La voglia di ri­scatto e la determinazione non mi mancano, spero di avere più fortuna di un anno fa. Per concludere, la primavera è il tempo giusto in cui raccogliere i frutti».

da tuttoBICI di marzo

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