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PELLIZZARI & PIGANZOLI, IL CICLISMO ITALIANO SPERA NELLE "DUE P"
di Giulia De Maio | 29/02/2024 | 08:20

Sono i due volti nuovi del ci­clismo italiano per le corse a tappe e quest’anno per la prima volta disputeranno al Giro d’Italia. «È prematuro di­re se saranno in grado di seguire le orme dell’ultimo corridore nostrano capace di conquistare sia la maglia rosa che di trionfare al Tour de France e alla Vuelta a Espana, ma sono tra i giovani che più ricordano quel Vincenzo Nibali che tanto manca in gruppo. Stiamo parlando di Giulio Pel­lizzari e Davide Piganzoli che un anno fa in maglia azzurra sono finiti sul po­dio finale del Tour de l’Avenir, la Grande Boucle degli Under 23 che ha l’abitudine di lanciare campioni (in tem­pi recenti l’hanno vinta Pogacar e Bernal, in passato Felice Gimondi), rispettivamente 2° e 3° dietro ad Isaac Del Toro. Il talento messicano a 20 anni è sbarcato nel World Tour con la UAE Emirates e ha già vinto una tappa al Tour Down Under, i nostri non an­co­ra ma hanno intenzione di seguirlo a ruota.

Giulio è nato a San Severino Mar­che (Macerata) il 21 novembre 2003 e, oltre ad aver vinto la tappa conclusiva dell’Avenir, l’anno scorso ha colto un incoraggiante terzo posto nel­la quarta tappa del Tour of the Alps. È uno scalatore non privo di un certo spunto veloce, fa parte del gruppo della famiglia Reverberi abituato a far crescere talenti, Ciccone e Colbrelli sono solo due tra gli ultimi esempi, e ha iniziato il 2024 al Tour of Antalya l’8 febbraio.

Davide Piganzoli ha visto la luce a Mor­begno (Sondrio) l’8 novembre 2002 e promette altrettanto bene, non a caso hanno scommesso su di lui un certo Alberto Contador e Ivan Basso. Non è uno scalatore puro, ma il prototipo del corridore moderno, che va for­te in salita e si difende bene a cronometro, molto regolare e con ottime doti di recupero. Ha attaccato il primo nu­mero alla schiena dell’anno il mese scorso al Gran Premio Castellón, 24°, poi ha vinto la tappa regina e la classifica finale del Tour of Antalya.

Dopo una stagione in cui si sono divisi tra il calendario Under 23 e quello dei professionisti, VF Group - Bardiani CSF - Faizanè e Polti Kometa sono pronte a dare loro spazio tra i grandi. Nella speranza di veder lottare Pelli e Piga con i coetanei stranieri che stanno rendendo il ciclismo internazionale una sfida avvincente tra baby fenomeni, li abbiamo messi allo specchio in una in­tervista doppia che ci permette di presentarveli al meglio e rivelare un’amicizia vera tra due ragazzi davvero in gamba.

Tre aggettivi per descrivervi?
Pelli: «Testardo, solare, scherzoso».
Piga: «Generoso, serio, vivace».

Dove vivete?
Pelli: «A Camerino e non ho alcuna in­tenzione di andarmene dalle Mar­che».
Piga: «Da poco a San Marino, ma quan­do posso torno volentieri in Val­tellina».

Con chi?
Pelli: «Mamma Francesca, maestra; papà Achille, poliziotto; i miei due fratelli maggiori Gabriele e Giorgia, che hanno 24 e 23 anni».
Piga: «Io ho lasciato da poco il nido di Morbegno, dove restano papà Enzo che prima possedeva un distributore di benzina e ora ha un negozio di bici e mamma Cristina che lavora in posta. Anche io ho due fratelli: una sorella più grande, Alice, che ha 25 anni e un fratello più piccolo, Gabriele, che ne ha 12».

Fidanzati?
Pelli: «Sì, con Andrea (figlia di Ste­fano Casagranda, professionista dal 1996 al 2004 in maglia Mg Boys, Riso Scotti, Amica Chips, Alessio e Saeco, ndr) che corre per la BePink. Ci siamo conosciuti in una vacanza tra ciclisti in Egit­to poco più di un anno fa».
Piga: «Io festeggerò San Valentino con Margherita. Anche lei è una tipa sportiva, non pedala ma scia. È dell’Aprica quindi ci vediamo poco, ma quando passo a trovare i miei una tap­pa da lei non manca mai e quando può mi raggiunge lei».

Chi vi ha trasmesso la passione per il ciclismo?
Pelli: «Papà, da buon veneto (trasferitosi nelle Marche per amore), pedalava. Ha corso da allievo e junior. Io giocavo a calcio come attaccante, poi a 7 anni ho smesso e insieme a mio fratello Gabriele siamo passati al ciclismo con la maglia del Velo Club Montecassia­no. Io copiavo tutto quello che faceva lui. E siccome lui aveva deciso di andare in bici, allora ci sono voluto andare anche io. La prima corsa da G2 in sella ad una piccola Atala rossa. Fu il regalo per il mio ottavo compleanno e ce l’ho ancora. Un ricordo degli inizi? Cadevo sempre».
Piga: «Se non fosse stato per i nostri papà avremmo potuto essere due bomber (scherza, ndr). Da piccolo anche io giocavo a calcio e a basket perché era­no gli sport più popolari tra i miei ami­ci. Con la bici ho iniziato a 8-9 anni, per gioco. In sella mi sono subito di­vertito, anche se non arrivavano chissà quali risultati perché nel mio paese c’era una bella squadretta affiatata, il Pedale Morbegnese. La prima gara l’ho disputata a Dervio, era la più vicina a casa, da G4 in sella ad una Vicini blu. Un giro passavo in testa e uno ultimo, cercando di ascoltare l’allenatore che mi ripeteva “stai dietro”. Ero emozionato, andavo davanti pensando che ad ogni tornata ci fosse l’arrivo, alla fine chiusi ultimo o penultimo, stanchissimo. Insomma non avevo problemi di equilibrio come Giulio, ma grandi margini di miglioramento sulla gestione delle forze sì».

La bicicletta è...?
Pelli: «Libertà e passione. Dal punto di vista meccanico non ci metto mano, a dirla tutta non saprei neanche cambiare una camera d’aria».
Piga: «Questo è grave! Io mi affido ai nostri bravi meccanici, ma so tornare a casa se buco e so svolgere la manutenzione di base grazie agli insegnamenti di papà. La bici è da sempre il mezzo mi­gliore per sfogarmi, anche ora che rappresenta il mio strumento di lavoro».

Le vostre squadre quest’anno hanno un nuovo main sponsor, come ve la cavate con i loro prodotti?
Pelli: «VF Group si occupa di montaggi e automazioni industriali. Io di meccanica e apparati elettrici so zero. Sono diplomato geometra, ma è meglio che pedali... È una delle poche cose in cui sono bravo».
Piga: «Essendo andato a vivere da solo, sono obbligato a sbrigare le faccende domestiche, quindi Vaporetto e gli altri elettrodomestici Polti mi sono utilissimi. Per quanto riguarda gli stu­di, io sono perito elettronico».

Che obiettivi vi siete posti per questa stagione?
Pelli: «Voglio mettermi in luce nelle gare coi professionisti, farmi vedere».
Piga: «Crescere e cercare di raccogliere i migliori risultati nelle gare più importanti».

Entrambi i vostri team hanno ottenuto la wild card per il Giro d’Italia.
Pelli: «Se mi guadagnerò la partecipazione sarà un sogno che si avvera. L’ho sempre seguito, sia dal vivo che in tv. Essere al via di Venaria Reale è un bell’obiettivo. Di momenti indimenticabili della corsa rosa ne ricordo diversi. Uno in particolare mi aveva fatto impazzire: l’impresa di Chris Froome quando ribaltò il Giro 2018 con quella fuga partita a 80 chilometri dall’arrivo sul Colle delle Finestre».
Piga: «Mi sono appassionato a questo sport proprio vedendo il Giro quindi sarà un grande onore se la squadra riterrà di schierarmi alla partenza del 4 maggio. Morbegno è stata spesso sede di tappa, con la scuola da bambino an­davo a vedere i passaggi, con famiglia e amici ho ammirato i girini sulle salite mitiche vicino casa. Che emozione ve­derli dare battaglia su Gavia, Mor­tirolo, Stelvio e verso i Laghi di Can­ca­no. Ogni volta che entro in Apri­ca e passo sotto l’arco in cui sono scritti gli ultimi vincitori mando una foto a Ivan (il manager Basso, ndr) dicendogli: sei sempre qui anche te».

In cambio di una vittoria di tappa a cosa sareste disposti a rinunciare?
Pelli: «A un mese di gelato! In generale il sacrificio che mi pesa di più è stare tanto lontano da casa e quest’anno succederà come non mai, visto il programma stilato. Dopo l’avvio di stagione in Turchia, disputerò il Trofeo Laigue­glia, la Coppi & Bartali, il Tour of the Alps, quindi andrò in altura, probabilmente sull’Etna».
Piga: «Io ad un’ipotesi del genere sinceramente non ci penso. Una vittoria così di peso la vedo ancora molto lontana ma sono consapevole che con il duro lavoro e un pizzico di fortuna, se continuo a fare le cose fatte bene prima o poi ci potrei arrivare. Io dopo la Vuelta Valenciana, incrocerò Giulio ad Antalya, poi proseguirò con Gran Ca­mi­no, Laigueglia, Tirreno-Adriatico e salirò sul Teide».

Passioni extraciclistiche?
Pelli: «Amo uscire con gli amici e stare in famiglia, giocare a carte, so­prattutto a burraco. Non sono un fan di film e serie tv, non guardo la televisione. Ascol­to volentieri la musica, di che genere dipende dal mood del mo­mento».
Piga: «A me piace tanto camminare in montagna e fare escursioni, leggere, guardare film e serie tv. Nelle mie cuffie la musica non manca mai, soprattutto le hit estive dalle melodie orecchiabili».

Se poteste invitare a cena un personaggio famoso, chi scegliereste?
Pelli: «Valentino Rossi perché è marchigiano come me. Gli proporrei di andare a mangiare una pizza. Di solito io opto per la Bell’Italia: base rossa con mozzarella, pomodorini e basilico».
Piga: «Io uscirei volentieri con Vin Diesel perché è il mio attore preferito, mi piacciono i film d’azione e i suoi in particolare, anche se sono delle “americanate”. Sono certo gli piacerebbero i pizzoccheri, piatto tipico della mia ter­ra».

Il primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di andare a dormire?
Pelli: «Quando mi sveglio mi peso, ormai la bilancia è una fissa. Prima di coricarmi metto la sveglia. Mi piace tanto dormire, per fortuna nel ciclismo il riposo è importante (sorride, ndr)».
Piga: «Io scrivo il Buongiorno e la Buo­nanotte alla morosa. Dopo un an­no e mezzo ho imparato che per il buon funzionamento della coppia è importante».

Il vostro idolo?
Pelli: «Tadej Pogacar, semplicemente per il suo modo di fare e di essere. È genuino. Alla festa dei nostri procuratori, i fratelli Carera, gli ho chiesto di posare per una foto insieme e ci ho scambiato due parole, non di più perché la sua disponibilità mi ha lasciato a bocca aperta. Al di fuori del ciclismo mi sto appassionando al tennis grazie a Jannik Sinner, come gran parte d’I­ta­lia».
Piga: «Io i miei campioni di riferimento ho la fortuna di averli in squadra. Con Ivan ho un gran rapporto e l’ho sempre ammirato, di Alberto ricordo il numero alla sua ultima Vuelta, alla penultima tappa vinse all’Angliru e poi sparò il suo classico gesto della pi­stola. Sono in buone mani, non ho dub­bi. Un segno di esultanza come quello del Pistolero? Ci devo pensare».

Il ciclismo italiano attende con impazienza un nome per i grandi giri e spesso vengono fatti i vostri. Questo come vi fa sentire?
Pelli: «Lo vivo come uno stimolo, se ripetono i nostri nomi è perché qualcosa di buono lo stiamo facendo».
Piga: «Io sono tranquillo, siamo giovani e abbiamo tempo per crescere. Ringrazio chi dice che diventerò un campione e mi limito a fare del mio meglio, convinto che alla fine il lavoro pagherà».

Il sogno nel cassetto?
Pelli: «Vincere il Tour de France. Qualcosa di tranquillo e semplice...».
Piga: «Anche io, come penso tutti coloro che puntano ai grandi giri».

Cosa pensate dell’altro?
Pelli: «Davide è un ragazzo solare co­me me, mi trovo bene con lui, è di­vertente e molto spiritoso. L’anno scorso abbiamo trascorso 25 giorni in ritiro a Se­strie­re in camera assieme e sono vo­lati. Anche quando in bici ci aspettavano 5-6 ore passavano via veloci tra una battuta e uno scherzo».
Piga: «Confermo. Giulio è un ragazzo simpaticissimo ed è molto disponibile. Sono un suo tifoso, nel senso che mi piace come corre e attacca senza pau­ra. Un po’ gli invidio questa caratteristica perché io rispetto a lui sono più timoroso, cerco di tenere le energie per dopo. Lui non si fa problemi, non fa troppi calcoli e questo sono sicuro lo porterà lontano».

Chi farà più strada tra voi due?
Pelli: «Speriamo tutti e due! Pen­sa­vo che il suo so­gno fosse vincere il Gi­ro quindi glielo auguro come auguro a me stesso di arrivare sul tetto del Tour. E poi l’anno dopo potremmo invertirci. Non sarebbe male, no?».
Piga: «Dove dobbiamo firmare? (scher­za, ndr). Con Giulio ci sentiamo spesso e sa come la penso: tante persone credono in noi e non possiamo sprecare le occasioni che ci si presenteranno. Da amico e compagno di gruppo gli dico: per le nostre qualità l’Italia crede in noi, aspetta proprio noi, dobbiamo impegnarci al cento per cento, poi quello che verrà verrà».

da tuttoBICI di febbraio

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