La si vede sfrecciare tra le vie di Milano con un pacco infilato nello zaino e la si scambia per un fattorino della smart economy. In realtà Emma Missale, milanese, dallo scorso fine settimana è la campionessa mondiale di bike messenger, dopo aver conquistato il titolo nella 27esima edizione dei campionati che si sono svolti a Giacarta, in Indonesia.
Ventunenne, studentessa di Urbanistica al Politecnico, tre mattine a settimana lavora come bike messenger per Ubm. Perché prima che uno “sport”, l’“urban bike messenger” è un lavoro.
Che differenza c’è con il food delivering?
«Siamo più tutelati. Per me è un lavoro occasionale, lavoro circa 15 ore settimanali, ma molti miei colleghi sono assunti. Inoltre consegniamo ogni tipo di oggetto o messaggio in città».
Come si svolgono le competizioni?
«A Giacarta la gara era nell’ex area Expo, in altre città si sono tenuti anche in aree urbane. Una settimana prima della gara viene pubblicato l’elenco dei punti di ritiro e dei corrispettivi punti di consegna sulla mappa. L’abilità, oltre alla velocità, sta nella pianificazione del percorso. L’obiettivo è chiudere tutte le consegne nel minor tempo possibile. Ovviamente tenendo conto di una serie di regole, sensi unici, scale, parchi in cui si può andare in bici e quelli da fare a piedi».
Insomma, siete obbligati a rispettare regole che quando lavorate a volte ignorate...
«Un po’ è vero (ride). Ma anche quando lavoriamo il rispetto per i pedoni è assoluto».
Pedala con spirito diverso quando lavora?
«Per lavoro il campo di gara diventa tutta la città è molto più interattivo, perché i compiti arrivano man mano, per telefono. In compenso alle gare ci si rivede con amici della comunità mondiale».
C’è una community?
«Sì, una grande comunità di corrieri in bici e un’associazione che cura la gestione di questi eventi».
Allenamento, lavoro, ma soprattutto divertimento.
«Negli ultimi tre anni ho viaggiato sempre e solo in bicicletta. Per esempio sono andata a Barcellona da Milano e da Helsinki a Riga».
La bici è pericolosa in città?
«No, è la più sicura di tutti. Ad essere pericolosi per i ciclisti sono auto e moto. Se ci fossero più ciclisti si correrebbero meno rischi».
Cosa dice dei monopattini? C’è rivalità sulle strade?
«So che li hanno tolti. Spero tornino, credo andrebbero assimilati alle biciclette. L’unica differenza è la velocità maggiore».
Visti gli studi di Urbanistica, ci sono cose che impara sul campo facendo questo lavoro?
«Moltissime, quando facciamo progetti e studi in università la prima cosa è andare sul campo, conoscere le persone, avere contatto con il luogo: in questo sono molto avvantaggiata. Il lavoro mi ha spinto in zone che altrimenti non avrei mai visto. Ora conosco Milano come le mie mani».
L’errore da non fare?
«Mi è capitato di arrivare al punto di consegna e accorgermi di non aver ritirato il pacco. Ma son sempre riuscita a rimediare senza che il cliente se ne accorgesse».
Quante bici le sono state rubate a Milano?
«Nessuna, solo la ruota anteriore in piazza Leonardo».
da Il Giorno