L’unico rimpianto è che febbraio, si sa, ha qualche giorno in meno. Perché altrimenti la sosta in Marocco sarebbe potuta essere più lunga. Ma poco conta per chi, come Paolo Semeraro, ai margini dell’Atlante e delle piante di argan potrà pedalarci per tutto il mese.
Lui, 53 anni e una vita trascorsa al volante di auto da rally e da strada, in carriera ha vinto 7 campionati Etcs di categoria e 3 Italiani gruppo R di rally. Salvo poi scoprire la matematica delle emozioni più grandi: due ruote in meno, tante soddisfazioni in più. Dal 2006, Semeraro fa da guida a gruppi ristretti di avventurieri del pedale, che decidono di scoprire il deserto marocchino e i segreti delle sue città, da Agadir a Marrakech, fino ai villaggi nascosti dal sole africano che mette in ombra anche gli azzardi dei più temerari.
Semeraro pedala tra scenari differenti, fatti di oceani di sassi e lunghi tappeti di sabbia, soprattutto nella zona che a nord confina con l’Algeria, tra Merzouga e Zagora. Dove si naviga tra le dune e spazi che fanno salpare l’immaginazione. Lì, il deserto è bagnato solo dal sudore di chi si addentra sui sentieri che portano sulla via dell’avventura. Lui è in testa al gruppo di carovane di milanesi e lombardi che fanno da moderni tuareg sui pedali, ai margini del deserto. Attraversando le rotte verso Fort Bou-Jerif, ex fortino della Legione Straniera spalancato sui ciottolati che portano alle spiagge bianche. Che bianche non sono, ma tali appaiono quando vengono illuminate dalla luna, come raccontano gli astronauti che guardano verso il basso.
Semeraro sfida escursioni termiche e altimetriche con il suo Pbs Team, acronimo di Paolo Bettina Semeraro. Con il nome della sorella che ricorda a Paolo un’avventura cambiata nel tempo. «Prima si andava alla ricerca più dell’estremo, oggi chi cerca qualcosa di forte si organizza da sé. Il mio team non mira a grandi numeri, ma si dedica a piccoli gruppi che vogliono scoprire una terra affascinante in bicicletta. Dieci, dodici persone al massimo. Febbraio lo trascorrerò interamente in Marocco, pedalando ai margini delle cascate Imouzzer e la via del miele. Chi viene con me è gente normalissima e l’esperienza è alla portata di tutti. Pedaliamo dai 30 ai 50 chilometri al giorno, cercando di conoscere e capire. La bicicletta ti permette tutto questo».
Stefano Arosio