Approvata il 22 dicembre scorso dal Consiglio Federale, in pochi giorni sulla rete è stata battezzata come «Tassa sul sudore». Di cosa si tratta? Da lunedì 1° gennaio i ciclisti tesserati per un lungo elenco di enti, dovranno pagare una quota di 25 euro alla Federazione se vorranno partecipare a gare di qualsiasi genere.
In cambio riceveranno una “bike card” che non comporta comunque alcuna copertura assicurativa e fornirà una serie di servizi che al momento non sono ancora stati individuati.
La tassa non riguarda i tesserati della Federciclismo né quelli di Uisp e Acsi, che hanno raggiunto un accordo con la Federazione stessa.
«Non è una tassa - ha spiegato sul Corriere il presidente Renato Di Rocco, intervistato da Marco Bonarrigo (CLICCA QUI) - ma una iniziativa politica per combattere chi fa concorrenza sleale con i contributi pubblici. Chi non vuole acquistare la Bike Card abbandoni gli enti e si tesseri direttamente con noi: siamo i più seri».
Sui social, come dicevamo, proteste e ribellioni si stanno moltiplicando da una settimana a questa parte. Di Rocco sostiene di aspettarsi un introito massimo di 80.000 euro, pari alla sottoscrizione di 3.200 “bike card”: da lunedì ne sapremo di più e nel corso delle prossime settimane capiremo se l’iniziativa ha ottenuto il risultato auspicato o se invece ha fatto registrare l’effetto contrario.