Quando l'antico incontra il moderno può generare progetti davvero molto interessanti: la draisina elettrica ne è un chiaro esempio. Da un lato la progenitrice della bicicletta, ancora senza pedali e che, dunque, si deve spingere con le gambe e dall'altro il motore elettrico che apporta un'assistenza allo sforzo. Naturalmente, il telaio è stato mantenuto in legno per non perdere un grammo di fascino antico.
Nata nel 1816 dalla mente dell'aristocratico tedesco Karl Christian Ludwig Drais von Sauerbronn, che di certo si era basato sia sulle idee leonardesche sia su perfezionamenti di modelli precedenti, la draisina era un mezzo di locomozione a propulsione umana in legno con elementi in ferro per rinforzare la struttura. Si basava sull'introduzione della ruota anteriore con possibilità di sterzare a differenza della primordiale bici sviluppata dal conte Mede de Sivrac e chiamata celerifero. Il nome deriva da Drais, che era il diminutivo dell'inventore stesso, in onore della democrazia.
Così come il segway più di recente sarebbe dovuto diventare il mezzo di trasporto cittadino pulito ed economico, ma poi si è trasformato in un divertimento e poco più, anche la draisina doveva offrire un'alternativa low-cost al cavallo, ma non è uscita dal giardinetto dei giovani aristocratici che la usavano come sfizio. Da qui il nomignolo di hobby horse (cavallo da divertimento). Successivamente, grazie al costruttore di carrozze Denis Johnson, la draisina diventò un mezzo sportivo per gare. Ora è un pezzo da museo, ma c'è chi l'ha recuperata in modo molto intrigante, con uno sguardo moderno.
Stiamo parlando del team di sviluppatori informatici della tedesca Saarland University che riportato a nuovi fasti questo mezzo di trasporto ormai vecchio di due secoli, andando a montare un propulsore elettrico che assiste non la pedalata, ma appunto la spinta. Il nome del modello è Draisine 200.0 e si avvale di un motorino da 200 watt, un accelerometro che lavora con un microcomputer Raspberry Pi per mantenere l'equilibrio e una batteria. Monitorando continuamente sensore sulla ruota posteriore e accelerometro - 150 volte al secondo - regola la giusta spinta da erogare, per raggiungere una velocità massima mica male di 25 km/h.
Chissà se raggiungerà mai il commercio?
Diego Barbera
Copyright © TBW