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BICI E CICLISMO: È PASSIONE VERA PER GLI AZZURRI DELLO SCI MATTIA CASSE E GUGLIELMO BOSCA
di Federico Guido | 10/07/2024 | 08:14

La bicicletta è un mezzo di spostamento e allenamento di rara versatilità. La si può utilizzare nei contesti più differenti e può essere sfruttata per gli scopi più disparati da un numero pressoché sterminato di persone. Fra i tanti esempi che possono confermarlo rientrano anche quelli di Mattia Casse e Guglielmo Bosca, azzurri della Nazionale Italiana di Sci Alpino che, in vista della stagione invernale, non si esimono dall’inforcare i propri mezzi targati CBT Italia per mettere assieme durante l’offseason un corposo quantitativo di lavori e chilometri. Il loro impiego delle due ruote tuttavia, in questo caso, va oltre le mere finalità lavorative dato che entrambi, come ci hanno raccontato, non si perdono le grandi corse e, più in generale, hanno coltivato negli anni una forte passione per il mondo del ciclismo. Ecco, dunque, cosa ci hanno detto a riguardo.

Che rapporto avete con la bici e come la usate.

Mattia Casse: «Sicuramente negli ultimi anni il mio rapporto con la bici è cresciuto. Tutto è iniziato da piccolo con mio padre che, oltre a quella per lo sci, mi ha trasmesso anche la passione per le due ruote. Oggi la bici è parte integrante dei miei allenamenti, prediligo uscite brevi, da 50 o 70 km, ma intense, abbastanza veloci e sostenute. È un’attività che mi serve anche per alleggerire le articolazioni che vengono messe sotto pressione sia durante l'anno che quando lavoriamo coi pesi. La bici dunque, oltre che per allenarmi, la uso in parte anche a scopo terapeutico sebbene vi siano sempre dei contro perché alcuni muscoli non vengono usati nel modo corretto».

Guglielmo Bosca: «La bici per me è più uno strumento di lavoro, un mezzo con cui devo far fatica quindi avere un esemplare come quello fornito da CBT Italia che è stupendo e molto efficiente mi aiuta ad essere molto più sereno e rende tutto più piacevole».

Fate anche dei lavori specifici durante le vostre uscite?

C: «Sì ma ho sempre pensato di lavorare quasi meglio sui rulli perché essendo pesante e non uscendo così spesso mi risulta difficile mantenere con costanza certi valori. Lavorando coi watt, possiamo fare degli all out di 20 o 30 secondi seguiti da recupero oppure, sui rulli, lavori impostati su un determinato range di wattaggio. Questo tipo di esercizio trovo venga meglio indoor mentre su strada faccio più fatica anche perché esco sempre con gente che fa 7.000-10.000 km all’anno e con loro mi trovo sempre al gancio quindi non riesco a svolgere chissà quali lavori. Se tuttavia devo fare delle cose un po' più specifiche, in quel caso allora esco da solo un'ora e mezza».

B: «Faccio lavori metabolici. In particolare, all’inizio della stagione, svolgo lavori più incentrati sul piano aerobico, più avanti lavori a intervalli maggiormente rivolti all’anaerobico. A inizio preparazione mi piace molto fare anche qualche giro per puro piacere tra le colline della mia zona, però è soprattutto un mezzo di lavoro che adopero per allenarmi in offseason tant’è che da novembre in poi non la tocco più».

Di solito con chi uscite? In compagnia o da soli?

C: «Esco in compagnia perché trovo sia più bello. Pedalo in particolare con la sezione di Bergamo dello Swatt Club, il gruppo con cui ho fatto anche la 24 Ore di Feltre».

B: «Dipende un po' da dove sono. Quando sono tra le colline esco o da solo o con mio fratello, invece quando siamo in ritiro con la squadra usciamo tutti assieme, ci mettiamo a menare, ci spingiamo l’un l’altro ed è davvero divertente. In compagnia, anche se alla fine devi far fatica alla fine, ogni giro diventa più bello».

Ti capita mai di incrociare o uscire con dei professionisti?

C: «Il mondo del ciclismo lo bazzico. In passato ho pedalato con Pozzato, Trentin, Cattaneo...non con Colbrelli perché purtroppo nel momento in cui ci siamo conosciuti ha avuto il problema al cuore. Ho pedalato anche con Bettiol. Quella volta mi trovavo a Bormio, mentre lui insieme ad altri era a Livigno in ritiro, così un giorno ci siamo beccati in giro. Quando mi sono agganciato, lui andava “piano”, intorno alle 130 pulsazioni, perché stava ancora recuperando da un malanno. Ad ogni modo, arrivati oltre i 2000 metri, io mi sono piantato completamente, lui mi ha recuperato e mi ha fatto ridere perché, mentre io ero al gancio, lui praticamente passeggiando mi ha detto “dura, eh?”. Ovviamente è normale, questo è il loro mestiere, è come se venissero a sciare con me, però a me diverte mettermi in gioco anche se so che vado piano (al massimo mi aspettano)».

B: «In realtà no, non mi è mai successo. Conosco qualche professionista, però in bici capita più che altro di incrociare atleti di altri sport. Un esempio è Tommaso Dotti, lui fa short track, è appassionato di ciclismo e va veramente forte».

Ammirate qualche corridore in particolare o seguite con particolare interesse qualcuno dei campioni che sono oggi in gruppo?

C: «Sono cresciuto con i Cipollini, i Petacchi e i Nibali, mentre in tempi recenti ho seguito tutto quello che ha fatto Sagan ma anche Cavendish. Oggi ci sono i vari Pogacar, Van der Poel, Pidcock, Vingegaard, Bernal che non hanno bisogno di presentazioni».

B: «Mi piace Van Aert perché mi sembra possa fare qualsiasi cosa e mi stimola molto. Forse perché vedo uno che ha un fisico un po' più importante e comunque in salita riesce, ogni tanto, a fare dei lavori pazzeschi e quello mi sorprende davvero tanto. Poi ovviamente è incredibile vedere Pogacar e Vingegaard: la differenza che riescono a fare sugli altri è impressionante, sono pazzeschi».

Vi capita spesso di seguire le gare in televisione?

C: «Le seguo e le ho sempre seguite tutte perché il ciclismo mi piace. Mia moglie magari non è molto contenta quando mi alleno tutta la settimana e poi, piuttosto che andare a fare una passeggiata, sto davanti alla televisione per seguire la Roubaix, il Fiandre, il Giro o il Tour ma vabbè. Quando ero più giovane e stavo a Tarvisio sono andato sullo Zoncolan ed è stato bellissimo: se sarà inserito nel percorso il prossimo anno ho già detto che mi ritaglierò del tempo per andarci. Un’altra bella esperienza l’ho fatta l'anno scorso quando sono andato a commentare una tappa del Giro d’Italia per Eurosport con Riccardo Magrini, Luca Gregorio e Moreno Moser: è stato molto interessante fare la diretta integrale con loro».

B: «Sì, quando ho un po' di tempo, nei pomeriggi che sono a casa, mi piace sintonizzarmi e seguire le gare, Grandi Giri e classiche Monumento soprattutto. Una volta sono andato ad assistere a una tappa dal vivo (era una frazione che arrivava allo Zoncolan) e in quella circostanza ho avuto l'opportunità di seguirla da una macchina: è stato veramente bellissimo perché, quando riesci a vedere dal vivo le gesta dei ciclisti, ti rendi conto per davvero della fatica e dello sforzo che fanno. Ho visto anche la tappa del Giro d'Italia 2019 che arrivava a Courmayeur con la vittoria di Carapaz. A tutto questo poi l’anno scorso ho aggiunto la visione della serie su Netflix del Tour de France: mi ha appassionato molto, l’ho trovata molto ben fatta e mi è piaciuta parecchio».

Il momento più bello, legato al ciclismo e alla bicicletta, che avete vissuto?

C: «Ho scalato lo Stelvio da entrambi i lati italiani, l'Alpe d’Huez (mettendoci una vita e facendo una fatica bestiale), sono stato sullo Zoncolan da giovane...ma su tutti il momento più bello resta quando sono stato sull’ammiraglia della Bardiani al Giro nella tappa che partiva da Lovere. Quella volta in macchina c’erano Donati e un altro direttore sportivo di Bergamo e facendo un bel pezzo con loro mi sono davvero divertito, è stato veramente bello».

B: «Forse il momento più bello è stato durante un viaggio all'Isola d'Elba quando abbiamo fatto un magnifico giro di gruppo in bicicletta. Eravamo fuori stagione, non c'era traffico, era veramente una situazione stupenda. È stato uno di quei momenti in cui dici “che bello andare in bici” e riesci ad apprezzare davvero tanto ciò che stai facendo. Ovviamente, anche quando ti trovi sui passi dolomitici e su quelle strade vivi momenti molto belli».

Quali sono le figure chiave a cui dovete la vostra passione per la bici o comunque il fatto che sappiate andare in bicicletta e tuttora seguiate le corse?

C: «A parte mio padre, alla fine quella per il ciclismo è una passione che ho coltivato personalmente e ho rafforzato utilizzando la bici come mezzo di allenamento».

B: «In realtà non saprei dirlo. Ho un fratello più grande di me di tre anni che, da piccolo, ho sempre cercato di seguire in tutte le attività che faceva e che oggi faccio anch’io per cui credo che anche con la bicicletta sia andata così. All'inizio mi piaceva molto andare in mountain bike, provare lo sterrato e scappare in mezzo alle vigne (che a Canelli, in provincia di Asti, non mancano), poi tutto è virato più verso la bici da strada. A casa, tuttavia, oggi ho anche una bici da Enduro che quando posso mi piace usare per fare qualche giro un po' più adrenalinico».

Alla fine con quanti chilometri o quante ore arrivate a fine stagione?

C: «Io farei anche diecimila chilometri l’anno, vivrei in bici, ma non posso. Tempo fa concludevo la stagione attorno ai 3000 chilometri che però erano troppi perché perdevo potenza. Adesso ho cambiato abitudine e arrivo tra i 1000 e i 1500. Più che in termini di chilometri o ore, io ragiono più sui watt che faccio. Più qualità che quantità quindi? Sì, ma c'è anche della quantità, perché per far determinati wattaggi devi comunque essere in grado di stare in sella un po’».

B: «In genere cerco di stare attorno ai 1000-1500 chilometri quindi non la uso tantissimo. Faccio più che altro lavori e giri brevi in modo da non bruciare troppa massa perché per noi è molto importante non diminuire troppo col peso per andar forte in inverno. I giri in cui vado oltre le 2.30h-3h sono più che altro quelli che faccio a inizio stagione per piacere, quando invece comincio a far sul serio (e per questo uso i pedali con il misuratore di potenza integrato) le uscite si aggirano sull'1.30h-1.45h quindi, alla fine, non metto assieme tantissimi chilometri. Una volta pedalavo un po' di più ma mi ero accorto che perdevo un po' troppa massa facendo fatica successivamente a riportarmi sul giusto peso, perciò, ho deciso di accorciare le uscite».

Solitamente quante volte uscite in settimana in questa fase della stagione?

C: «Due, più le eventuali gare».

B: «In genere tra le tre e le quattro volte».

Meglio conquistare una salita storica o fare una discesa pennellata come si deve?

C: «Tutte e due. Perché una gran discesa mi diverte ma anche quando arrivi in cima e dici “ce l'ho fatta” è bello».

B: «Quando conquisti una salita storica provi una grande soddisfazione ma successivamente hai la discesa da affrontare che, secondo me, resta la parte più bella. Sia io che Mattia pesiamo 90 kg, quindi la salita non è proprio l’ideale per noi specie poi se per strada magari incroci dei professionisti, gente che vedi giusto per qualche centinaio di metri prima che se ne vada».

La discesa più bella che avete fatto?

C: «Il Selvino non è mica male ma anche l'Alpe d’Huez e lo Stelvio coi suoi tornanti non sono da meno».

B: «A me piace sempre tanto la discesa dal Colle del Piccolo San Bernardo ma anche la zona delle Dolomiti, e in particolare la discesa dal Passo Sella, è una delle più belle che abbia mai percorso. Adesso poi con i freni a disco posso divertirmi ancora di più in discesa e infatti, se posso dirlo, punto più ai record in discesa che a quelli in salita. Alla fine, noi siamo votati per quello».

Come vi trovate con le bici CBT? Che modelli adoperate?

C: «Uso una Necer 99. Ovviamente è una collaborazione che è nata da poco, l'anno scorso, ma siamo super contenti. Le bici sono fantastiche e all'avanguardia quindi non posso che ringraziare CBT per avermi dato l'opportunità di continuare ad allenarmi in bicicletta. È una fortuna che ci siano queste aziende, a maggior ragione italiane, che credono in noi, in questi sport che non sono blasonati come il calcio o il tennis e in persone che comunque sono delle eccellenze a livello mondiale».

B: «Uso una Necer 99. È veramente una bici stupenda, anche a livello estetico e solo questo di per sé m’invoglia a prenderla e andare a farmi un giro. Devo dire che mi trovo molto bene, mi piace molto, risulta molto leggera in salita e questo aiuta non poco. Poi non avevo ancora avuto una bici col cambio elettronico e devo dire che non è affatto male, la cambiata è molto più semplice».

C'è qualche caratteristica che apprezzate in particolare?

C: «Quello che posso dire è che scorre bene ed è bella silenziosa».

B: «Trovo che comunque, pur essendo molto leggera, assecondi molto bene il terreno, mi sembra che il telaio lavori in modo efficiente e in generale sia molto stabile e questo è sicuramente un plus».

I vostri programmi adesso quali sono? Cosa prevedono? Dove andrete?

C: «I primi di luglio metteremo gli scarponi, capiremo come siamo messi e poi man mano incrementeremo il lavoro fino a volare il 28 agosto in Sud America. Quest'anno sono partito molto più piano e cercherò di mantenere questo trend perché la prima gara è il 7 di dicembre, quindi tra un bel po'».

B: «Dopo qualche giorno di allenamento a casa, a metà luglio tutta la squadra andrà in ritiro a Livigno e lì pedaleremo insieme quindi sarà un momento molto bello. Ci sarà anche Mattia per cui, con la bici uguale, formeremo una sorta di Team CBT Italia».

Obiettivi: Coppa del Mondo, Mondiali?

C: «Sì, gli obiettivi sono quelli, non bisogna girarci intorno. Di sicuro voglio mantenere la continuità che ho avuto di recente, limare qualcosina e provare a trovare quell’acuto in più che l'anno scorso è mancato. Cercherò di stare sempre nel giro dei migliori e così magari, nel giorno giusto, salire di nuovo sul podio».

B: «La scorsa stagione è stata una stagione davvero unica e speciale per me. Sono riuscito a conquistare il mio primo podio in Coppa del Mondo e a chiudere quinto nella classifica di super gigante, un risultato davvero eccezionale. Grazie a questo ora si sono aperti nuovi orizzonti e sono molto motivato nel cercare di agguantare la prima vittoria in Coppa del Mondo. Poi l'anno prossimo ci sono Mondiali, mentre tra due anni le Olimpiadi in casa: quelli sono sicuramente i grandi appuntamenti a cui strizzo l’occhio e in cui spero di riuscire a portare a casa qualcosa di buono».

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