E’ una splendida prima volta in rosa per Filippo Ganna - dominatore della crono di ieri a Palermo - ed è un esordio assoluto quello della città di Alcamo nella particolare geografia delle sedi di tappa del Giro d’Italia.
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La storica cittadina, con circa 45.000 abitanti, è situata in provincia di Trapani, a metà strada circa fra Palermo e appunto Trapani, il capoluogo di provincia. E’ al centro del golfo di Castellamare, sul Mar Tirreno, e sorge, a circa m. 260 s.l.m., alle pendici del complesso calcareo del monte Bonifato che raggiunge i m. 829 d’altitudine dove si estende la riserva naturale Bosco di Alcamo e il Santuario di Maria Santissima dell’Alto. La frazione di Alcamo Marina si affaccia sul mare ed è particolarmente frequentata nel periodo estivo. E’ caratterizzata da dune sabbiose.
Il nome e l’origine di Alcamo si situano alla metà circa del 1100 nel periodo della presenza degli Arabi ai quali, in tempi successivi, si sostituirono i Normanni e quindi gli Svevi.
Il nucleo più antico presenta un ordinato impianto trecentesco caratterizzato da assi ortogonali e regolari isolati. Il corso VI Aprile è l’antica strada imperiale e direttrice storica dell’insediamento, un lungo rettilineo che attraversa il centro. Per gli alcamesi s’identifica con il termine “cassaru”. All’inizio, vicino alla storica Porta d S. Francesco, ci sono l’omonima chiesa con pregevoli statue e, poco distante, la notevole chiesa di San Tommaso con un grande portale a decorazioni geometriche. Altri edifici di specifica valenza sono la Chiesa Madre, ricostruita alla fine del 1600 mentre, in Piazza Ciullo, con caratteristica forma allungata e centro della vita di Alcamo, si presenta la chiesa di S. Oliva che, con altre, rappresentano un patrimonio importante in materia con molte opere d’esponenti della famiglia Gagini, d’origine svizzera ma poi trasferiti a Palermo, maestri di scultura e architettura del rinascimento siciliano.
Fra gli edifici civili si prospetta in primo piano il Castello d’Alcamo, d’epoca medievale, restaurato, appartenuto ai conti di Modica, parti del castello dei Ventimiglia, sulla cima del monte Bonifato e quello di Calatubo, nei pressi di un’antica necropoli del VII secolo a.C. e con la Cuba delle Rose, antica cisterna araba. Diversi sono comunque i motivi di pregio architettonico di Alcamo.
Molteplici sono le tradizionali manifestazioni, sia religiose, sia civili che annualmente si svolgono ad Alcamo. Per l’economia è la viticoltura l’attività economica identificativa di Alcamo con il Bianco Alcamo DOC prodotto nei vigneti con geometria “a spalliera” o “a tendone”, tipici della sua zona di coltivazione, che s’avvale della definizione DOC già dal 1972.
L’allevamento bovino e ovino, la coltivazione dell’ulivo e dei cereali, frumento in particolare, il tipico melone locale a forma ovale con buccia verde e rugosa, l’attività estrattiva di marmo e travertino sono – con il terziario – comparti economici di rilievo, così come l’artigianato del legno, del ferro battuto e della ceramica.
Cielo d’Alcamo, conosciuto anche come Ciullo d’Alcamo, è stato un poeta e drammaturgo che ha proposto la poesia popolare e giullaresca della scuola siciliana fra del XIII^ secolo. E’ nata qui Franca Viola (1948), la prima donna a rifiutare con coraggio la pratica invalsa del matrimonio riparatore.
Subito dopo il via si prospetta la salita verso il centro di Calatafimi, comune che dal 1997 ha assunto la denominazione ufficiale di Calatafimi Segesta, luogo del noto sito archeologico che è all’interno dell’ambito comunale. Si è nella zona del Belice e qui, il 15 maggio 1860, ci fu lo scontro armato fra i Mille di Garibaldi sbarcati a Marsala l’11 maggio, affiancati da volontari locali, e circa 3.000 militari dell’Esercito delle Due Sicilie che aprì ai garibaldini la via di Palermo. Il Sacrario di Pianto Romano, inaugurato nel 1892, conserva le spoglie dei caduti dei due schieramenti contrapposti.
Il sito archeologico di Segesta, compreso nel territorio comunale, sorge sul Monte Barbaro con il tempio greco, in stile dorico di Segesta, un teatro di età ellenistica, in parte scavato nella roccia e altre tracce di un insediamento ellenistico-romano e un borgo medievale.
Altri edifici d’interesse sono la casa-museo Garibaldi, il palazzo Zuaro e la fontana di “Li Cannola”. Sono circa trenta le chiese di Calatafimi Segesta e fra queste si distinguono la Chiesa Madre di San Silvestro e il Santuario di città di Maria Santissima di Giubino, patrona della cittadina dopo San Silvestro. L’attività economica si basa soprattutto su una diversificata agricoltura di vario tipo e iniziative di tipo artigianale.
Discesa e risalita verso Vita, alle pendici del monte Baronia, non lontana anche dall’importante sito di Selinunte, comune colpito dal terribile terremoto della notte fra il 14 e il 15 gennaio 1968 che sconvolse la valle del Belice. Si è nuovamente in discesa passando per Salemi, centro situato nel cuore della valle, con oltre 10.000 abitanti, fra colline coltivate a vigneti e uliveti. L’abitato, incluso fra i Borghi più belli d’Italia, si sviluppa attorno al Castello risalente alla metà dell’anno mille dal cui terrazzo merlato della torre circolare è proposto un vastissimo panorama sulla parte occidentale della Sicilia circostante che arriva fino al mare.
E’ nato qui (1949) Gaetano Rizzuto, giornalista e direttore di vari quotidiani e ora presidente del Consorzio Velodromo di Fiorenzuola con la Sei Giorni delle Rose, oltre a varia attività giovanile.
Si prosegue per Nuova Gibellina, il centro abitato attuale mentre il vecchio, distrutto dal sisma del 1968, è stato trasformato nel Cretto di Burri, un’opera di “land art”, detto anche il “Grande Cretto”, realizzata dal poliedrico Alberto Burri, medico, artista e pittore (Città di Castello 1915-Nizza 1995), apprezzatissimo a livello internazionale, ideatore dell’opera, realizzata fra il 1984 e il 1989 ma terminata nel 2015. E’ una sorte di grande sudario in cemento e altri materiali che ricopre le macerie di Gibellina per fissarne nel tempo la memoria. Nel suo genere è una delle più estese al mondo.
Nuova Gibellina è stata costruita a circa 20 km. dalle macerie della vecchia Gibellina, sorge in contrada Salinella, nell’ambito territoriale del comune di Salemi. Il nuovo insediamento ha fruito del contributo di molti artisti e celebri architetti. L’economia rimane basata principalmente sul settore agricolo, l’artigianato e su una corrente turistica internazionale.
Il tracciato prevede il passaggio per Santa Ninfa, m. 445, GPM di 4^ cat., località ricostruita ex-novo cercando di mantenere le caratteristiche del centro originario, da Partanna, sede di traguardo volante, nota per il Castello Grifeo, la chiesa madre e varie altre costruzione. E’ nota la “cipolla rossa di Partanna”, tipica del territorio. Non si è distanti dalla zona dei templi perché nel territorio sorgeva l’antica città greca di Selinunte, alla foce del Belice, oggi il più esteso parco archeologico d’Europa con i suoi pregiati reperti architettonici.
Oramai in pianura si passa nella provincia di Agrigento percorrendo la s.s. 115 Sud Occidentale Sicula, con la costiera mediterranea a destra, toccando gli svincoli per Menfi, Sciacca, Ribera, Montallegro, Siculiana, Realmonte, Porto Empedocle, nomi che evocano importanti centri posti più a monte, ricchi di storia e d’attrattive varie, in fertile territorio con variegate coltivazioni.
L’altro traguardo volante è a Porto Empedocle, il porto antico di Agrigento fino alla metà del 1800, tributari del suo nome all’omonimo filosofo e politico greco del V secolo a.C., distinta da spettacolari coste e splendide spiagge. Andrea Camilleri è qui nato (1925-Roma 2019) l’ha proposta alla ribalta nelle sue opere come Vigata.
Strada sempre in lieve discesa fino alla grande rotatoria Giunone di Agrigento, nella Valle dei Templi dove inizia il tratto conclusivo che punta sempre all’insù, lungo la via Panoramica, e raggiungere così il viale della Vittoria del capoluogo dove è posto il traguardo solito per questo spettacolare arrivo che nei 5 km. finali ne contempla 4 con pendenza al 5% che si induriscono in quello finale che sfiorano il 10%.
Agrigento, l’antica Akragas greca, fondata nel 580 a.C., è universalmente nota come “Città dei Templi” per i vari templi dorici, una straordinaria ricchezza che ha determinato, nel 1997, l’entrata nel patrimonio mondiale UNESCO.
E’ città di lunga e articolata storia, dapprima l’Akragas greca, poi l’Agrigentum romana, quindi Girgenti durante il periodo arabo e normanno e infine, dal 1927, Agrigento per italianizzarne il nome.
L’impronta urbana riflette le tendenze medievali dell’impianto cittadino disposto sulla collina occidentale rilevabile dalle importanti testimonianze architettoniche del passato e l’espansione verso la fine del 1800. Sono belle e piacevoli le prospettive offerte da piazze, viali ed eleganti edifici. Nella zona bassa, in tempi recenti, è stata registrata una crescita scoordinata di nuova edilizia e insediamenti commerciali.
La Cattedrale, fondata dai Normanni, la chiesa abbaziale di Santo Spirito, il museo archeologico, la Rupe Atenea sono fra i suoi motivi di rilievo. E’ però la Valle dei Templi, nell’antica Akragas, che racchiude il tesoro archeologico e monumentale con il Tempio di Giove Olimpico, quello di Ercole, il santuario di Demetra e Kore, il tempio della Concordia – fra i meglio conservati – e altri siti a richiamare e meravigliare le continue correnti del turismo internazionale.
Nel territorio del capoluogo, sul mar Mediterraneo, sono presenti belle spiagge di varia morfologia e quella di San Leone è la più nota mentre è sempre intensa la correlazione con Porto Empedocle, ora comune autonomo, scalo marittimo importante che fino alla metà del 1800 era nell’abito comunale d’Agrigento.
Luigi Pirandello (1867-Roma 1936), drammaturgo, poeta e scrittore è nato qui e la casa natale, in contrada Kaos, è il museo-biblioteca a lui dedicato. Ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1934.
La corsa rosa ha fissato qui arrivi di tappa nel 1965 e vittoria di Guido Carlesi, nel 1982 successo di Moreno Argentin, poi Bjarne Rijs nel 1993 e nel 2008 Riccardo Riccò. Nel 1999 il Giro d’Italia è partito proprio da Agrigento.
La città ha ospitato anche i mondiali della strada professionisti nel 1994 vinto dal francese Luc Leblanc che precedette di 9” Claudio Chiappucci e bronzo per un altro transalpino, Richard Virenque.
Il finale della frazione prevede una salita di circa 4 chilometri con pendenza media del 5% e punte al 9%, terreno ideale per gli scattisti e per ruote veloci adatti alle classiche.