Possiamo definirlo, senza tema di smentite, una testimonianza, sentita, filiale, quasi un atto d’amore, dovuti da parte di un figlio al padre, padre ciclistico sicuramente, ma non solo crediamo, il libro dove Marco Pastonesi, firma di prestigio del ciclismo e non solo, ricorda la figura di Renzo Zanazzi. “Diavolo di un corridore” è l’azzeccato titolo per descrivere e ripercorrere, come dice il sottotitolo, corse, battaglie e miracoli di Renzo Zanazzi, una persona, un personaggio, un’entità di ciclismo e di vita, scomparso nel gennaio 2014, alla soglia dei novant’anni.
E chi meglio di Marco Pastonesi, aldilà della sua conclamata bravura professionale, poteva cogliere e rappresentare in tutti gli aspetti le molteplici sfaccettature di una personalità forte, sia nella vita, sia nel ciclismo, come quella di Renzo Zanazzi? Non è stato certamente un campione ciclistico (e, dall’aldilà, non borbotti e rimbrotti al riguardo, com’era solito fare, per la definizione che un po' feriva il suo orgoglio) ma è stato, sempre, un uomo vero, un combattente che non si arrendeva mai, una personalità forte nel ciclismo e nella vita. In tutte le fasi della sua esistenza, il ciclismo, la bicicletta, con varie declinazioni e funzioni, sono sempre stati una costante, uno “stile di vita”, sempre in prima fila, sempre sulla breccia e con peculiari capacità organizzative. Corridore con ottime capacità, strada e pista non faceva differenza, dotato di spunto veloce, e veloce anche di testa, il che non guasta mai, ha sempre interpretato il mestiere con approccio grintoso e, talvolta, quest’aggettivo potrebbe essere assai blando. Aveva la grinta tipica di certi cow-boy del cinema, svelti con la pistola, lui era velocissimo con la parola, con una postura e camminata tipiche anche giù di sella, caratteristiche mantenute fino all’ultimo, costantemente impegnato nelle sue quotidiane sfide tipo “OK Corral”, sia in bici, sia giù dalla bici.
Ha pedalato nel ciclismo di Coppi, Bartali, Magni, Koblet (campione che ha ammirato moltissimo e leggendo il libro si scopre anche il perché…) cercando e ritagliandosi uno spazio tutto suo con vittorie di tappa e maglia rosa conquistate al Giro d’Italia. I suoi racconti in proposito uscivano dall’agiografia, dallo scontato e risaputo, ma andavano alla realtà vera da lui constatata, senza troppi giri di parole, in modo franco e diretto, com’era nella sua natura.
La lettura del libro è una piacevolissima, sempre istruttiva, talvolta inedita, rappresentazione del ciclismo, ai vari livelli, di prima e dopo la seconda guerra mondiale che si protrae poi fino ai giorni nostri della “Zanazzi story”, la sua biografia, che coinvolge anche i fratelli Valeriano (detto familiarmente Iano, poi ciclista-riparatore nella bottega di via Solari a Milano) e Mario, entrambi passati al professionismo.
E’ da ricordare Filippo Zanazzi, figlio di Renzo, al quale Marco Pastonesi dedica il libro, scomparso a pochi mesi di distanza dal padre, a soli sessanta anni, che aveva raccolto e continuato il lavoro dello zio nella “bottega-tempietto” della passione popolare per le due ruote di via Solari. L’insorgere della crudele malattia che in breve tempo ha segnato il destino di Filippo, ha probabilmente causato l’inizio della fine anche di papà Renzo che, quasi a volere rimuovere l’angoscia, non ne parlava mai in toni drammatici ma il suo sguardo non era più quello allegro, penetrante di prima, lo velava la tristezza e la preoccupazione con qualche rara ammissione bofonchiata, a mezza voce. Voleva essere un “duro” anche nella terribile prova di un padre di fronte alla malattia fatale del figlio.
E’ di gran classe la prefazione di Aldo Grasso che ha saputo cogliere il senso profondo dello spirito che Marco Pastonesi ha riversato nella sua opera per ricordare un amico di vita e un maestro di pedalate. E Pastonesi, in questo, non è certamente un gregario, il “mio gregario”, come con non celato tono di superiorità biciclettara lo definiva Zanazzi, rimpianto compagno di trent’anni, o giù di lì, di pedalate, di zingarate, comparsate sempre nuove, fresche in varie apparizioni in diversi ambiti, di rimbrotti ciclistici e di grande, vera, amicizia. Talvolta, el Zanass, faceva volare, a manca e dritta, qualche “ma va da via el…..” che, detto da lui, aveva un significato speciale.
E’ di notevole suggestione rievocativa la bella immagine della copertina della pubblicazione con un sorridente Renzo Zanazzi in maglia, con colletto, della Legnano, così come la parte iconografica e illustrativa di Serena Tommasini Degna.
Il libro è pubblicato nella collana “l’Ammiraglia”, tanto per rimanere in tema, dall’Italica edizioni di Bologna (www.italicaedizioni.it – www.facebook.com/italicaedizioni) con una nota dell’editore siglata E.B. (Enrico Brizzi) che rende appieno il senso della pubblicazione, meritevole di lettura.
g.f.