La medesima salita affrontata a inizio gara o nei chilometri finali ha un impatto ben differente. Altro è scalare belli freschi, altro è macinare quella identica pendenza quando hai tanti su e giù già nelle gambe. Se nel percorso del Fiandre metti un Vecchio Kwaremont a 20 o a 60 chilometri dall'arrivo, per esempio, la difficoltà dello stesso cambia.
Questo è un concetto chiaro a chiunque abbia una reale esperienza di ciclismo, non scopriamo nulla. Quello che però ancora "manca" è una quantificazione il più possibile oggettiva di tale concetto. Magari un algoritmo, che consenta di trasporre in numeri la difficoltà di ogni singola salita di un percorso gara. Un modello matematico che, alla lunghezza e alla pendenza riportate comunemente sulle tabelle, aggiunga e ponderi altri fattori.
Oggi c'è uno studioso che punta a colmare tale lacuna. Il suo nome è Giovanni Di Trapani, ricercatore del CNR di Napoli e professore di Statistica Economica con una passione smodata per il mondo della bici. L'uomo giusto per unire numeri e ciclismo. E perché no, aggiornare i sistemi e i metodi finora utilizzati per determinare le difficoltà altimetriche di una corsa. Lui ha elaborato un sistema di coefficienti che "corregge" il valore normalmente attribuito alla difficoltà delle salite, aumentandolo all'avvicinarsi della linea d'arrivo e diminuendolo in prossimità della partenza.
Facciamo l'esempio della prossima classica monumento, la Liegi-Bastogne-Liegi. La Roche-aux-Faucons, ultimo muro della Doyenne, è lunga 1300 metri e ha l'11% di pendenza; la Côte de Stockeau, collocata a quasi 80 km dal traguardo, misura mille metri al 12,1%. Difficoltà sulla carta analoghe, entrambe categorizzate con cinque stellette. Il prof. Di Trapani, invece, attribuisce loro uno "score" diversissimo: 7,32 Stockeau contro addirittura 31,90 Roche-aux-Faucons. E anzi, secondo l'algoritmo, la Côte de Stockeau ha uno score più basso di tutte le asperità successive, compresa la Côte de Desnié che ha la metà della sua pendenza.
Com'è possibile? Questione di collocamento all'interno del percorso, come dicevamo prima e come ci dice Giovanni: «Non ho inventato nulla, ma mi sono reso conto che, più ci si avvicina al traguardo, più acido lattico, stanchezza e nervosismo rendono l'effettiva difficoltà di una salita maggiore rispetto alla percentuale della pendenza. L'esempio per eccellenza è il Poggio: non è uno strappo eccessivamente impegnativo, ma dopo 290 km di pedalate diventa il trampolino di lancio della Sanremo! Coniugando queste considerazioni alla mia propensione matematica, ho individuato un "fattore di correzione" che possa rendere il dato sulle difficoltà altimetriche il più oggettivo possibile. Da statistico, mi "turbano" un po' le valutazioni troppo discrezionali. Quello che faccio, in estrema sintesi, è prendere i dati ineludibili di quote, lunghezze e pendenze, rapportandoli però a coefficienti commisurati alla distanza percorsa. I punteggi e le tabelle che ne conseguono possono essere utilizzati all'interno della singola corsa, per poter prevedere ed elaborare meglio la tattica e decidere come e dove muoversi, ma anche per poter operare confronti più accurati tra diversi percorsi, tappe e gare. Io non miro a distruggere i modelli utilizzati da decenni; semmai voglio arricchirli con metodologia scientifica e trovare le formulazioni meno contestabili possibili, per dare linfa nuova agli appassionati e dignità ancora maggiore allo sport che amiamo.»
La fervida mente ciclo-numerica di Giovanni Di Trapani è sempre al lavoro per evolvere i propri schemi e algoritmi: sono già in gestazione coefficienti basati su startlist e categorie dei corridori, e non solo...