Gatti & Misfatti
Voto "no" alla nuova Sanremo

di Cristiano Gatti

Capisco che ancora dobbiamo metabolizzare le vicende di fine stagione, ma io sento l’impellenza di portarmi avanti. C’è una questione che mi sta troppo a cuore, perchè possa aspettare altro tempo: la Milano-San­re­mo. Tempo fa, come se an­nunciassero un cambio d’abito, gli organizzatori hanno an­nunciato che sarà cambiato il percorso: dentro una salita prima del Poggio, la Pom­pe­ia­na, più lunga e più dura delle Manie. L’obiettivo sin troppo ovvio ed evidente è proclamato con molta convinzione: rendere la corsa più avvincente e più selettiva, mettendo in croce qualche velocista prima del finale.

Quando ho letto questa cosa mi è presa una brutta depressione. Ho cominciato a rimasticare i pensieri più malinconici. Pur­trop­po, devo dirlo senza giri di pa­ro­le, a me il cambiamento sem­bra una boiata pazzesca. Il cambiamento in sé e anche tut­ta la filosofia che ci sta dietro, questa fregola di rendere persino la Sanremo più difficile e meno imprevedibile.

Per inciso, non sono di quelli che chiedono cor­se facili per battere il doping: come dice sempre il direttore Stagi, corse alla portata di tutti inducono tutti a doparsi. In aggiunta, continuo a considerare un percorso du­ro e faticoso l’essenza stessa del ciclismo. Questo per dire che il mio no alla nuova San­re­mo non è ideologico e pregiudiziale, come direbbero a Montecitorio: no, è proprio legato alla corsa in sé e allo stravolgimento in sé.

Voto no alla nuova San­r­emo perché penso che la Sanremo sia un
gio­iello di famiglia. Uno dei po­chi. Uno degli ultimi. È un gioiello perché resta diversa da tutte le altre gare, nella sua noia per lunghe ore lungo la Riviera, per la sua imprevedibilità sul Poggio, per quei dieci minuti inimitabili di ve­ro thrilling che regala dalla ci­ma del Poggio al traguardo. Se­condo la logica tecnica e gri­gia dell’ortodossia è una corsa stupida, fatua, ingiusta. La chiamano terno al lotto. La considerano una follia. Eb­bene, voglio dirlo fino in fondo: tutti questi difetti che le attribuiscono, per me sono i pregi che la rendono unica al mondo. Nessuna come lei. E allora che vogliamo fare, stravolgerla per uniformarla a tutte le altre corse? Ma per scegliere il corridore più completo e più forte abbiamo già tutta una sequela di prove du­re, ciascuna a modo suo, dal Lombardia alla Liegi, dal Fiandre alla Roubaix: davvero non possiamo permetterci una giornata all’anno di stra­ordinaria follia?

Semel in anno licet in­sa­nire, una volta al­l’an­no è lecito impazzire, dicevano gli antichi an­dando al Carnevale. Allo stesso modo noi dovremmo go­derci la stravaganza della San­remo con il massimo gusto, senza menarla troppo con teoremi tecnici, ma assaporando gli attimi iripetibili di un me­nù pazzoide. Nessuno al mon­do può proporre qualcosa di simile: mi chiedo perché noi dobbiamo smussare, mortificare, snaturare, frustrare un pezzo tanto pregiato del no­stro made in Italy sportivo.

Temo di avere anche la risposta a questa do­manda. Temo che alla base di questo accanimento contro la Sanremo - fenomeno che peraltro dura già da qualche anno - ci sia l’appiattimento e la globalizzazione di questa nostra epoca, impegnatissima ad omologare tutto e tutti, chiudendo qualsiasi cosa dentro grigi standard universali, senza più spazio e tolleranza per la diversità, l’originalità, l’eccentricità. Anche nel ciclismo vince il grigiore delle esigenze televisive, degli schemi tecnici, del precotto e del precostituito. Ma davvero è così scandaloso se alla fine vince Cavendish, o Zabel, o Ci­pollini? Davvero è così inaccettabile che la corsa più lunga del mondo proceda mo­notonamente per sette ore e poi si risolva in un fulmineo bagliore finale?

So benissimo che anche questa della Sanremo va ad arricchire il faldone delle mie battaglie per­se. È già molto pesante. Ma non m’importa. Finché è possibile, io mi ribello. A quelli che compatiscono, a quelli che non capiscono, voglio destinare un’ultimissima domanda, un congedo per qualche serena riflessione. Chiedo: se la Sanremo non ha più motivo di sopravvivere, se anche la Sanremo deve diventare una corsa seria e vera, perché Mon­te Carlo si ostina a ospitare la Formula uno tra vetrine e sottoscala, perché Londra si ostina a ospitare il tennis sull’erba di Wimbledon? Mon­te Carlo avrebbe le risorse per farsi un circuito ipermoderno: se non oggi, certo in passato. E certo Londra po­trebbe tranquillamente piazzare sui suoi campi i materiali di ultimissima generazione, per un gioco più veloce e più preciso. Ma perché mai monegaschi e inglesi si ostinano invece a difendere i loro controsensi come patrimonio na­zionale, come valori supremi e intangibili della propria storia? Sono pazzi loro o siamo pazzi noi? Io dico solo questo: quando si vendono i gioielli di famiglia è un momento molto triste. È come non riconoscere più la famiglia. Noi non lo facciamo neppure per bisogno: lo facciamo solamente perché non siamo più in grado di comprenderne il va­lore.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Berk-Composites è un’azienda slovena che in questi anni sei è distinta per la realizzazione di selle innovative e leggerissime costruite sempre sfruttando la fibra di carbonio. Lupina Monocoque Open è una sella in cui la fibra di carbonio diventa del...


Revolution in ordine di tempo è l’ultima novità road prodotta da Northwave e vi anticipo che si tratta di un prodotto davvero dirompente nella sua unicità. Con un prezzo di 224, 99€ non si tratta di un vero medio gamma,...


Le aziende importanti investono ingenti somme in innovazione, ma le più meritevoli di attenzioni hanno intrapreso vie importanti per ridurre l’impatto ambientale dovuto alle loro attività. Maxxis fa la sua parte e diviene più virtuosa nei confronti dell’ambiente grazie all’adozione...


La notizia è di quelle importanti, non ci sono dubbi: l’app MyCampy 3.0 è stata premiata con il prestigioso riconoscimento Red Dot Award Brand&Communication Design 2024! Un premio importantissimo Il prestigioso riconoscimento, assegnato alla app sviluppata in collaborazione con la digital company...


Il fenomeno dei furti limita il vostro desiderio di acquistare una bella bici? Male, oggi esistono diversi dispositivi per rendere sicura la sosta della vostra bici e oltre al classico catenaccio c’è Bike Tracker M.O.R.E. SAFE, il Bike Tracker compatibile...


Ogni ciclista lo sa: la differenza tra una gara al massimo delle possibilità e una giornata difficile in sella può dipendere da dettagli che spesso sfuggono alla nostra attenzione. Non si tratta solo di allenamento o strategia, ma anche di...


ACOL rappresenta il punto d'unione tra la storia del ciclismo e il futuro. Creata da Alex Colnago, nipote del leggendario Ernesto Colnago, e guidata dall'ingegneria coreana all'avanguardia, ACOL porta una nuova visione audace per il design di biciclette di alta qualità....


Wilier l'ha presentata come la bici giusta per vivere ogni avventura, il mezzo giusto per fissare nuove rotte nei luoghi che preferiamo e ovviamente con massima soddisfazione. Diciamolo subito, l’azienda ha creato uno strumento davvero potente. Adlar è la gravel, una...


Selle Italia acquisisce Vittoria Shoes, che da quasi cinquant’anni sviluppa e produce calzature da ciclismo, indossate dai grandi nomi del ciclismo, come Marco Pantani.Giuseppe Bigolin, Presidente Selle Italia: «Allarghiamo il nostro raggio d’azione, come già fatto nel 2016...


Oggigiorno diviene essenziale pensare alla propria incolumità quando si scende in strada a pedalare e l’esperienza ci insegna che le precauzioni non sono mai troppe. Detto questo, se è vero che occorre indossare un buon casco è altrettanto vero che...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024