Editoriale
IL GRANDE CAOS. Prima la Federazione Kazaka di ciclismo, con l’avallo del ministero dello sport e del comitato olimpico nazionale, in un documento ufficiale ha scritto che «non ci sono elementi sufficienti per aprire un procedimento nei confronti di Andrey Kashechkin». Per cui il corridore fermato per una presunta positività riscontrata in un controllo a sorpresa il 1° agosto dello scorso anno, può tornare a correre liberamente.
Poi, l’Unione Ciclistica Internazionale ha seccamente smentito.
È giusto ricordare che Kashechkin aveva denunciato di essere stato sottoposto a controlli con procedura irregolare ma che l’Uci non ha mai fornito alla Federazione Kazaka elementi relativi ai metodi con i quali il controllo stesso era stato effettuato. Il 13 febbraio scorso, in mancanza di una presa di posizione dell’Uci, Kashechkin aveva chiesto alla sua Federazione di poter tornare a correre. Tanto per essere chiari: siamo nel caos più totale.

IL GRANDE FLOP. Il ProTour è sempre più in difficoltà e una nuova testimonianza emerge da una riunione dell’Uci tenutasi la scorsa settimana a Ginevra, al termine della quale i massimi dirigenti mondiali hanno detto che ad oggi solo 9 delle 18 formazioni di ProTour sono sicure di continuare a farne parte anche nel 2009. Le confermate sono Astana, Ag2r-La Mondiale, Caisse d’Epargne, High Road, Lampre, Liquigas, Milram, Saunier Duval e l’attuale Gerolsteiner, che avrà un nuovo sponsor. All’Uci possono dire quello che vogliono, possono anche guardare alla Russia e alla Cina, ma il Pro Tour, così com’è, così come è strutturato è morto e sepolto. Volevano un grande ciclismo, per il momento si devono accontentare solo di un grande flop.

LA GRANDE BUGIA. Dopati e tossicodipendenti. Nel mondo dello sport amatoriale il binomio è sempre più indissolubile, soprattutto a suon di steroidi e cocaina. Questo il mix preferito, a volte sostituito da ormoni della crescita e sonniferi o antidepressivi, per contrastare gli effetti collaterali degli steroidi. Parola di Roberta Pacifici, ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e componente della Commissione nazionale per la lotta al doping, che recentemente ha spiegato: «Ormai è un problema rilevante di sanità pubblica. Se nel mondo dello sport professionistico i ricercatori fanno sempre più fatica a rincorrere nuove sostanze e metodi, nel settore amatoriale troviamo di tutto: epo, ormoni steroidei. Ma il fenomeno che più ci allarma è il binomio doping-tossicodipendenza. Sia perché certe sostanze usate per aumentare le proprie performance danno dipendenza fisica e psichica, sia perché il loro consumo si accompagna sempre più di frequente con droghe vere e proprie». La grande bugia: lo sport fa bene.

LA GRANDE VERGOGNA. E cosa avrebbero detto se la NGC OTC avesse chiuso il Giro d’Italia con soli due corridori? Mi sembra di sentirli i soliti tromboni. Invece è la Gerolsteiner a raggiungere Milano con i soli Sven Krauss e Johannes Frohlinger. Due soli corridori, nessuno peggio di loro. E Angelo Zomegnan, cosa dovrebbe dire?

LA GRANDE SPERANZA. Ne parla su questo numero il nostro professor Gian Paolo Porreca. Nel ciclismo si sta affacciando un nuovo doping, che al momento non lo è: il Viagra. Ci sono studi, ci sono dati, ci sono parametri e dubbi. La grande speranza è che il Tour de France, sempre all’avanguardia in materia, oltre a prendere in mano l’imbarazzante posizione di Valverde (ne parla Gatti sempre al solito posto), sappia anche anticipare i tempi e ponga dei rimedi. Il Viagra non è doping per la Wada, ma lo potrebbe diventare per il Tour, bandendolo dalla propria corsa. Solo così il Tour può pensare e sperare di veder accrescere la propria credibilità. Il Viagra migliora le proprietà erettive, il Tour se non corre ai ripari rischia di ammosciare tutto.

Pier Augusto Stagi
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