«W LE DONNE» E IL FUTURO C'E' ANCHE AL SUD
di Gian Paolo Porreca
E allora mai dire mai, pure a fine mese, pure quando un mondo esangue di ciclismo nel tuo mondo ti consegna al passato. E allora, mai dire mai, quando stai per anticiparti ad aprile la rubrica di maggio, con tanto di onori vari e non vaghi predisposti per Coppi in Campania, se non proprio in Costiera (amalfitana e non ligure..). Coppi for ever, scrivere su uno specchio, già pronti, per non scriversi addosso.
Eppure invece mai dire mai, solleviamoci dalla nostra pigra vocazione da lucertole indolenti all’ombra dell’ultimo sole, c’è futuro inatteso e radioso, una lettura nuova e una scrittura che ne sia sorgiva e giovane, per il ciclismo al Sud. E parliamo della scommessa (vinta) di questo Giro del Mediterraneo in rosa, promosso dal Team Black Panthers di Francesco Vitiello di Torre del Greco e dalla Biesse di Salvatore Belardo, l’appassionato organizzatore di Grumo Nevano che con l’idea del Giro della Campania in rosa ne fu il precursore coraggioso e lodevole.
Il Giro del Mediterraneo in rosa, e già ne avete letto e bene su tuttobiciweb, arriva ad una seconda edizione consecutiva, e traccia un progetto - a noi particolarmente caro - di una Tirreno - Adriatico declinata al femminile, dal 19 al 23 aprile, con le sue cinque giornate di gara, partenza dalla Campania primigenia, le due prime frazioni a Terzigno e a Torre del Greco, e i tre successivi arrivi in Puglia, a Barletta, Castelnuovo della Daunia e a Motta Montecorvino, traguardo finale.
Bene, mai dire mai al futuro, facciamoci un make up di aprile 2024, nel caso nostro personale sarà un maquillage da Gerovital d’antan, e rimettiamo le bici al posto loro. In strada, sulle nostre vie, le auto o gli sberleffi, senza la noblesse obligée del Giro d’Italia, si faranno nuovamente più in là. E spegneranno, senza blaterare, i motori.
Mai dire mai, e ci concediamo la retorica consapevole di un «W le donne», pure rimuovendo a stento il bordo scivoloso del «W le belle donne» caro a Nino Ferrer, e le ringraziamo una volta in più per esserci ed esserci state.
Sia pure, stavolta, per aver dato un puntello energico, uno spunto di ritmo, al nostro smunto ciclismo. Mai dire mai, e pensavamo che il futuro può essere addirittura migliore del passato, pure per noi adusi all’amarcord perpetuo, se c’è una donna di mezzo.
Mai dire mai, ad un ciclismo che si rinnovella, e metti allora una sera lunedì scorso a cena, a Napoli, da «Antonio&Antonio», lungomare Partenope, in fronte al Castello dell’Ovo, la luna piena, con Gianfranco Coppola, il presidente nazionale dell’USSI, l’editore Marco Lo Basso, il promoter Salvatore Belardo, il ct Paolo Sangalli un gentiluomo bergamasco e assoluto che ci sembrava di aver conosciuto da sempre, e Marta Bastianelli, l’ex campionessa del mondo del 2007, una ragazza in fiore scesa di bici tuttora. Una sera di benvenuto, alla vigilia della presentazione appunto del Giro del Mediterraneo in rosa, che si sarebbe svolta l’indomani.
Mai dire mai, al ciclismo ed alle donne, anche a Napoli, giammai.
E la mente nostra che implacabilmente tornava, a quell’arrivo sullo stesso lungomare della prima tappa del Giro della Campania in rosa 2017, la Marcianise - Napoli, con la vittoria in volata di Martina Fidanza, davanti a Letizia Paternoster. Un pomeriggio di fine marzo infrasettimanale, in fondo davvero poca gente ad assistere, e quel borghese cittadino infastidito per il traffico bloccato al massimo per dieci minuti dalla corsa. «Stammo tutti fermi ccà, ce stanno certe femmene ’ncoppa a bicicletta».
Mai dire mai, come è passato talora felicemente il tempo. E fa, ad aprile 2024, soave giustizia di sè.