Gatti & Misfatti

ELOGIO DELLA MODERNITA'

di Cristiano Gatti

Ma che cosa ci sta capitando? Più che altro: ce ne rendiamo bene conto? Oppure osserviamo tutto con freddezza catatonica, una co­sa come un’altra, senza distinguere e pesare, secondo la nuova vi­sione fluida e relativista della vita. Comunque sia, a me pare che viviamo nel bel mezzo di un’iperbolica fase storica, impensabile e impronosticabile soltanto cinque anni fa. Parlo del ciclismo, del grande ciclismo internazionale, di cosa se no.

Sorbole, che inizio di primavera. Ad ogni corsa, fosse anche la più anonima e defilata, arrivano i favolosi cinque (fab-five, dissociandomi dal direttore Stagi che ne ammette sei, comprendendo Roglic, per me concessione troppo generosa, per quanto Roglic sia comunque bravo), arrivano i favolosi cinque (ricapitolando, in ordine di mia preferenza: Pogacar, Vingegaard, Van Der Poel, Van Aert, Eve­ne­poel) e letteralmente saccheggiano il circondario. Poi succede che a Sanremo vinca Philipsen e alla Gand-Wevelgem vinca Pedersen, ci mancherebbe, e meno male: re­sta il fatto che quelli sono comunque sempre lì, anche da battuti, primi dei battuti. Sono i nuovi, insaziabili, voracissimi predatori. Vanno alla Tirreno-Adriatico e si portano via le tappe a chili, van­no in Catalogna e uguale. Tutto questo come antipasto, come assaggio, in attesa delle grandi sfide estive e dei duelli diretti. Ogni volta, a me viene la stessa domanda: ma da quanto non succedeva che un ristretto gruppo di fenomeni si spartisse ogni frattaglia della stagione, considerando che adesso la stagione è pure gonfia e obesa come una balena?

Naturalmente in questo stupore ci gioca molto il confronto. Noi tutti sia­mo reduci da una lunga era in cui i pezzi grossi selezionavano pochi obiettivi e solo a questi dedicavano la propria regale abnegazione. Poi, tanti saluti e arrivederci all’anno prossimo. Quello che am­miravi nelle classiche del Nord non lo rivedevi più, quello del Tour lo vedevi tre settimane a luglio e tanti saluti, quello del Giro lo vedevi a maggio e già a settembre magari faticavi a ricordartelo. Per non parlare del Mon­diale e del Lombardia, cui approdavano solo poche carcasse di delusi, di bocciati, comunque di rimandati agli esami di riparazione: quelli veri, quelli fenomenali, il più delle volte si ritiravano in letargo con debito anticipo.

Figuriamoci allora le corse minori (definizione odiosa, ma all’epoca pura rappresentazione della realtà). Era l’epoca in cui si parlava dei “no­mi di prestigio alla partenza”, per richiamare attenzione e magari una ripresa televisiva, ma mai che si potesse parlare anche dei bei nomi di prestigio all’arrivo. Adesso, invece. Siamo al mondo capovolto. Sono arrivate le giovani generazioni e hanno sbaraccato tutte le tetre abitudini, con esse i sacri dogmi dell’ortodossia più rigida, del tipo “bisogna selezionare gli obiettivi”, “bisogna crescere per gradi”, “bisogna ge­stire l’atleta”, “bisogna centellinare gli sforzi”, “bisogna misurare gli stress”. Ciao, è finita, si cambia vita. È cambiato il mon­do.

E tante grazie, lo sappiamo che anche adesso la stagione va programmata e pesata per bene, col bilancino. Ma resta il fatto che quando i grandi vanno a correre non ci vanno per allenarsi, o per fare del turismo spinto: vanno per vincere, perché a perdere proprio non ci stanno, fosse pure la kermesse di Ceprano. Senza se e senza ma. Senza mezze misure. Non si fan­no prigionieri. Alla Tirreno-Adriatico potrebbero aspettare una tappa, la più indicata, e fare la sporca figura di portarsela a casa, con la classifica finale in allegato. Invece no. Ne vincono tre o quattro, vincono tutte quelle che possono, perché di vincere non si stancano mai. Sembrano tarantolati da un semplice, unico ragionamento: correre per correre, sudare per sudare, tanto vale vincere.

Messa così, è messa co­me una meraviglia. Negli ultimi anni non esiste più gara che non meriti di essere guardata. La corrono sempre come se fosse una finalissima. L’ultima gara della carriera. O la prima. Spettacolo continuo, ordini d’arrivo con tanti quarti di nobiltà, fine delle corse minori. Non esistono più. Esistono solo le corse.

Tutto questo per dire cosa. Per dirne una sola: ai seppiati dentro che vivono del ricordo e del rimpianto, che ancora non riescono a schiodarsi dall'epica del tempo andato, quando tutto era più bello e tutti erano più bravi, a tutti loro dedichiamo questa ondata - questo tsunami - di ciclismo giovane, brillante, coraggioso, spregiudicato, disinibito, folle. E nobilissimo. Grandi firme. Solo grandi firme. Chissà che magari, prima o poi, davvero si riesca finalmente a dire l'impronunciabile e il blasfemo: meglio oggi di ieri.

Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Revolution in ordine di tempo è l’ultima novità road prodotta da Northwave e vi anticipo che si tratta di un prodotto davvero dirompente nella sua unicità. Con un prezzo di 224, 99€ non si tratta di un vero medio gamma,...


Le aziende importanti investono ingenti somme in innovazione, ma le più meritevoli di attenzioni hanno intrapreso vie importanti per ridurre l’impatto ambientale dovuto alle loro attività. Maxxis fa la sua parte e diviene più virtuosa nei confronti dell’ambiente grazie all’adozione...


La notizia è di quelle importanti, non ci sono dubbi: l’app MyCampy 3.0 è stata premiata con il prestigioso riconoscimento Red Dot Award Brand&Communication Design 2024! Un premio importantissimo Il prestigioso riconoscimento, assegnato alla app sviluppata in collaborazione con la digital company...


Il fenomeno dei furti limita il vostro desiderio di acquistare una bella bici? Male, oggi esistono diversi dispositivi per rendere sicura la sosta della vostra bici e oltre al classico catenaccio c’è Bike Tracker M.O.R.E. SAFE, il Bike Tracker compatibile...


Ogni ciclista lo sa: la differenza tra una gara al massimo delle possibilità e una giornata difficile in sella può dipendere da dettagli che spesso sfuggono alla nostra attenzione. Non si tratta solo di allenamento o strategia, ma anche di...


ACOL rappresenta il punto d'unione tra la storia del ciclismo e il futuro. Creata da Alex Colnago, nipote del leggendario Ernesto Colnago, e guidata dall'ingegneria coreana all'avanguardia, ACOL porta una nuova visione audace per il design di biciclette di alta qualità....


Wilier l'ha presentata come la bici giusta per vivere ogni avventura, il mezzo giusto per fissare nuove rotte nei luoghi che preferiamo e ovviamente con massima soddisfazione. Diciamolo subito, l’azienda ha creato uno strumento davvero potente. Adlar è la gravel, una...


Selle Italia acquisisce Vittoria Shoes, che da quasi cinquant’anni sviluppa e produce calzature da ciclismo, indossate dai grandi nomi del ciclismo, come Marco Pantani.Giuseppe Bigolin, Presidente Selle Italia: «Allarghiamo il nostro raggio d’azione, come già fatto nel 2016...


Oggigiorno diviene essenziale pensare alla propria incolumità quando si scende in strada a pedalare e l’esperienza ci insegna che le precauzioni non sono mai troppe. Detto questo, se è vero che occorre indossare un buon casco è altrettanto vero che...


Avete presente cosa accade quando saltano le borracce a causa del manto stradale sconnesso? Elite risolve questo problema con l’innovativo portaborraccia Pria Pavè, uno strumento appositamente creato per assicurare la corretta tenuta alle borracce su strade bianche e pavé.Solo 40...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024