TUTTA COLPA DELLE DONNE
di Cristiano Gatti
Scava scava, gira e rigira, alla fine si arriva sempre allo stesso punto, lo stesso dei gialli: se non è stato il maggiordomo, cercate la femmina. Nell’epoca gloriosa che mette al rogo il sessismo, frontiera soft e ruffiana della misoginia, ecco emergere dal mondo dello sport una curiosa coincidenza di storie emblematiche: Alaphilippe e Berettini, scava scava, gira e rigira, se non vanno più è colpa delle donne.
Non facciamola lunga col notiziario, che travalicando nel gossip è decisamente risaputo dalle masse. Dopo un periodo di buio, di rendimento sotto gli standard personali, ai due campioni viene consegnata la diagnosi: ti credo che non vai più, ti porti sotto il tetto di casa, soprattutto sotto le lenzuola, la tua implacabile malattia, quella compagna rovinosa per la vita d’atleta. Su Alaphilippe (tra parentesi un fuoriclasse che io ho amato tanto, in senso buono) ci pensa il suo datore di lavoro Lefevere a spiegare tutto: troppe feste, troppe distrazioni, ha in testa solo la sua Marion. Quanto a Berrettini, ci pensa l’Italia intera a darsi la spiegazione: non vince più manco il torneo di Centocelle perché la Melissa Satta gli ha prosciugato il cervello.
Ma tu pensa. È così semplice. Cosa stanno a inventarsi preparatori, motivatori, mental-coach, tabelle diete meditazioni orientali, cosa impazziscono le squadre e gli allenatori a cercare una soluzione: tutti soldi buttati, basta che il campione torni single. È quella femmina satanica la spiegazione e la rovina, la spiegazione della rovina. E io che come tanti ero convinto invece del contrario, in nome del famoso credo popolare “accanto a un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Qui nello sport, a quanto pare, vale il contrario: accanto a un atleta in crisi c’è sempre una bella donna. Bisogna dare un taglio netto, girare alla larga, togliersi l’idea fissa dalla testa...
Nel ciclismo è una gloriosa tradizione che ci portiamo dietro, il famoso polpettone Coppi-Damabianca come caposaldo di riferimento. Ma neppure gli altri sport scherzano: se la compagna di tanti campioni è la notte al night, le auto rombanti, la polvere bianca, si fa finta di niente. O comunque si tollera. Ma se c’è di mezzo una donna, non ci sono dubbi: scatta l’Inquisizione e la strega va messa al rogo, arrostita a puntino in nome della serenità e della piena efficienza richieste al campione. Come se questo campione, a dirla tutta, fosse un semideficiente incapace d’intendere e di volere, succube e marionetta della fatalona. Difatti: ciclicamente, gli stessi campioni si vedono costretti a dare spiegazioni che non sarebbero minimamente tenuti a dare, del tipo la mia compagna non c’entra niente. Siamo a questi punti: che un ragazzo debba chiedere scusa per avere una sua vita sentimentale. E la cosa più bella è che nessuno più coglie la vergogna di questo andazzo. Nel terzo millennio, mica nel Medio Evo.
Fantastico Berrettini: annunciando di essere guarito dai malanni, di aver intrapreso il cammino della resurrezione, ci tiene a precisare che Melissa non c’è più, basta, si sono lasciati. Come a dire: sto facendo davvero tutto per bene. Non lascio niente al caso. Di fatto consegnando un jolly in mano ai truci moralisti misogini che da mesi la raccontavano proprio così, Berrettini non va più perché c’è Melissa. Quanto ad Alaphilippe, è intervenuta più lei di lui, con Marion che invita Lefevere a fare il manager e a non entrare nella vita sentimentale del campione.
Ovvio: non è escluso che una donna possa rovinare un uomo. Succede tante volte, succede ovunque. Figuriamoci nello sport. Ma può succedere, non è detto che sia la regola. Non esiste il dogma per cui “atleta innamorato, atleta rovinato”, o almeno atleta rammollito. La storia dello sport, come la storia degli uomini comuni, è piena di esempi contrari, di atleti che trovano in una donna quello che mancava, serenità, sicurezza, benessere, diciamo pure euforia e tanta birra in corpo. Cosa facciamo, anche a questi diciamo che devono assolutamente prendere le distanze dalla femmina, perché la femmina è la madre di tutte le tentazioni e di tutte le rovine?
Alla fine, ci ritroviamo per puro caso a chiudere ogni discorso di questo periodo con le parole migliori, pronunciate non da Seneca o da Nostro Signore, ma da un ragazzino con pochi peli della barba, casualmente campione pure lui, anzi campionissimo. “L’amore fa solo bene all'atleta. Certo bisogna trovare la donna giusta”. Le parole sono queste. Il ragazzino è Sinner.