Da Lille a Terracina, con Marco...
di Gian Paolo Porreca
Siamo tornati a pensare a Pantani, in una torrida domenica di giugno. E ci dicevamo che era francamente bella - e sorprendente - l’iniziativa del Sud Pontino, di Terracina e Fondi, nel ricordarlo con il dedicargli un ponte e una stele, su quelle strade che nei ritiri di inverno per tante stagioni, con la MercatoneUno, aveva imparato a memoria. Ospite, e davvero senza limiti di geografia riamato.
E facevamo prima mente pure al ritorno - troppi ritorni nel testo della nostra vita, per essere credibili? - della Procura di Lille alla ribalta estiva, per le indagini in una nuova vicenda di illegalità sportiva, stavolta legata ad un corrusco onnipotente calcio. Procura di Lille, nuovamente, e che un quarto di secolo fa ne era titolare quel giudice Patrick Keil che mise alla sbarra nel luglio 1998 - con clamorose prove e inequivocabili ragioni - il mondo del ciclismo e la sua deriva farmacologica di primo nome EPO, al Tour in pieno corso di svolgimento.
Era lo scandalo Festina. Virenque, Zülle, Brochard, Moreau, Ullrich, il massaggiatore Willy Voet, il diesse Bernard Roussel, le siringhe a gogo nei frigoportatili, le scoperte a macchia d’olio nel plotone, farmacie nei camper degne di un Ospedale degno, gli olandesi della Tvm e gli spagnoli della Once nel mirino, il dottor Terrados, il dottor Rijckaert, Rodolfo Massi sospettato come pusher, italiani e stranieri altri in fuggi fuggi pavido dalla corsa, prima di poter essere fermati ad una scomoda frontiera... E Cees Priem, un direttore sportivo olandese, tenuto in garde a vue fino a Natale, a rischio di una guerra almeno diplomatica...
Ma quel giudice Keil, si badi e si rifletta just a moment but forever, l’abbiamo raccontato già, per un eccesso irrisolto di protagonismo o per una illusione etica di troppo, avrebbe pagato molto presto la malinconia di una battaglia impopolare. L’universo intero dello sport professionistico, non solo il ciclismo, e la magistratura transalpina per prima, gli avrebbero voltato le spalle. Troppo radicale, si disse. E il giudice Keil, un Robespierre presto ormai ex-magistrato, avrebbe negli anni vertiginosamente perso ruoli, onore, e anche la famiglia: sino a vivere di stenti una morte solitaria, in una stanza di affitto, nel 2009.
E per i lettori di questo giornale che ben ricordano quel Tour - il Tour della vergogna, il 1998, okkkk, ma per noi pur sempre il Tour magico di Marco Pantani -, speriamo che la Procura di Lille, impegnata oggi su un secondo ben più banale problema giuridico, come è lo zampillare degli euro dai calciatori di oggi e non il rischio della salute nei ciclisti di allora, sia memore dello zelo funesto dell’infelice giudice Keil. E persegua una sobria giustizia, senza enfasi, nel caso che coinvolge il presidente del Napoli De Laurentiis e l’acquisto spropositato del suo celebre attaccante Osimhen dalla società del Lille. Consapevole che l’approccio ad un milieu come il calcio del 2022 non salderà mai abbastanza - dal PSG al Napoli, semmai passando per il Lille - la colpa originale, e purtroppo senza rei confessi, di una plusvalenza di enfasi.
Ma questa recidiva inquisizione di Lille, colore forte, questo spirito ridesto sia pure a livelli meno sostenuti di crociata morale nel calcio, ci restituisce più nitida la lezione che Marco Pantani scolpì giusto in noi, prima suoi appassionati cantori e poi rigorosi scrutatori, come una sentenza di umiltà senza equivoci.
Quel Marco Pantani, il Sud Pontino, l’Hotel Fiordaliso di Terracina come buen retiro, era ormai il gennaio 1999, era il Marco dopo Madonna di Campiglio. E riascoltiamo quella intervista al campione disarcionato, e l’ultima nostra domanda: “cosa direbbe, Marco, da campione che è passato dalla gloria alla mortificazione, ad una ragazzina come per esempio nostra figlia Chiara, che delle sue imprese era follemente innamorata?”. «Le direi di farsi spiegare le cose della vita dal padre, che pensa di essere il solo depositario del giusto».
Già. La giustizia non è un fatto personale, da Lille 1998 a Lille 2022, passando per Pantani. Altro che Osimhen. Già.