
CARO CARLO, MEDICO, CICLISTA, PADRE...
di Gian Paolo Porreca
aro amico Carlo,
specialista tu ottimo di medicina generale, sono io già un fortunato collega a poterti scrivere, in questo primo pomeriggio di ultimo luglio. Bello, intuire che ci sei idealmente a leggere.
Caro Carlo, tu medico chirurgo di Varazze, e quanto orgoglio ho sempre notato in ogni tua precisazione in calce, che senso di appartenenza quasi romantica, mica di Roma, mica di Napoli, mica di Milano..., no, di Varazze: ed è come se fosse tutta Italia così unita per il verso giusto. E anche e per di più, tu confratello Carlo - e questo non rappresenti su un giornale amato e un sito specializzato, e forse pure su una rubrica come questa che vorrebbe invitare alla riflessione, una sottrazione di immagine -, anche un ciclista eroico di storia egregia... E che voglia di scrivere “meriggio” invece di pomeriggio, da Napoli, oggi domenica 28 luglio, sul terrazzo, il mare non appartiene ai ciclisti, quante volte lo ho scritto: una volta ci siamo aggrappati pure alle 50 righe per Piotr Ugrumov, era la fine di un Giro pre Pantani, pur di non andare debitamente a mare.
Caro Carlo, che bello allora poter dedicare a te il mio pensiero e la mia gratitudine sodale, semmai anche in queste righe per agosto che non hanno molto sprint - fra poco ce lo diranno altri, di farci più in là, mica Pogacar -, e di certo neanche più un quid plausibile di adrenalina.
Siamo, amico mio, e lo sai, tu che sei un’ancora per me, non un “ancora” stantio, dal tempo della irripetibile conoscenza con Renzo Bardelli a Pistoia, e tanti suoi “Memorial” dedicati all’antidoping primi anni 2000: che figura irripetibile, e che coraggio di vita, Renzo, e che bella, Pistoia la sera. E poi anche dall’epoca degli incontri occasionali, ma mai fittizi, al desco al rancio ai tavoloni di legno spartano delle prime edizioni di autunno, che flash il foulard di Renzo Soldani, a Gaiole in Chianti, della “Eroica” di Giancarlo Brocci. (A farci caso bene, un medico anche lui, come te e me, affinità elettive, non si incontravano mica li’ commercialisti o figure di account business fregiate).
Ma vedi, caro Carlo, non ti scrivo oggi per narrare ancora del mondo tuo e nostro, pure incontrandoci una volta ogni lustro, e ormai credo da quindici anni non più, come per plaudire alla tua NUVI, ad esempio, e ad iniziative che rammento bene, come il recupero in abbigliamento e bici di epoca, della Roma-Napoli-Roma nel 2019. Credo di averlo già fatto, qui, al tempo giusto.
Ma vedi Carlo, oggi ti scrivo e mi congratulo con te, sarà pure una virtuale stretta di mano, per un traguardo diversamente vincente, diversamente emozionante, che in qualche modo ti appartiene in prima persona.
Ho letto infatti, e lo trovo rilievo commovente e unico per un padre, che sarà tua figlia Lorenza a sostituirti come medico di base a Varazze, ora che andrai in pensione per raggiunti limiti di età. Ed è bello in assoluto, oltre il fatto personale, che ci siano giovani che scelgano la Sanità pubblica, fra l’altro, e non le più doviziose strutture accreditate o convenzionate.
Caro Carlo, io credo sia una gioia senza confronto per un padre - e che abbia poi questi la sensibilità precipua del ciclista, e non solo quella innata del medico - che il proprio ruolo lavorativo venga ricoperto per il futuro da una figlia. Mi verrebbe in mente, sentila, e non sarà mai un ascolto in meno, “Un giorno mi dirai” degli Stadio, straordinaria trasfigurazione musicale del rapporto tra un Padre e una Figlia. Capirai qui le iniziali maiuscole.
Averla al proprio posto, una figlia, è come averla al fianco. E lo sarà, in tandem, anche se non si usa più questa metafora neanche per il mondo a te devoto del ciclismo eroico, per tutta la vita. Sarai giovane così per sempre, come il tuo ciclismo senza Gore/tex del passato ridesto, ad ogni sua prescrizione, e ad ogni sua richiesta di consiglio. Meglio il Clopidogrel o i NAO, per una trombosi venosa profonda?
Auguri immensi, allora, caro Carlo, da un genitore come me, forse di te ho qualche anno in più, che per amore fa il tuo stesso lavoro e ha in parallelo carezzato la stessa autentica passione per il ciclismo.(E auguri innanzitutto da quei padri cui manca tanto oggi, non puoi immaginarlo, la telefonata di una figlia).