Moreno Argentin è arrivato a Roma e, accompagnato dall’avvocato Fiorenzo Alessi, ha voluto raccontare la sua versione dei fatti sul perché l’Adriatica-Ionica Race è stata annullata all’ultimo momento. Per dovere di cronaca, dobbiamo ricordare che la gara doveva svolgersi tra Abruzzo, Puglia e Calabria dal 22 al 24 settembre ed è stata annullata alla vigilia della sua partenza, quando le squadre erano già arrivate in Abruzzo.
Argentin è apparso provato e al suo fianco c’era l’inseparabile avvocato Alessi, che da vicino ha seguito tutta la vicenda e che oggi, presso l’hotel del Senato, ha illustrato la propria posizione ricorrendo a una folta documentazione, che di fatto dovrebbe scagionare Moreno Argentin e far ricadere l’intera colpa e responsabilità sulla Federciclismo e la Lega. Tanti i documenti presentati, con fatture pagate, mail e screenshot di conversazioni tramite Whatsapp, dove i protagonisti sono gli stessi che animano l’intera vicenda: Moreno Argentin, organizzatore della corsa, il dottor Marcel Vulpis, responsabile relazioni esterne della Lega, e Cordiano Dagnoni presidente della Federciclismo.
È complicato riportare tutti i documenti messi a disposizione dall’avvocato Fiorenzo Alessi e, per qualunque giudizio o accusa, si rimanda il tutto agli organi preposti: qui ci limiteremo a riportare le dichiarazioni sia dell’avvocato Alessi che di Argentin. Secondo Alessi, tutta la vicenda nascerebbe da Marcel Vulpis, responsabile relazioni esterne della Lega Ciclismo e direttore di Sport Economy, agenzia di stampa che si occupa anche di diritti di immagine. Alessi ha voluto sottolineare che in tutto ciò che è stato dichiarato da Lega Ciclismo e Federazione, ci sarebbero troppe cose non corrispondenti al vero. Argentin ha preferito usare termini più duri, parlando di un vero e proprio complotto contro di lui. Le date sono tante, così come i documenti allegati, ma i fatti più salienti che avrebbero portato all’annullamento della gara sono quelli compresi tra il 13 e il 22 settembre. La gara è stata annullata perché non ha ricevuto le dovute autorizzazioni legate alla sicurezza, in particolare si parla di prefetto e staffetta e di pagamenti non corrisposti alla Polizia a partire dal 2022.
L’avvocato mostra i suoi documenti e parla di una mail del 16 settembre inviata al comandante della polizia stradale Amorosa, in cui si parla degli oneri per la gara relativi al 2022. E non si fa menzione di data ultima per il pagamento del 2023. Per Alessi, quindi, tutto sarebbe stato pagato nelle giuste modalità e l’intento adesso è quello di intraprendere azioni legali che saranno tutte valutate.
Argentin parla di una società sana e attiva, e che tutto andrebbe ricercato nella sua mancanza di adesione alla Lega Ciclismo e a quei diritti televisivi che lui non ha voluto firmare. Con la voce strozzata dalla commozione, Argentin ha tenuto a precisare che la sua società adesso non è più economicamente sana e che a causa di tutto ciò non potrà più organizzare un evento ciclistico importante. «Noi abbiamo tutti subito - ha detto in lacrime Argentin, in particolare riferendosi al figlio e alla nipote e alle regioni che hanno creduto nel progetto -. La polizia era pronta a partire e c’è anche il bonifico pagato per le notti della scorta in hotel. C’è un disegno che sta uscendo in maniera spregiudicata per colpire Moreno Argentin e la corsa. Era una festa che stavano aspettando tutti. C’è stato uno scempio e io chiedo scusa e chiediamo le dimissioni di Cordiano Dagnoni e di Vulpis».
L’ex iridato a Colorado Springs nel 1986 non ha trattenuto le parole, sottolineando di essere stato vittima di un autentico agguato, tanto più che secondo le sue carte nel giugno scorso, durante la riunione del CCP, la sua corsa sarebbe stata tolta dal calendario del 2024, quindi ben prima di quel 27 settembre quando ad Argentin è arrivata la comunicazione ufficiale.
I nomi in ballo sono tanti: tra questi l’avvocato Mauro Sferrazza, Marcel Vulpis, Cordiano Dagnoni e il suo segretario generale Marcello Tolu. Ma si arriva anche a citare Alessandra De Stefano, che quando rivestiva ancora il ruolo di direttrice a Rai Sport avrebbe chiesto un aumento delle ore di produzione per favorire la visibilità dell’Adriatica-Ionica.
In difesa di Argentin sono intervenuti Silvio Martinello, ma anche Renato Di Rocco e Gianni Bugno, che hanno voluto esprimere la propria solidarietà all’ex Campione del mondo. Riguardo al fatto che Moreno Argentin fosse rimasto a casa, senza andare a Corropoli sede di partenza della corsa, quando si svolgevano i fatti più importanti, con squadre arrivate e costrette a ripartire, è voluto intervenire Martinello che era presente sul posto: «Moreno ha sempre cercato di dare un valore aggiunto con disponibilità proprie per valorizzare l’evento. Per tutti i servizi che ho prestato sono sempre stato pagato. C’era un nuovo equilibrio quest’anno e quindi penso ci sia stato un modo inadeguato di portare avanti le cose da parte di chi gestisce il nostro mondo ciclistico. Le tempistiche hanno creato danni inimmaginabili a tutte le persone coinvolte. A Corropoli io c’ero, e c’erano 12 squadre presenti nella città di partenza della prima tappa. Moreno non era presente perché obbligato a risolvere quei problemi che si possono trovare negli atti che oggi sono stati resi pubblici, ma sul campo c’era tutto il personale dell’organizzazione. Io penso che sia doveroso salvare l’evento».
La corsa non potrà essere recuperata e non è stata inserita nel calendario UCI del 2024. Oggi la parola è andata all’organizzatore Moreno Argentin e al suo avvocato Fiorenzo Alessi e si aspetta un intervento delle altre persone coinvolte, compresa la Fedeciclismo e la Lega. Di certo possiamo dire che ancora una volta a perdere è stato il ciclismo italiano, dove le vittime principali sono state le squadre e tutto il personale, che hanno investito tempo e soldi per prendere parte all’Adriatica-Ionica, favorendo la corsa italiana a discapito di altri eventi in Europa. Poi c’è il pubblico e tutti gli appassionati, che speravano di poter andare a bordo strada, per vedere chi avrebbe vinto la corsa e fare il tifo per tutti quei corridori che, di certo, avrebbero onorato la corsa fino all’ultimo metro.