Dal punto di vista psico-fisico, Tao Geoghegan Hart è probabilmente nel miglior momento della sua carriera. Ieri lo aveva già dimostrato, ma oggi, nell’arrivo di Renon della seconda tappa del Tour of the Alps 2023, è arrivata la prova del 9. Un finale gestito con la sicurezza di essere al momento il più forte, tanto che sarà molto difficile riuscire a sfilargli di dosso la maglia verde di leader della classifica generale.
«La squadra è forte, lavora benissimo ed è un piacere avere questi ragazzi al proprio fianco - racconta Geoghegan Hart -. Abbiamo gestito la tappa in maniera molto simile a ieri, muovendoci in maniera intelligente e rientrando sui fuggitivi al momento giusto. È stata sicuramente una bella giornata».
L’inglese ha ammesso di non aver apprezzato troppo il finale all’interno della Ritten Arena, stadio di pattinaggio, pur ribadendo più volte che il TotA rimane una delle sue corse preferite e che questo non rovinerà certo la festa per la sua vittoria. «Adoro questa corsa ma devo ammettere che questo finale non mi è piaciuto, a mio avviso non c’era bisogno di quei 300 metri finali, in cui, alla fine, ho pedalato solo 80 metri. Mi dispiace soprattutto per Felix Gall che è caduto. Si cercano sempre nuove soluzioni, e lo capisco, ma stavolta forse è stato un po’ troppo. Questa rimane comunque una splendida corsa e questo non toglie nulla alla spettacolarità dei percorsi».
Domani è previsto un altro test importante, con un arrivo in salita vero e proprio a Brentonico San Valentino: «Non conosco la salita di domani, non sono uno che guarda molto ai percorsi dei giorni successivi - ha aggiunto Tao -. Per esempio, ieri parlando su FaceTime con mia morosa le ho detto che la tappa di oggi sarebbe stata facile, invece non era per nulla così. Alla Tirreno-Adriatico, nella lunga salita di Sassotetto, non ero rimasto contento della mia prestazione. Vediamo domani come andrà, sono molto curioso».
In conferenza stampa, poi, il vincitore del Giro d’Italia 2020 si è soffermato su tanti argomenti, in primis sul fatto che non ha timore di essere entrato in forma troppo presto in ottica Corsa Rosa: «Credo sia più che altro una questione mentale. Quest’anno mi sono sempre sentito bene, non ho mai avvertito la necessità di dover fare di più, non ho patito stress o quant’altro. E se anche tra 3 settimane sarà così, perché non dovrei essere performante anche al Giro?».
Una considerazione ha voluto farla anche sulle nuove generazioni e loro diverso approccio al ciclismo: «La mia generazione è molto diversa da quella che sta crescendo oggi. Io da junior sono venuto su senza potenziometro, con il mio direttore sportivo di allora Matt Winston, oggi al Team DSM, lavoro sul riuscire ad interpretare meglio le proprie sensazioni. Ma la scienza applicata alla fisiologia mi piace molto, non nascondo che in futuro mi piacerebbe lanciare un programma che possa aiutare i giovani a capire dove devono migliorare e comprendere quale sia il fattore che possa sbloccarli a tirare fuori tutto il loro potenziale».
Infine non poteva mancare una battuta sull’Italia, che tante gioie gli ha regalato in questi ultimi anni. Dal Giro d’Italia alle 4 vittorie di tappa al TotA, passando per il Trofeo Piva e il Giro della Lunigiana: «Dai tifosi, ai panorami, l’Italia è eccezionale, basta guardare fuori dalla finestra. Ho un grande legame col vostro Paese, ho anche una zia italiana, di Pinzolo, qui vicino - continua Tao, che guarda ammirato i paesaggi sudtirolesi -. Inoltre, penso non ci sia ciclismo senza Italia e non c’è Italia senza ciclismo. Parliamo del cuore e della storia di questo sport e come tale spero si stia lavorando per salvaguardarlo. Ma per un ragazzo nato a Londra, gareggiare qui è un sogno».