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LE STORIE DEL FIGIO. GIANCARLO PERINI, CORRIDORE E UOMO TUTTA SOSTANZA
di Giuseppe Figini | 28/02/2023 | 08:10

E’, a suo modo “tutta sostanza”, una figura nota e apprezzata nel mondo del ciclismo quella di Giancarlo Perini, tenace, esemplare, costante interprete dell’importante ruolo dell’uomo d’appoggio in favore dei compagni di squadra, svolto in maniera esemplare nella sua lunga carriera professionistica iniziata nel 1981 e conclusa al termine della stagione 1995.

E’ nato a Carpaneto Piacentino, precisamente in località Costa Nicrosi, il 2 dicembre 1959, comune dove tuttora risiede e opera, zona d’antichi castelli distribuiti nelle varie frazioni e sparsi fra la pianura e le prime ondulazioni appenniniche, in zona di produzione della nota “coppa piacentina”, dei vini il rosso Gutturnio e il bianco Ortrugo, e molto altro ancora.

E’ piacentino, orgoglioso e convinto, appassionato dei luoghi che conosce a palmo a palmo, avendo percorso le strade infinite volte nei suoi allenamenti. Ancora oggi ama recarsi, quale meta preferita, alla cima del passo di Monte Albareto, nel comune di Ferriere, alla non impossibile quota di m. 1260 ma con pendenze sensibili e fondo stradale rugoso, irregolare, impegnativo, per fruire di una magnifica, ampia, vista della sottostante pianura padana e delle montagne che la incorniciano.

Ama anche la pesca nei corsi d’acqua il “Pero” – così definito dai compagni del gruppo professionistico – ma gli impegni di lavoro nel suo avviato e frequentato negozio di biciclette, ovviamente e naturalmente, viene da dire, non gli lasciano molti spazi per coltivare hobby.

All’età di undici anni è già in bicicletta gareggiando nel gruppo sportivo del vicino comune di Cadeo e quindi nel Pedale Arquatese con sede nello splendido borgo di Castell’Arquato, sempre nei dintorni, centro di viva passione ciclistica condivisa con la vicina Fiorenzuola e il suo attivissimo velodromo Attilio Pavesi. A “Castello”, come i locali abbreviano il nome della località, trova un gruppo d’amici e con dirigenti appassionati fra i quali i fratelli Gadolini, Anacleto ed Egidio, classe 1926, tuttora in discreta forma fisica, entrambi ex corridori che con Beppe Silva e diversi altri che poi avrebbero affiancato validamente il concittadino Claudio Santi nell’organizzazione della sempre seguita Sei Giorni delle Rose, un’eccellenza della pista italiana. E qui Giancarlo Perini trascorre cinque anni fra i dilettanti nel Pedale Arquatese Algida, sempre seguito con costanza e discreta passione dai fedeli amici-supporter con i fratelli Gadolini e vari altri appassionati. Mette nel carniere successi in gare di rinomato valore quali la Coppa d’Inverno, il Gran Premio di Carnago, un’attività non ricca di vittorie ma pregevole dal punto di vista della costante qualità di rendimento.

All’inizio del 1981 il piacentino è arruolato nella forte squadra dell’Inoxpran guidata dal sagace Davide Boifava, la formazione bresciana degli appassionati titolari dell’azienda di posateria e pentolame, i fratelli Prandelli. Una squadra che si spendeva anche all’estero, soprattutto al Tour de France, quando gli altri team italiani preferivano gareggiare fra i confini del Bel Paese o in gare, inevitabilmente di non primissimo piano, all’estero. E resta con Boifava anche quando la Carrera, nel 1984, rileva l’Inoxpran e Perini resta nella formazione veronese dei fratelli Tacchella, sempre con Boifava, fino alla conclusione della stagione 1992. Una vita, almeno ciclistica.

E qui, per sommi capi, è da ricordare il suo sempre prezioso lavoro in favore dei capitani che, in cronologico, sono Giovanni Battaglin, Roberto Visentini, l’irlandese Stephen Roche, Claudio Chiappucci per le gare a tappe e il bresciano Guido " Guidone" Bontempi, il "Ciclone", gran cacciatore di tappe che esordì con lui nel 1981. Sono stati molti i corridori di valore con pingue palmarès che hanno usufruito, in varie circostanze, del lavoro “sporco”, oscuro di un duraccio come il Pero, su tutti i terreni, che non ha mai temuto il vento in faccia. Per contro, per la legge del contrappasso, il carniere di Giancarlo Perini, com’è riscontrabile dagli annuari, è assai scarno e presenta due soli successi, uno nella cronosquadre di Berlino al Tour 1987, l’altro, nel 1993, in una tappa del Giro di Puglia quando già vestiva la maglia della veneta ZG Mobili per la quale gareggiò anche nel 1994 per chiudere poi la carriera nel 1995 nella Brescialat. E gli scarsi podi sono comunque e largamente compensati da una straordinaria regolarità di prestazioni e rendimento, nonostante un gravissimo incidente, tre fratture al ginocchio destro, trauma cranico e numerose ferite, quando fu investito da una vettura entrata abusivamente nel percorso in una tappa del Giro della Svizzera 1986.

Il 1992 è stato un po’ il suo anno magico quando, alla bella età ciclistica di trentatré anni, indossa per la prima volta la maglia azzurra per i mondiali di Benidorm, in Spagna. E ripaga la fiducia dello storico C.T. Alfredo Martini che lo vuole in squadra nonostante varie critiche preventive che gli furono mosse per la scelta. E “il Pero”, da quel giorno, divenne il “Duca di Benidorm” per l’eccezionale, straordinario e intelligente lavoro, anche di stimolo psicologico, usando pure fraseologia spinta ma molto incisiva, espressa con la sua parlata piacentina con “r” rotante incorporata, come riportato testualmente nelle testimonianze, per motivare e guidare nello sprint finale Gianni Bugno che ha bissato così la vittoria iridata dell’anno prima a Stoccarda per un’eccezionale doppietta consecutiva con l’iride più prestigiosa. E rivestì l‘azzurro anche l’anno successivo, ai mondiali di Oslo.

E sul finire dello scorso anno Gianni Bugno ha voluto accanto a sé Perini, in una serata d’onore per il monzese organizzata dal Panathlon di Monza e Brianza, presieduto da Federico Gerosa, così come il glorioso Pedale Monzese. E il solitamente laconico Bugno, nell’occasione, è stato esplicitamente loquace e riconoscente nel descrivere i meriti peculari del “Duca di Benidorm” per il suo bis mondiale.

In pratica, senza soluzione di continuità, Perini lascia la bici per il volante di un’ammiraglia ed è dapprima coinvolto, marginalmente, nella sfortunata esperienza, abortita sul nascere, di San Marco Group, poi dal 1997 e fino al 2005, è d.s. alla Brescialat,  alla prima  Liquigas, alla Cage Maglierie e infine alla Tenax, sempre al fianco dell’ex compagno Carrera,  il bresciano Fabio Bordonali.

Intanto, già dal 1991, aveva aperto un negozio di biciclette e articoli sportivi a Carpaneto Piacentino (e non poteva essere altrimenti), con la moglie Antonella, mettendo tutta la sua lunga esperienza pedalata e la sua versatile competenza e ottima manualità, nella Perini Sport, con sede in via Fiume 14, un negozio e collegata officina che riscuote subito ampio gradimento fra gli appassionati del territorio che apprezzano il “Pero” per la sua serietà e volontà di supportare gli appassionati di varie specialità, anche agonistiche, e gli utenti delle due ruote delle semplici bici da viaggio, con vasta gamma di proposte estesa nell’abbigliamento e nella componentistica.

E sono molte le iniziative di vario tipo che porta avanti, soprattutto nel territorio amico, il piacentino, con la moglie Antonella e il figlio Mirko di trentuno anni mentre la figlia Francesca, ventitré primavere, è l’unica a non vivere in prima persona la bicicletta e il ciclismo. La Granfondo Perini, giunta alla 18^ edizione, è un fiore all’occhiello per organizzazione e partecipazione, e nel 2023, è in calendario per domenica 30 aprile.

E’ prodigo di consigli, sia tecnici, sia comportamentali, frutto della sua pluriennale esperienza, che dispensa con la sua abituale cordialità e spontanea disponibilità, proprio come quando “menava” forte nel gruppo, al diavolo ogni velleità di stile, ma esaltando la generosa forza in favore della causa dei compagni e della squadra, suo costante e generoso obiettivo.

 

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