Una scelta in controtendenza, da raccontare perché è comunque una pagina del diario che il ciclismo scrive giorno dopo giorno.
A soli 22 anni il belga Xandres Vervloesem ha deciso di lasciare il ciclismo e il professionismo. Il ragazzo che rivaleggiava con Evenepoel tra gli juniores ha perso l’entusiasmo e le avventure prima nel vivaio del Team DSM e poi per due stagioni tra i prof con la Lotto Soudal non gli hanno dato le emozioni che inseguiva.
«Sin da ragazzo ho pensato solo e soltanto al ciclismo, ho vissuto come un prete perché pensavo che correre mi avrebbe reso felice, ma in realtà non ero felice» ha raccontato Vervloesem a Sporza.
La storia ha un inizio preciso: «Il divertimento ha iniziato a diminuire quando sono arrivato al Team DSM, avevo 18 anni e improvvisamente ho scoperto che essere un ciclista è molto più che andare veloce in bicicletta. I dati e i numeri hanno improvvisamente preso il sopravvento e deciso tutta la mia vita e questo per me è stato un duro colpo».
Una stagione senza acuti, quella con la DSM, che però lo porta a passare professionista nel 2021 con la Lotto Soudal: «Sono caduto subito a Le Samyn e non ho mai superato mentalmente quell’incidente: avevo lavorato duramente per mesi in inverno, ma in quel momento ho capito che tutti i miei sforzi erano stati vani».
Non solo, due settimane più tardi una nuova caduta alla Nokere Koerse e la fiducia che se ne va: «Ero sempre in ritardo di condizione e mi chiedevo costantemente se fossi abbastanza bravo».
Passano i mesi e le domande si inseguono, la nuova stagione porta solo dubbi: «Ho incontrato quelli che erano i miei idoli di ragazzo, si sono rivelati persone comuni con molte insicurezze, come era logico che fosse. Ma soprattutto ho visto com'era la vita di ciclista di alto livello e mi sono chiesto: è quello che voglio? No, mi sono risposto. E così ho deciso di cambiare strada».
La scelta è fatta: «Riprenderò i miei studi in scienze ambientali e naturali all'Università di Anversa. Il mio sogno è collaborare un giorno a tecnologie innovative per trattare le acque reflue e avere più acqua potabile».