È un Giulio Ciccone sereno e fiducioso quello che incontriamo a Budapest a poche ore dalla presentzione ufficiale del Giro d'Italia. «L’ultimo mese è stato un po’ difficile - esordice l'abruzzese della Trek Segafredo - ho avuto qualche problema di salute tra Covid e bronchite, così ho preferto rinunciare alle Ardenne per restare in altura a lavorare e ora arrivo fiducioso a questo appuntamento: i valori sono buoni, avrò sicuramente un occhio di riguardo per la classifica generale ma voglio vivere un po’ alla giornata. Nella prima settimana devo far crescere la condizione e poi vediamo, il mio istinto è quello di muovermi e non voglio farmi condizionare dal pensiero della classifica».
Cosa ti aspetti dalla prima settimana?
«Nei primi nove giorni ci sono tante tappe impegnative e sicuramente si potranno capire tante cose, ma non dobbiamo dimenticare che nell’ultima settimana può cambiare tutto da un giorno all’altro. A proposito di prima parte del Giro, segnatevi il nome di Matthias Skjelmose: è al suo primo grande giro, ma è un ragazzo di talento e nella prima settimana ci sono molte salite adatte a lui, sono convinto che possa essere protagonista».
Ti piace un Giro con così poca cronometro?
«Per me è un vantaggio, a me un Giro così piace molto, veramente duro, impegnativo, aperto.Ci sono due frazioni a cronometro, ma non vano sottovalutate perché entrambe hanno un percorso impegnativo».
Hai parlato di Giro aperto: vuol dire che non ci sono favoriti?
«Il livello dei partecipanti è decisamente alto, credo che Carapaz e Simon Yates siano da considerare i favoriti rispetto agli altri, ma c'è molto equilibrio alle loro spalle».
Un pensiero alla tappa del Blockhaus lo fai?
«La tappa del Blockhaus è la tappa di casa, è normale che per me sia importante,a ma io metto la firma per vincere una tappa qualsiasi e conquistare la maglia rosa in qualsiasi giornata...».
Giulio, ma il ciclismo italiano è davvero in crisi?
« La crisi del ciclismo italiano? Alla fine si dicono le stesse cose quando mancano i risultati, poi per esempio succede che Colbrelli vince la Roubaix e il movimento italiano diventa il più forte. Secondo me non c’è una crisi del ciclismo italiano».
Ciccone potrà contare anche sull'apporto di esperienza che garantisce un corridore come Bauke Mollema. Il corridore olandese spiega: «In squadra abbiamo degli scalatori molto forti, Ciccone lotterà per la generale e se sarà in classifica lavorerò per lui nell’ultima settimana. Skjelmose è un talento ma ha bisogno di tempo per poter crescere e fare esperienza, non dobbiamo pretendere troppo da lui».
Riguardo alla sua condizione, l'olandese spiega: «Sono caduto alla Liegi insieme ad Alahilippe e atanti altri, non sono tra i più giovani e la schiena purtroppo mi faceva male, ma sono riuscito ad allenarmi come volevo e a recuperare. La condizione non è certo perfetta ma mi sono preparato bene e punto a vincere una tappa. E vi dico che lottare per una tappa e andare in fuga è più divertente di quando curavo la classifica generale. La maglia azzurra? Non, non è un mio obiettivo almeo in partenza, preferisco concentrarmi nella ricerca di una vittoria di tappa. Se poi strada facendo dovesse essere a portata di mano, allora ci penserei».
Infine una battuta sul prosieguo della sua stagione: «L’accoppiata Giro-Tour mi piace perché mi lascia la possibilità di riposarmi dopo la Grande Boucle e trovare un altro picco per le classiche italiane di fine stagione che mi piacciono molto».