Questa mattina è stato presentato ufficialmente il Giro Donne 2022 e, nell'occasione, abbiamo potuto rivolgere le nostre domande al direttore della corsa rosa Roberto Ruini che dall'anno scorso ha riportato il Giro d'Italia femminile nel World Tour.
Nel 2021 avevate ereditato un tracciato e tanti partner già definiti dalla precedente organizzazione, che sfida è stata per PMG Sport Starlight creare un Giro da zero?
«Da Cagliari a Padova è stata una bella avventura. Per disegnare il percorso ci siamo confrontati con le 5 regioni che ci ospiteranno, abbiamo collaborato con il CT Paolo Sangalli e ascoltato i suggerimenti fornitici dalle atlete nella passata edizione. L'obiettivo tecnico era di mantenere aperta la competizione perchè fosse viva e interessante fino al termine, le varie tappe presentano asperità e difficoltà tecniche, per quanto riguarda la lotta per la classifica generale concentrate soprattutto nella seconda parte. Abbiamo evitato apposta di inserire una cronosquadre, prediligendo una crono individuale in apertura della corsa. La selezione avverrà soprattutto nella settima tappa con arrivo al passo Maniva e alla nona, la San Michele All'Adige – San Lorenzo Dorsino che con i suoi 3 GPM sarà la frazione regina dell'edizione 2022».
Con quali altre prospettive avete disegnato il percorso?
«Abbiamo portato il Giro all'interno delle città, in comuni importanti, luoghi dove riceverà maggiore visibilità e quando possibile abbiamo inserito dei circuiti così che il pubblico possa godere di più passaggi della corsa. Il Giro Donne tornerà in Sardegna dopo oltre 20 anni abbondanti, attraverserà territori magnifici, le cui amministrazioni hanno capito la portata di questo evento mondiale itinerante. Se l'anno passato l'ambizione era riconquistare il World Tour, questa volta è di qualificare ulteriormente l'evento, raccontando la bellezza del nostro Paese e valorizzando questo sport che è davanti a uno spartiacque. Non si può più organizzare manifestazioni non all'altezza delle ambizioni delle loro protagoniste».
In questa direzione va la decisione di far lievitare il montepremi: quintuplicato rispetto al 2021.
«Esatto. Deve essere degno delle campionesse in gara. Siamo passati dai 50.000 euro dell'anno passato (che era già il doppio del minimo previsto dai regolamenti, ndr) a 250.000 grazie al sostegno che stiamo ricevendo da istituzioni e sponsor. Abbiamo deciso di non annunciare oggi tutti i nostri partner e i marchi che troverete sulle maglie che si contenderanno le protacolori delle 24 squadre in gara perchè vogliamo creare con le aziende che ci sostengono eventi specifici. Scoprirete tutto nelle prossime settimane».
Quest'anno verrà organizzato il Tour de France Femmes, c'è già nell'aria una competizione tra quelle che saranno le due più grandi corsa a tappe femminili?
«No, con ASO abbiamo ottimi rapporti. Di certo la nascita di un evento tanto importante per noi è uno stimolo a fare sempre meglio per far crescere il movimento. Per quanto riguarda i calendari c'è un confronto coordinato dall'UCI per offrire in futuro ai team e alle atlete più tempo tra Giro e Tour, ma non sono state ancora prese decisioni in tal senso. La coincidenza della nostra corsa con la prima parte del Tour maschile è chiaramente penalizzante e abbiamo chiesto che dal 2023 si possa uscire da questa sovrapposizione ma nel frattempo continuiamo a darci da fare per ottenere una visibilità mondiale».
Dove vedremo la corsa rosa?
«Come PMG Sport Starlight produrremo ogni giorno 120' di riprese live. Oltre che sui nostri canali in Italia la gara sarà visibile in tv tramite gli accordi stretti con Rai e con il gruppo Discovery Eurosport che garantirà la distribuzione in 160 paesi nel mondo. L'interesse del pubblico lo vediamo dai numeri delle gare che trasmettiamo e dall'interesse che generano negli sponsor e nell'opinione pubblica. Sui nostri canali social cresce il pubblico femminile che attualmente sfiora il 40% del totale, nel quale rimane una prevalenza maschile. Il palinsesto è in fase di definizione, l'idea è di offrire una possibilità in chiaro in ogni paese».
Il suo sogno?
«Spero che tutto si realizzi al meglio, che la gara verrà fuori combattuta e alla fine tutte le atlete siano contente di avervi partecipato. Nei prossimi anni l'ambizione è di accrescere la consapevolezza della piena dignità di questo evento al quale vale la pena affezionarsi come per le più prestigiose gare maschili».