Fino all'anno scorso la scambiavano per Soraya Paladin, ora che entrambe hanno lasciato la Liv Racing non c'è più questo pericolo, ma c'è una nuova compagna che con caschetto e occhiali rischia di diventare la sua sosia, Laura Tomasi. Con la colorata divisa della UAE Team ADQ a Sofia Bertizzolo non resta che andare più forte di tutte per farsi conoscere e riconoscere sempre di più o «tingere i capelli di rosso», come scherza la 24enne di Bassano del Grappa.
Dal ritiro di Altea, in Spagna, la portacolori del Gruppo Sportivo Fiamme Oro ci racconta l'impatto con il nuovo team: «Sono contenta di aver conosciuto chi ha voluto questa squadra, vale a dire Melissa Moncada, colombiana ora residente negli UAE, che ha un ruolo di spicco nell'azienda che ha acquisito il marchio Colnago. Mi ha fatto piacere capire quanto sia stato desiderato questo progetto che attraverso lo sport vuole unire gli Emirati, abbattere i muri di genere e far conoscere la bicicletta alle donne. Sostanzialmente l'organico rimane quello della Alè, che per me è nuovo anche se nell'ambiente ci si conosce più o meno tutti, mentre la gestione fiscale e amministrativa è la stessa del team maschile UAE».
Sofia, che nel 2018 vinse la classifica del Women's World Tour riservata alle Under 23 e l'anno scorso si è imposta nella Classique Morbihan, è rappresentante delle cicliste italiane in attività nell'Assocorridori. Oltre a nuovi team, come quello in cui militerà quest'anno, cos'altro serve al movimento? «Senza dubbio, gare. Sono passata nella massima categoria nel 2016 quando c'erano solo due squadre con il bus mentre le altre si cambiavano in mezzo alla strada. Negli anni, anche grazie al covid, l'economia del ciclismo si è spostata verso le donne, che sempre di più vanno in bici, acquistano mezzi, abbigliamento, accessori. Le squadre riescono ad essere competitive, a portare le atlete ai massimi livelli, ma manca un'attività piena come quella maschile. Purtroppo ad oggi non abbiamo classiche meravigliose come la Milano-Sanremo. La soluzione adottata da RCS Sport per la Strade Bianche non è facile perchè la partenza alle 9 del mattino impone una levataccia per corridori e ancor di più per il personale, ma è la migliore per farci correre sullo stesso percorso e nello stesso giorno degli uomini, e offrire agli spettatori un doppio spettacolo».
Il suo debutto con la nuova maglia è previsto alla Settimana Valenciana tra due settimane, poi Sofia disputerà tutte le classiche del pavè e delle Ardenne, esclusa la Roubaix, e il Trofeo Binda di Cittiglio. «Il mio obiettivo per il 2022 è capire se potrò in breve diventare una leader nelle gare adatte alle mie caratteristiche o se mi devo accontentare di quanto fatto fino adesso – confida. - La squadra mi ha assicurato il suo appoggio in questo senso, avrò lo spazio per spiccare il definitivo salto di qualità o per dimensionarmi a seconda del ruolo che risulterà a me più consono. Oramai anche nel ciclismo femminile esiste il gregariato, prima tutte si dovevano guadagnare i punti UCI necessari perchè la propria squadra venisse invitata alle corse, ora con salari minimi e quant'altro il movimento sta cambiando pelle».
Sarà una stagione di cambiamento, il ritiro di grandi nomi come quello di Anna van der Breggen lascerà emergere nuove leve. «Sogno il podio in una corsa World Tour, alla Gent o alla Strade Bianche – continua Sofia. - Per quanto riguarda i grandi giri parteciperò sia alla corsa rosa che al Tour de France ma è presto per pensarci, siamo ancora sotto lo scacco del covid e delle sue mille variabili, in primis sarà importante arrivarci in salute e preparate. Affiancherò Mavi Garcia ed Erica Magnaldi, le nostre scalatrici. Io non posso ambire alla classifica ma apprezzo il modo in cui è rinata la Grande Boucle femminile, dopo la Course e altri esperimenti di uno o pochi giorni affiancati alle tappe dei colleghi uomini, finalmente avremo anche noi il nostro Tour».