Mads Pedersen è uno di quei corridori che, nonostante abbia già vinto un mondiale, continua ad essere difficile da inquadrare. Nel 2019, quando si prese la maglia arcobaleno battendo Matteo Trentin nello Yorkshire, quasi tutti storsero il naso perché l’italiano non era riuscito ad imporsi nello sprint, nonostante sulla carta fosse molto più veloce dell’avversario. La verità, però, è che Pedersen negli ultimi due anni si è affermato come uno degli sprinter migliori del gruppo, tanto da vincere Gent-Wevelgem nel 2020 e Kuurne-Bruxelles-Kuurne quest’anno.
«Negli ultimi due anni, in effetti, sono stato quasi sempre un chilo o due più pesante rispetto alle stagioni precedenti – ammette Pedersen dal ritiro della Trek-Segafredo ad Altea -. Questo perché ho visto che in volata riesco ad avere un picco di potenza migliore, anche se, ovviamente, qualcosa perdo nei percorsi più vallonati. Sta a me decidere se voglio essere maggiormente competitivo in volata o meno, ma c'è anche da dire che in squadra non abbiamo il grande sprinter, quindi quando posso buttarmi nella mischia lo faccio volentieri. Fare le volate è sempre eccitante».
Nel 2022 il danese comincerà dal GP Marseillaise, Etoile de Besseges e poi la Parigi-Nizza verso le classiche di primavera, saltando però il weekend d’apertura delle corse sul pavè, vale a dire Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Il grande obiettivo sarà la Parigi-Roubaix: «Mi piacciono sia il Fiandre che la Roubaix, ma quest'ultima è più adatta a me - continua Pedersen, che dividerà i gradi di capitano con il suo amico Jasper Stuyven -. Ogni anno che la faccio, se non cado, imparo qualcosa di nuovo e spero prima o poi di arrivare a giocarmi la vittoria. Meteo? Metterei una firma se fosse come quello di quest'anno, con pioggia e fango. E credo che anche pubblico e media sarebbero ben contenti di assistere ad un'altra Roubaix bagnata...».
Ovviamente, però, ci sarà anche il Tour de France nei programmi dell’ex iridato, con la Grand Depart da Copenaghen: «La seconda tappa passa a 250 metri da casa mia. Voglio farmi trovare pronto fin dal prologo, mi sto allenando molto con la bici da crono per cercare di essere competitivo e difendermi il meglio possibile. Con un buon risultato potrei poi puntare alla maglia gialla nelle tappe seguenti».
Il quasi 26enne di Tølløse (compirà gli anni tra due giorni) ha poi analizzato la sua ultima stagione, caratterizzata da «troppe, veramente troppe cadute. E poi la quarantena per la positività dei compagni e poi altre cadute tra Giro del Delfinato e Tour de France, con tanto di commozione cerebrale. Ho conquistato tre vittorie, ma il 2021 me lo ricorderò come l'anno delle cadute». Anche lui, come tutti i cacciatori di classiche, ha dovuto cominciare a fare i conti con Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, che definisce fenomenali ma non gli unici ad essere forti: «Colbrelli ci ha dimostrato che si possono battere – continua Pedersen -. Ci sono tanti corridori in gruppo che possono vincere le classiche, ma sarebbe sbagliato concentrarsi solamente su loro due. Sono delle superstar, ma perché vanno forte dappertutto, basta guardare Wout che ha vinto a crono, in volata e in salita, oltre al ciclocross. Ma non sono imbattibili».
Interrogato sull’utilizzo dei chetoni come integratori, i cui effetti non sono ancora chiarissimi e che qualche squadra ha ammesso di utilizzare, Pedersen ha spiegato perché, a lui, non fanno voglia: «Sinceramente non mi interessa se qualcuno in gruppo li usa. Se sono legali, hanno la libertà di poterli assumere. Personalmente, non ho la minima idea di come funzionino, so solo che fanno schifo di gusto e questo mi basta per non utilizzarli».