Torna la piena ribalta alla pianura, e in modo sostanziale, in questa 13^ tappa che parte da Ravenna e, tagliando in verticale la Pianura Padana, fissa il traguardo a Verona. Una frazione sicuramente cerchiata in rosso dalle ruote veloci del gruppo.
Il Giro d’Italia, con la partenza da Ravenna, vuole rendere omaggio al padre della lingua italiana, Dante Alighieri, nell’ambito delle celebrazioni che commemorano il settecentesimo anniversario della sua scomparsa avvenuta appunto in questa città nella notte tra il 13 e 14 settembre 1321 per le conseguenze di una febbre malarica che lo colpì durante un viaggio a Venezia per conto del signore di Ravenna, Guido Novello da Polenta, che qui lo accolse, ultima “tappa” del travagliato esilio che lo condusse, da Firenze – dov’era nato tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265 (data precisa incerta) – in Lunigiana, a Verona (corsi e ricorsi), poi a Treviso prima che Ravenna lo accogliesse per vari anni con i suoi tre figli, Jacopo, Pietro e Antonia.
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E’ nella città bizantina che Dante, partecipando attivamente anche alla vita cittadina in vari ambiti, portò a termine la stesura della Commedia – poi, definitivamente, Divina Commedia – per parte del Purgatorio e per l’intera cantica del Paradiso, pubblicata postuma in seguito dai suoi figli.
Le sue spoglie sono conservate presso la tomba costruita nel 1780 da Camillo Morigia, architetto ravennate, con linee di tempietto neoclassico con piccola cupola – considerato monumento nazionale – eretto presso la Basilica di San Francesco, nel centro cittadino, in “zona dantesca”, un’area di rispetto e silenzio che comprende pure il Quadrarco (costruzione a pianta rettangolare dove in ogni lato si apre un’arcata) e i chiostri francescani dove è situato il Museo Dantesco. E’ luogo meta sempre di molti visitatori anche internazionali, che esercita emozione e richiamo. Ravenna ha sempre difeso e resistito, amorevolmente, con ferma determinazione, a diversi tentativi di traslazione delle spoglie in altri luoghi avvenuti in vari periodi.
Ravenna è conosciuta e riconosciuta, a livello internazionale, per le sue bellezze artistiche e il prezioso patrimonio, in primo piano l’arte del mosaico, con autentici capolavori databili tra il V e VI secolo d.C. che abbelliscono i suoi edifici religiosi – paleocristiani e bizantini – dichiarati Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel dicembre 1996. E sono la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, i Battisteri degli Alani e degli Ortodossi, la Basilica di Sant’Apollinare Nuova e in Classe, la Cappella Arcivescovile e il Mausoleo di Teodorico.
L’importante storia di Ravenna l’ha vista, per ben tre volte, dapprima capitale dell’Impero Romano dì Occidente, poi di Teodorico, re dei Goti (493-553) e quindi dell’Impero di Bisanzio in Europa (568-751) quando l’imperatore Onorio decise di trasferirla qui da Milano, creando la crescita da piccola provincia a residenza imperiale, determinando così anche la sua storia importante.
Dopo il periodo dell’impero Ravenna ha vissuto l’epoca medievale con varie signorie prima del passaggio alla Repubblica di Venezia nel 1400 e allo Stato Pontificio all’inizio del 1500, dove rimase per tre secoli e mezzo prima di congiungersi al Regno d’Italia.
La città presenta il caratteristico centro con porticati, ha vissuto nel secondo dopoguerra un articolato sviluppo urbanistico e industriale, soprattutto nel settore petrolchimico, con differenti attività estrattive e manifatturiere collegate e nuove tecnologie che si riflettono sul suo importante porto industriale collegato alla città – che dista circa km. 11 - per mezzo del canale navigabile Candiano. La struttura di tipo cooperativo è sempre attiva in vari comparti.
Oltre alla forte corrente di turismo culturale, il territorio cittadino, il più vasto per estensione dopo Roma, propone quello balneare con i noti e frequentatissimi lidi caratterizzati da estese spiagge sabbiose e zone con spazi verdi d’interesse naturalistico. Di specialità di terra e di mare si compone la variata proposta gastronomica.
Fra i molti personaggi qui nati si ricordano Sergio Zavoli (1923-Roma 2020), cresciuto a Rimini, giornalista, scrittore, politico, inventore e insuperabile conduttore del Processo alla Tappa, il conduttore tv Amadeus, al secolo Amedeo Sebastiani (1962) e il pilota motociclistico Marco Melandri (1982).
Forte è la vocazione sportiva della città, con notevole tradizione ciclistica con società storiche, producenti vivai, come il Pedale Ravennate e la Rinascita Ravenna che per molti anni hanno organizzato il Giro delle Regioni e altre importanti manifestazioni.
Ravenna e i suoi lidi è stato traguardo di tappa nel 1931 e successo di Learco Guerra, il primo a indossare la maglia rosa – proprio nel 1931 – nella tappa inaugurale nella sua Mantova, Cino Cinelli 1938, Pasqualino Fornara nella cronometro del 1955, Pietro Zoppas 1964, Luigi Sgarbozza 1968, Marino Basso 1972 e Mark Cavendish 2011.
Lasciata Ravenna, l’itinerario punta a nord, per la Pianura Padana, da sempre zona di fertile agricoltura, poi accompagnata da molteplici realtà industriali che caratterizza l’ambientazione di questa veloce frazione.
Si passa per Glorie, frazione di Bagnacavallo, Alfonsine, con frutticoltura e viticoltura sviluppate, luogo di nascita di Vincenzo Monti (1754-Milano1828), poeta, scrittore e drammaturgo, esponente del neo-classicismo, in località Lavezzola, frazione di Monselice, passato il fiume Reno, si approda in provincia di Ferrara, toccando Argenta, non lontano dal Delta del Po con le valli di Comacchio e dove, in località Anita, così chiamata in suo onore, è deceduta Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (1821-1849), la compagna brasiliana di Giuseppe Garibaldi, in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana.
Si superano gli svincoli di Portomaggiore – comune di nascita di Dino Bruni (1932), vincitore di tappe al Giro e al Tour -, di Monestirolo e lo svincolo del raccordo autostradale, e giungere a Ferrara, storica città capoluogo con molteplici motivi di primario interesse, in diverse declinazioni.
L’attuale struttura del centro cittadino è il frutto di un’imponente impresa urbanistica, iniziata a fine 1300 con la costruzione dell’imponente Castello Estense, sempre simbolo cittadino, e successive opere del progetto, definito “adduzione Erculea”, dell’architetto Enrico Rossetti che valse a Ferrara l’appellativo di “prima città moderna d’Europa”. Il Palazzo del Comune, attribuito a Leon Battista Alberti, il rinascimentale Palazzo dei Diamanti, Palazzo Schifanoia, con molti altri ancora costituiscono il patrimonio architettonico e culturale, con musei di rilevante importanza, non solo cittadina. Per il versante degli edifici di culto è in primo piano la Cattedrale di S. Giorgio unitamente a varie altre chiese e basiliche.
L’economia è soprattutto commerciale con mercato agricolo di rilevanza internazionale con un polo industriale di rilievo in diversi comparti produttivi. Voce importante è il turismo culturale e naturalistico nel suo territorio. E’ sede di un’antica Università. Nel 1995 ha ricevuto l’attribuzione di patrimonio dell’umanità UNESCO per il centro storico mentre, nel 1999, ne ottenne un secondo per il delta del Po e le “delizie estensi”, termine che indica residenze di piacere e svago disseminate nel territorio.
Sono qui nati il musicista Girolamo Frescobaldi (1583-1643), Girolamo Savonarola (1452-1498 Firenze) religioso e politico, il regista Michelangelo Antonioni (1912-Roma 2007), Folco Quilici (1930-Orvieto 2018), documentarista e scrittore, Vittorio Sgarbi (1952), saggista, critico, polemista e politico. Qui si disputa il primo traguardo volante della tappa.
I traguardi di tappa a Ferrara del Giro iniziano nel 1919 con vittoria dello svizzero Oscar Egg, 1932 Fabio Battesini, 1933 Alfredo Binda, 1934 Learco Guerra, 1936 Raffaele Di Paco, 1940 e 1950 bis di Adolfo Leoni, 1957 lo spagnolo Miguel Poblet e nel 1981 Paolo Rosola.
Nella sua frazione industriale di Pontelagoscuro si supera il ponte del Po e cambiare regione e provincia, passando in Veneto, provincia di Rovigo e, dopo lo svincolo A13-Occhiobello, passare per Stienta, con la bella chiesa di Santo Stefano e Villa Camerini Bertelé del 18° secolo e dove è nato (1908-Grosseto 1998) Virgilio Zuffi, corridore professionista. Segue, in costanza di paesaggio rurale, Gaiba, con la chiesa di S. Giuseppe poi Calto, paese di nascita del calciatore Saul Malatrasi (1938) – primo giocatore vincitore della Coppa dei Campioni e della Coppa Uefa con due squadre differenti - e l’unico a riuscirvi con due squadre della medesima città, Milan e Inter. Altri tempi…
Si supera il bivio di Castelnuovo Bariano e incontrare Bergantino, comune che affianca all’agricoltura l’industria delle giostre, quelle delle fiere di paese ma dei moderni luna park pure. Il Museo della Giostra e dello Spettacolo Popolare itinerante presso il centrale Palazzo Strozzi è centro di ricerca culturale e documentazione storica per questo distretto industriale della giostra con valenze anche all’estero.
Con il passaggio da Melara si lascia - momentaneamente - il Veneto e si entra in Lombardia, nella provincia di Mantova incontrando Ostiglia, importante comune del basso mantovano, in zona ricca d’acqua e relativo, caratteristico, inquadramento naturalistico. Nel centro, con lunga storia, sono d’interesse il Palazzo Bonazzi-Cavriani di fine 1700, sede comunale, palazzo Foglia con civico museo archeologico e biblioteca, la parrocchiale dell’Assunta e il teatro Sociale. Riso, cereali, barbabietole da zucchero e foraggi per l’allevamento convivono con varie aziende metalmeccaniche.
Ostiglia è stata la prima sede dell’attività editoriale di Arnoldo Mondadori, nato nella vicina Poggio Rusco (1889-Milano 1971), fratello di Bruno e padre di Alberto e Giorgio, nati a Ostiglia. Mondadori è un nome storico, di primissimo rilievo, dell’editoria italiana ma non solo.
Sustinente, comune con la bella villa Guerrieri-Gonzaga, segue nella tabella di marcia che propone il passaggio da Governolo, frazione di Roncoferraro, e giungere al secondo traguardo volante di Bagnolo San Vito, fra Po e Mincio, con la notevole villa Berni, stile barocco e la parrocchiale del 1700. La tradizionale attività agricola e dell’allevamento si contempera con i comparti industriali e logistico-commerciale, sviluppati in tempi più recenti. In località Forcello gli scavi archeologici dell’Università di Milano hanno rivelato un antico centro etrusco. Qui è nato William Negri (1935-Mantova 2020), popolare portiere soprannominato “carburo” per l’aiuto che era solito dare nella gestione della stazione di servizio di famiglia.
Nella frazione di Bagnolo San Vito, a San Nicolò Po, condivisa con Borgo Virgilio, è nato Learco Antenore Giuseppe Guerra (1902-Milano 1963), soprannominato nel ciclismo “la locomotiva umana”, possente passista e pure velocista, interprete del dualismo storico con Alfredo Binda, titolare di uno straordinario “palmarès”, poi direttore sportivo di valore e costruttore di biciclette. Fu il primo a indossare la maglia rosa appena istituita nel 1931 imponendosi nella prima tappa dell’edizione del 1931, da Milano alla sua Mantova, giusto 90 anni fa.
Dopo il passaggio a Cerese, frazione di Borgo Virgilio, dove è nato il massimo poeta romano Publio Virgilio Marone (70 a.C.-Brindisi 19 a.C.) e pure del corridore Luigi Tasselli, vincitore dell’oro alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928 nell’inseguimento a squadre, poi professionista.
Subito dopo si entra in Mantova, la città virgiliana, ora con circa 50.000 abitanti, inserita dal 2008 nei patrimoni umanità UNESCO come città d’arte, unitamente alla vicina Sabbioneta. Sorge sulla sponda destra del Mincio che qui forma un’ampia ansa che costeggia l’abitato da tre lati e originando i così detti tre laghi “Superiore”, di “Mezzo” e “Inferiore” che offrono uno spettacolare ambiente. La casata dei nobili Gonzaga ha abbellito la città con pregevoli edifici. E’ città di lunga storia e specifica cultura che ha fruito dell’apporto dei principali esponenti del Rinascimento che hanno originato gli storici monumenti del Palazzo della Ragione, il Broletto con la vicina Rotonda di S. Lorenzo, la chiesa di San Francesco e molte altre, il Palazzo Bonacolsi e la torre della Gabbia. Nella bellissima Piazza Sordello sorge il complesso del Palazzo Ducale con il Castello di San Giorgio, verso il lago, con celebri opere d’arte come la Camera degli Sposi del Mantegna e diversi altri. E’ un capolavoro di Giulio Romano il celebre Palazzo del Te. Altri luoghi d’interesse sono la Torre dell’Orologio, la casa del Mantegna, il palazzo dell’Accademia di Giuseppe Piermarini con incorporato il Teatro Scientifico di Antonio Bibiena e Piazza delle Erbe. Il Museo “Tazio Nuvolari e Learco Guerra” ricorda i due grandi campioni mantovani. E’ di rilievo il Festivalletteratura di settembre e Mantova Jazz.
I tortelli di zucca, la torta “sbrisolona”, friabile, con farina di mais, zucchero, strutto, burro ricoperta di mandorle, salami e salumi sono i prodotti di punta in un’ampia offerta.
Nel settore economico la città conferma sempre la sua vocazione di centro commerciale di prodotti agricoli e zootecnici, affiancata, dalla seconda metà del 1900, da diffuse attività industriali in vari settori. Il turismo è sempre elemento importante.
Fra i personaggi storici qui nati si ricordano lo scultore Pier Jacopo Alari Bonacolsi (1459 ca.-Gazzuolo 1528), il poeta Teofilo Folengo (1491-Bassano 1544), benedettino, geniale creatore di versi maccheronici ma basati su raffinata educazione umanistica, il politico Ivanoe Bonomi (1873-Roma 1951), giornalista anche. Molti sono i natii di rilievo della città virgiliana e, fra questi, Auro Bulbarelli (1970), giornalista e scrittore, figlio d’arte (il padre Rino e la madre Giovanna erano pure giornalisti), a lungo voce del ciclismo Rai e attuale direttore di Rai Sport.
Il Giro d’Italia ha posto arrivi di tappa a Mantova dal 1923 con il successo di Alfredo Sivocci, 1931 Learco Guerra, profeta in patria, il primo corridore nella storia a indossare la maglia rosa, 1935 Domenico Piemontesi, 1946 Elio Bertocchi, 1956 Miguel Poblet, 1967 Michele Dancelli, 1971 Marino Basso, 1981 Claudio Torelli, 1983 la Bianchi nella cronosquadre e nel 1989 lo svizzero Urs Freuler. La Milano-Mantova è stata una competizione professionistica, organizzata da La Gazzetta dello Sport, con 24 edizioni fra il 1906 e il 1962 con vincitori anche di gran nome.
La corsa lascia Mantova e passa per la località di Ghisiolo, frazione di San Giorgio di Mantova e raggiungere Castelbelforte, ultimo comune lombardo prima di rientrare Veneto, per la provincia di Verona, per Vigasio, nel basso veronese, zona di produzione del riso nano vialone veronese, irrigato con acque di risorgiva, luogo di nascita di Lino Carletto (1943), azzurro della strada sia fra i dilettanti, sia fra i professionisti. Si giunge a Castel d’Azzano, popoloso comune con varie industrie e quindi entrare in Verona passando dalla sua attivissima Fiera, con molteplici rassegne di rilievo internazionale, percorrendo il lunghissimo rettilineo che conduce al traguardo di Corso di porta Nuova.
Verona è legata al Giro d’Italia da un’articolata e lunga storia, che pone in evidenza, a inequivocabile supporto, le ventidue tappe che sono qui terminate nella splendida cornice del suo centro storico. E’ la seconda città del Veneto e sorge sulle rive dell’Adige con il corso cittadino distinto da una doppia ansa. Conta circa 260.000 abitanti. E', da sempre, per la sua posizione, un nodo strategico di comunicazioni, in varie direzioni, soprattutto verso la Germania. E'ì sede di una florida e diversificata economia con vari comparti industriali, il crescente terziario commerciale e logistico, unito alla tradizionale e sviluppata branca agricola e vitivinicola del territorio, che rendono Verona importantissima realtà anche economica.
Nella sua storia ha saputo integrare e sviluppare motivi artistici di notevole qualità specifica, soprattutto in quelli secolari del governo della famiglia Della Scala – da qui discende il termine “scaligero” utilizzato in alternativa a “veronese” -, quello della Repubblica Veneta e dei periodi successivi. Dal 2000 il centro storico ha ricevuto il riconoscimento di patrimonio mondiale UNESCO per ricchezza di cultura e arte e per il pregevole esempio di città fortificata della sua caratteristica struttura urbana.
Il nome di Verona si lega indissolubilmente, a livello mondiale, a quelli di Romeo e Giulietta, i due protagonisti della celeberrima storia d’amore, tragica, scritta da William Shakespeare alla fine del 1600, con assoluto valore simbolico mondiale dell’amore perfetto ma contrastato dalla società, narrando le vicende fra la famiglia di Romeo, i Montecchi, e quelli di Giulietta, i Capuleti. Storia che è stata soggetto e oggetto di opere letterarie e musicali e che continua a richiamare una forte corrente del turismo internazionale a Verona.
Piazza delle Erbe è il cuore antico di Verona che sorge proprio nel sito dell’antico foro romano, circondata da vecchie case, torri ed è sede di uno storico mercato quotidiano Piazza Bra è quella più vasta, nei pressi della monumentale Arena, e il suo caratteristico “liston”, ampio marciapiede di marmo rosa. Vi sono disposti splendidi palazzi come quello della Gran Guardia e il neoclassico Palazzo Barbieri, sede col Comune. Altri motivi di specifico pregio sono Porta Borsari, l’aristocratica Piazza dei Signori, dove c’è il monumento a Dante Alighieri che ha vissuto a lungo a Verona, Palazzo della Ragione, Palazzo del Cansignorio, la chiesa romanica di Santa Maria Antica, il Teatro Romano, sulla riva dell’Adige, il ponte di pietra, l’unico rimasto dell’epoca romana, restaurato dopo il secondo conflitto mondiale. Palazzo Castelvecchio, sede di musei, il Ponte Scaligero, ricostruito con pietre e mattoni originali, la Basilica di San Zeno, eccellenza dello stile romanico con diverse opere e la pala di San Zeno, capolavoro del Mantegna, sono altri fra i molteplici motivi d’arte di Verona.
La grandiosa Arena, anfiteatro romano del 1° secolo, straordinariamente conservata, delinea uno scenario unico, assurto a simbolo cittadino, sede di grandi e spettacolari rappresentazioni con la lirica in primo piano.
Anche il Giro d’Italia ha qui vissuto e proposto lo scenario finale, obbligatoriamente con prove a cronometro, di tappe conclusive e storiche della corsa rosa.
L’inizio di questa serie fu, con la crono Soave-Verona vinta dal norvegese Knut Knudsen, nel 1981 con Giovanni Battaglin, fresco vincitore della Vuelta, che conquista pure il Giro d’Italia – primo veneto nella storia -, altra puntata famosa, analoga, è stata la crono finale del 1984 quando Francesco Moser, fresco re dell’ora, vincendo la corsa, strappò la maglia rosa – fra vivaci polemiche – al compianto francese Laurent Fignon. Nel 2010 l’Arena saluta il successo finale di Ivan Basso, in maglia rosa, in un’Arena tutta rosa e pure nel 2019 con l’ecuadoriano Richard Carapaz, vincitore finale in rosa con la crono che si aggiudicò lo statunitense Chad Haga.
I nomi di vincitori di tappe del Giro a Verona iniziano con quello di Arturo Ferrario nel 1924, Costante Girardengo 1926, doppietta di Alfredo Binda 1926 e 1927, Gino Bartali 1940, Oreste Conte 1946, Rik Van Steenbergen 1957, Miguel Poblet 1959, André Darrigade 1960, Mino Bariviera 1964, Ole Ritter 1967, nella crono. Nel 1973 Rik Van Linden, 1978 Ercole Gualazzini, Knut Knudsen nella crono 1981 e in quella del 1984 Francesco Moser che si ripete nel prologo del 1985, Mirco Gualdi 1987, Paolo Savoldelli nella crono 2007, con quella del 2010 conquistata da Gustav Larsson, seguita da quella del 2019 con il successo di Chad Haga.
Verona e il suo territorio sono terra di grandi ciclisti, sia su strada, sia su pista. Si sono qui svolti pure due campionati del mondo strada di successo con l’appassionato industriale Teofilo Sanson e altri imprenditori a supporto, con la vittoria per la prova professionistica, in entrambi gli anni, del campione spagnolo Oscar Freire.