Anche se hai un doppio cognome di peso, il 2020 non puoi dire sia stato una passeggiata. Tra didattica a distanza e un calendario incerto, Kevin Pezzo Rosola sta per mettersi alle spalle l’anno in cui ha festeggiato i 18 anni chiuso in casa e ha concluso la stagione agonistica più strana di sempre. Neanche mamma Paola Pezzo e papà Paolo Rosola nelle loro lunghe e ricche carriere, avevano mai dovuto fronteggiare una sfida tanto grande come una pandemia mondiale. Così tosta da far rimandare i Giochi Olimpici, che a casa Pezzo Rosola conoscono bene visto i due ori conquistati da Paola ad Atlanta 1996 e Sydney 2000.
«È stata una stagione strana e corta. Ho disputato le prime gare a fine luglio a Imola con il “Warm Up” organizzato da ExtraGiro che ha fatto ripartire il ciclismo giovanile in Italia. Ho preso parte a un paio di crono e a qualche gara in linea nelle quali sono andato abbastanza bene. Piano piano mi sono spostato più verso la mtb, che ha caratterizzato la mia seconda parte di stagione con il secondo posto ottenuto al Campionato Italiano, la convocazione all’Europeo al Monte Tamaro e al mondiale di Leogang» racconta Kevin, che solo dopo aver indossato la maglia azzurra ha scoperto che sul tracciato austriaco ci era già stato in veste di piccolo tifoso 8 anni fa quando mamma era CT della Nazionale Femminile fuoristrada.
«Le esperienze con la squadra azzurra sono state fantastiche e hanno ripagato i sacrifici di quest’annata così particolare. Stiamo vivendo una situazione difficile, in cui la priorità è la salute. Durante il lockdown ho cercato di tenermi allenato con i rulli e altre attività alternative, avendo il giardino avevo un po’ di spazio per muovermi. Adesso, tempo permettendo, esco su strada, spesso in compagnia di Alexander Konychev (neoprofessionista della Mitchelton Scott e altro figlio d’arte, ndr), visto che abitiamo vicini. Voglio farmi trovare pronto per il passaggio tra gli Under 23, il Tirol KTM Cycling Team mi permetterà di continuare a svolgere più di una disciplina ma mi concentrerò sempre più sulla strada. Nel 2021, avendo anche gli esami di maturità, disputerò ancora qualche gara di mtb e cross in zona, per avere il tempo di studiare, ma per il futuro prediligerò la strada perchè, a oggi, gli sponsor e i soldi sono lì. Io sono nato con la mtb e mi diverto moltissimo nel fuoristrada, anche se è una disciplina più solitaria, rispetto alla strada dove in allenamento puoi godere di più della compagnia e in gara puoi contare sulla squadra. Con i miei genitori spesso ci scherziamo su: mamma tifa ovviamente per la mtb, papà per la strada».
Ha le idee chiare Kevin, che frequenta l’ultimo anno di Liceo Sportivo a Castelletto di Brenzone (Verona) e dal papà, vincitore di ben dodici tappe al Giro d’Italia in carriera e ora direttore sportivo della Gazprom RusVelo, ha ereditato la passione per i motori. «Sotto l’albero di Natale spero di trovare le chiavi di un’auto, visto che sto prendendo la patente - confida Kevin. - Il 30 novembre ho compiuto 18 anni e festeggiato in famiglia, come faremo a Natale e Capodanno. Le ordinanze attuali non permettono di uscire fuori dal comune e di frequentare gli amici come eravamo abituati, ma al momento l’importante è stare bene. Al di là dei cognomi che sfoggio con orgoglio, voglio dimostrare quanto valgo. Il mio sogno nel cassetto? Passare professionista e vincere una delle grandi Classiche del Nord come la Parigi-Roubaix».
Tra pietre e asfalto, sarebbe proprio la corsa ideale per mettere d'accordo mamma e papà.