Israele in bici è il viaggio nella vita tra nuovo e mito. La luce è sempre forte e ti ricarica in modo naturale. Autunno, inverno e primavera sono i mesi migliori in sella alle due ruote. Strade ottime, traffico scarso, tranne nella metropoli di Telaviv dove invece è un caos costante, ma le bici viaggiano pure in autostrada. Il senso del pericolo è diverso rispetto all’Europa e bambini girano da soli in città.
Profumi e sensazioni si mescolano e i contrasti sono forti. Si passa dai quartieri super tech di Telaviv, dove il patron di Cycling Academy Silvayn Adams ha realizzato un centro extralusso dedicato ai ciclisti, alle bancarelle di Carmel Market, cuore vibrante e sincero soprattutto nella zona degli artigiani e artisti. Ci si può trovare di tutto. Merci varie, cibo, spremute di arance e melograni che vengono offerti agli acquirenti da abili venditori. Grazie alla mia guida, esperta di politica e poco amante del premier Bibi Netanyahu, trovo il vero falafell a pochi shaker, la moneta locale. Per fare il calcolo in euro basta dividere per quattro e scopri che quello che pensi di aver pagato un fortuna in realtà è un importo modesto. L’importante è trattare il prezzo, costantemente.
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