Dimentichiamoci pure il vertice del pedale mondiale che si ritroverà sabato 18 marzo per contendersi la prima grande “classica” di stagione. La Milano-Sanremo che andrà raccontata è quella in modalità retrò interpretata da una cinquantina di compìti e coraggiosi ciclostorici che inforcheranno le loro biciclette (costruite prima del 1930) sfidando fatica, freddo e soprattutto buio per affrontare i 290 chilometri della Classicissima, d’epoca, appunto.
Organizzata dalla Nova Unione Velocipedistica Italiana di Varazze con il contributo dell’Amministrazione Comunale di Assago e di GESCO Alassio, vedrà la partenza alle ore 0,00 di sabato 18. Poco più di 20 all’ora la velocità media, pedalando su pezzi d’antiquariato con la ruota fissa, pedali con gabbietta, fili dei freni che escono dalle leve e corrono a vista attorno al telaio (c’è anche qualche freno a tampone per la verità…), paraspruzzi, oliatore fissato sul tubo verticale del telaio.
Sostengono i partecipanti, già 40 gli iscritti: “Contrariamente a quelle conservate nei musei e inutilizzabili, le nostre biciclette sono VIVE, le possiamo montare e facendo girare i pedali riusciamo a fare 300 chilometri”. Masochismo puro? Fatica omerica? Forse. I protagonisti confessano tuttavia anche di sentirsi “forzati della strada”, come ai primi leggendari Giri d’Italia. Insomma, parlando di ciclismo d’epoca i nostri eroi ne saranno i testimonial più veri.
La loro Milano-Sanremo “Classicissima d’Epoca” (arrivata alla quinta edizione) comincerà con il ritrovo in centro Milano. Persino le procedure burocratiche della corsa d’epoca si svolgeranno rigorosamente secondo i riti di una volta, a cominciare dalla “punzonatura”, eseguita con tanto di tenaglia e piombini a fidelizzare il telaio in modo da scongiurare cambi non autorizzati. E il foglio-firma, con pennini e calamai, a suggellare i numeri di gara e le presenze, da riproporre ai punti di controllo previsti sul percorso.
La partenza vera e propria dal Castello visconteo di Binasco, in piena notte, con starter, ironia della sorte, un pistard, Marino Vigna oro olimpico a Roma 1960, ma anche sprinter vincente al Giro. Ospite fisso il freddo. Compagno di pedalate sarà la fame, il buio e qualche rara vettura di nottambuli. Le strade di oggi sono biliardi, rispetto a quelle di Girardengo solcate da rotaie di fango che imprigionavano le ruote, col “routier” che doveva saltare da una parte all’altra come un tarantolato.
Nessuno ha nostalgia di quella viabilità precaria ma c’è il desiderio di scoprire sensazioni perdute, di sfiancarsi, di affrontare difficoltà fuori dal tempo. I 50 eroici lasceranno la città meneghina coi copertoni a tracolla, le lampade a petrolio per vedere ed essere visti, si dilegueranno nella notte diretti al Turchino e poi verso il mare. Lo spirito del ritorno al passato non contemplerà avversari perché non ci sono rivali, ma compagni di sofferenza e soprattutto di passione. Passione da ricercare anche tra il pubblico nei paesi attraversati. “Si auspica una calorosa accoglienza da parte della popolazione. Cittadini, accorrete numerosi e partecipi”!!!”: é scritto in calce alla locandina, anch’essa in stile retrò. E invece della calorosa accoglienza, l’anno scorso ecco una frana di proporzioni catastrofiche ad Arenzano, frana per fortuna caduta un’ora dopo il loro passaggio. Nulla comunque avrebbe potuto fermare gli eroici della Classicissima, neppure i ghiotti rifornimenti della Riviera (Valente e Capo Berta) che tuttavia hanno causato un po’ di ritardo alla tabella di marcia. Arrivo previsto, anche quest’anno alle ore 15,00 sotto lo striscione di Via Roma a Sanremo. Il giorno dopo, 19 marzo, nella sempre ospitale Alassio, ci sarà una kermesse tipo pista per dimostrare che chi fa 300 chilometri è in grado, poche ore dopo, di giocarsi il titolo di pistard in uno sprint all’ultimo sangue. Routier e sprinter: due facce della stessa medaglia. Questa medaglia si chiama PASSIONE.
Carlo Delfino