Aveva prospettato un Team Polti-Kometa all’attacco e Andrea Garosio non ha sbagliato previsione visto che lui, in prima persona, e Mattia Bais hanno dato una forte impronta biancorossa alla prima tappa del Tour of the Alps, una frazione che ha portato in dote alla formazione italo-spagnola due maglie e diversi applausi lungo la strada che ha portato la corsa da Egna a Cortina sulla Strada del Vino.
Al mattino, infatti, parlando ai nostri microfoni, il corridore bresciano era stato piuttosto chiaro sulla condotta che lui e tutti i compagni hanno pensato di assumere per tutta la settimana di gara.
«Cerchiamo di essere protagonisti, di ottenere qualche risultato anche se tanti di noi sono qui in ottica Giro d'Italia e sono appena tornati dal Teide o da Sierra Nevada e devono quindi rifinire la condizione. Nonostante ciò, vogliamo essere nel vivo della corsa tutti i giorni e raccogliere il più possibile. Ci lanceremo nelle fughe e andremo all'attacco dal primo chilometro? Sì, sicuramente proveremo a muoverci così. Giorno dopo giorno decideremo ovviamente in riunione il dà farsi, però comunque l’idea è quella».
Idea che, senza tanto esitare, Garosio ha concretizzato subito nelle prime ore della sua seconda corsa italiana della stagione evadendo, fuggendo, scappando, allontanandosi dal gruppo, lui che probabilmente, se parliamo di “andare lontani”, è maestro dato che in questo 2024, dopo le prime corse in Spagna e prima di rientrare nel Bel Paese, ha disputato uno dietro l’altro, tra febbraio e metà marzo, Tour of Antalya in Turchia, Tour du Rwanda in Africa e Tour du Taiwan in Asia, un percorso da vero globetrotter che Andrea ha comunque vissuto, come si percepisce dalle sue parole, con curiosità ed entusiasmo.
«Quest’anno ho viaggiato davvero tanto e son stato a casa pochissimo, 13 giorni per la precisione. Pensavo di essere più stanco dopo tutti questi viaggi, le notti in aereo e i fusi orari e invece questi giorni a casa avevo buone sensazioni. Forse questo è dovuto al fatto che comunque, tra una corsa e l’altra, ho avuto tanti giorni e diverso tempo per recuperare e magari così, anche grazie al lavoro col mio preparatore, non mi sono finito».
Tra tutte le trasferte in giro per il mondo però una su tutte è rimasta nel cuore del miglior scalatore della Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2022.
«Il Rwanda! Perché? Per la cultura differente (lo vedi dalla gente che va in giro coi carretti o dalle donne che portano i cesti di frutta e verdura sulla testa), per le montagne (più simili a colline in realtà) con tanta vegetazione, ma anche per il viaggio che, seppur lungo, non ha fuso e quindi è molto comodo. Oltre a questo, poi, a parte la capitale le città non sono così predominanti, si mangia anche discretamente bene e negli hotel magari trovi la piscinetta particolare o stanze col legno di una volta e a me quelle cose piacciono. Pensavo sinceramente di vedere la versione più povera dell’Africa invece, benché non rimanga ricca, mi è parso stessero meglio di altri. Le strade erano buone, magari a tratti con l’asfalto un po' rugoso ma non trovavi buche. Non abbiamo mai avuto problemi. Sono un po' matti a guidare, questo sì, chi si butta per primo passa... però comunque mi è piaciuto...Se me lo chiedessero, ci tornerei sicuramente. L’ho preferito decisamente di più rispetto a Taiwan con tutti i suoi hotel di cemento armato...Dove lo metto quindi? Non dico il miglior posto in cui ho corso, però sul podio sì».
In attesa, un giorno, di tornare laggiù, Garosio, per non sapere né leggere né scrivere, tiene sempre la valigia pronta, mossa questa fondamentale per non farsi trovare impreparato di fronte alle prossime, probabili, “chiamate” intercontinentali.
«Forse andrò Cina e Malesia, però verso fine anno» ci confida col sorriso palesando uno spirito di adattamento e un animo avventuriero che, a conti fatti, nel ciclismo non può davvero mai mancare.