Uno dei maggiori esperti del Monte Bondone è Francesco Moser, il campione trentino che nel suo primo Giro d’Italia, nel 1973, si trovò ad affrontare il Bondone nella diciottesima tappa. Era il 7 giugno e Moser cinque giorni prima aveva vinto la sua prima tappa alla corsa rosa con arrivo a Firenze.
In quell’anno c’era l’arrivo inedito ad Andalo e Eddy Merckx in maglia rosa non avrebbe lasciato a nessuno un arrivo inedito di un grande giro: in una giornata segnata dal maltempo il “Cannibale” dominò quella corsa in cui il suo rivale principale era lo spagnolo Fuente.
«Ricordo benissimo quella giornata – ha detto Moser – Il Bondone lo conosco bene e lo farò anche oggi con la Mediolanum. Vado spesso in bici su questa montagna perché è poco trafficata proprio sul tratto della gara. Mentre nel 1973 quando lo feci io, partivamo da un’altra parte. Anche questo sarà un arrivo inedito per la corsa».
Questa è la sedicesima tappa della corsa rosa e in classifica generale potrebbe succedere qualcosa, anche se il campione trentino non è così convinto. «Gli organizzatori hanno scelto un altro versante rispetto a quando lo feci io, probabilmente per valorizzare l’anello dello sci di fondo. Il versante che faranno oggi è anche più bello. Le differenza è tutta nella strada. Quella che feci io era più dura».
In quell’anno il Giro prima di arrivare in Italia passò per Belgio, Germania, Lussemburgo, Francia e Svizzera ed è considerato il Giro più internazionale nella storia della corsa. Fu Vincenzo Torriani a volerlo in quel modo. Moser in quell’anno conquistò il 2 giugno la sua prima tappa da Bolsena a Firenze davanti a Roberto Poggiali e Manuel Fuente ed è anche l’ultimo Giro d’Italia di Aldo Moser e di Claudio Michelotto.
«Partivamo da Verona e c’era la pioggia e la vittoria è andata a Merckx. Fuente aveva attaccato ed è stato il primo ad arrivare sul Bondone e Merckx anche stava andando bene, ma poi c’era tutta la salita per arrivare a Mezzolombardo e lo hanno ripreso. In poche parole Merckx è stato più forte. Io ero dietro non ero con i primi, davanti c’erano però Battaglin e Gimondi».
Oggi in corsa ci sarà il sole e la strada sarà tutta asfalta, mentre 50 anni fa metà salita era sterrata. «Mi aspetto che il gruppo corra veramente, perché fino ad oggi hanno fatto poco. Gli scalatori devono attaccare ci sono quattro salite e hanno spazio finché vogliono per fare qualcosa e non potranno dire che non c’erano salite».
La partenza sarà a Sabbio Chiese e i chilometri da percorrere saranno 203. Il gruppo affronterà la prima salita con il Passo di Santa Barbara e dopo una discesa si salirà sul Passo Bordala. Sarà poi la volta di Serrada e infine Monte Bondone a quota 1632 metri con pendenza media del 6,7% e punte che arriveranno al 15% dopo Garniga. La salita sarà lunga 21,4 chilometri e dovranno fare attenzione i velocisti a non staccarsi troppo dal gruppo. «Il dislivello è tanto, se non sbaglio circa 5000 metri. Insomma è una signora tappa, di quelle dure. Poi certo dipende dal tipo di interpretazione che vogliono dare i corridori. Perché se faranno quello che abbiamo visto fino ad oggi, allora non succederà un bel niente. Si controllano e si guardano e finisce lì e lasciano andare via le fughe, sembra un po’ il copione dello scorso anno».
I corridori di quest’anno però sono diversi, ci sono Roglic con Thomas e anche Almeida che possono ribaltare la classifica nella tappa di oggi. «Il tempo in classifica generale tra Roglic e Thomas è praticamente lo stesso, non hanno mai attaccato veramente. L’unico che ha provato a fare qualcosa è stato Caruso l’altro giorno e ed è il meno favorito tra questi tre. Però se lo sloveno e il britannico si incartano, Caruso potrebbe fare qualcosa».
Francesco Moser ha ammesso che ai suoi tempi si correva in modo diverso, si attaccava di più e in corsa era l’istinto che ti portava a vincere, mentre oggi tutto è calcolato. Fare un pronostico su quello che potrebbe accadere in corsa non è facile, ma Francesco Moser, ha provato a fare delle ipotesi. «Dire cosa accadrà in corsa non è mai facile e in questo Giro non abbiamo visto tante cose utili per dare delle indicazioni. Penso che Roglic abbia lo spazio giusto per prendere la maglia rosa e potrebbe farlo già a metà salita prendendo un minuto di vantaggio sugli altri. Però ad oggi sono tutti lì e si controllano con il bilancino. Almeida potrebbe andare sul podio così come Caruso. Sono due corridori simili come caratteristiche, si staccano quando ci sono degli attacchi forti ma poi riescono a rientrare con il loro passo. Sono uomini che possono dire la loro e se Thomas e Roglic dovessero andare in difficoltà potrebbero fare qualcosa». I
eri Mark Cavendish ha comunicato che a fine anno lascerà il mondo delle corse. Per un grande campione smettere di correre non è mai facile, ma secondo Moser un corridore quando è intelligente, capisce sempre quando è arrivato il momento di fermarsi. «Cavendish si è ritirato a 38 anni e quando l’ho fatto io di anni ne avevo 37. Ad un certo punto va presa la decisione e quando hai vinto tanto come lui, non puoi fare il comprimario e quando a vincere non sei più tu, allora è giusto farsi da parte. Se un corridore decide di fermarsi non è mai una scelta fatta distinto c’è sempre una riflessione dietro. Quando decisi di ritirarmi, avevo ragionato tutta la stagione su questo. Ero caduto, non avevo avuto dei grandi risultati e, quando ho visto che ad ogni corsa diventava sempre più difficile, ho capito che era arrivato il moneto giusto per fermarmi».