Un successo di pubblico grandioso per l’incontro a tu per tu con Vincenzo Nibali che è andato in scena ieri sera al negozio Bicimania di Lissone. Centinaia di tifosi dello Squalo dello Stretto si sono dati appuntamento per ascoltare i racconti del proprio beniamino che in questi giorni sta seguendo la corsa rosa per la prima volta dall’altra parte.
«Nella mia carriera ci sono stati momenti bellissimi, ma anche brutti. Logicamente i due Giri e il Tour hanno un posto speciale, ma ci sono anche i due Lombardia. Mi ricordo in particolare quello del 2015 in cui sono arrivato sul traguardo con una bandiera italiana incollata al petto, è stato qualcosa di magico perché ero campione italiano e non ero riuscito ad avere una maglia completamente tricolore. La Sanremo è stata speciale, una vittoria inaspettata e sicuramente una delle più belle della mia carriera, molti mi davano per finito e io ho dimostrato di esserci ancora. Nonostante i successi ci sono state anche le delusioni, ne è un caso la Liegi Bastogne Liegi del 2012 vinta da Iglinskij, ammetto di aver perso una grande occasione che non mi sono mai perdonato. Nel 2016 invece mi sono giocato le Olimpiadi con una caduta che mi ha parecchio debilitato, in quel caso è stato un errore di valutazione, mi stavo giocando la medaglia e forse ho voluto spingere un po’ troppo finendo poi a terra» ha spiegato Nibali analizzando come la sua carriera sia stata un turbinio di emozioni, tante esperienze da cui ha cercato di trarre preziosi insegnamenti e di cui il pubblico è stato un motore principale.
«Il tifo non è mai mancato - ha continuato lo Squalo - ovunque vado trovo ancora oggi tifosi pronti a supportarmi, dalla Sicilia, mia terra d’origine, fino alla Toscana dove sono cresciuto ciclisticamente, in tutta Italia c’è qualcuno per me. Ogni giorno ricevo grandi testimonianze di affetto che mi toccano il cuore e mi emozionano come se fosse la prima volta»
Tra le tante corse a cui ha preso parte il campione siciliano manca però la Parigi Roubaix, un sogno mai realizzato anche a causa della preparazione per i grandi giri. «Il blocco delle classiche delle pietre non è mai entrato nei piani. Per chi come me doveva puntare ad un grande giro c’era il trittico Amstel, Freccia e Liegi dove si puntava a fare risultato. Ho corso una volta il Fiandre nel 2018, ma mai la Roubaix, una scelta per evitare cadute che avrebbero potuto compromettere l’intera stagione. Sinceramente un po’ mi dispiace, è una corsa leggendaria e mi sarebbe piaciuto essere al via, l’ultimo anno ho provato a convincere la squadra, ma le cose sono andate in un modo diverso. Nel mio piccolo se non la Roubaix ufficiale posso dire di aver corso comunque su quelle strade al Tour de France e proprio grazie a quella leggendaria tappa sulle pietre sono riuscito a costruirmi il successo finale»
Nibali si emoziona quando viene proiettato il video del suo intervento al Processo alla Tappa in cui annuncia il ritiro. È ormai passato un anno, ma il ricordo è lì vivido e ancora ha la pelle d’oca. Da quel momento tutto è cambiato sul serio ed è iniziato un cammino verso l’interruzione dell’attività da professionista e l’avvio di una nuova fase della sua vita anche come ambassador del marchio Q36.5.
«Dopo aver annunciato il ritiro, mi ha contattato Ivan Santaromita dicendomi che stavano costruendo una squadra con la Q36.5 e che, vedendo la mia intenzione di correre la Cape Epic c’era la possibilità di costruire qualcosa insieme, è venuto a trovarmi a Livigno, mi ha illustrato il programma e nemmeno una settimana dopo avevo accettato - ha spiegato il siciliano -: alla Q36.5 serviva sia un Ambassador che potesse provare l’abbigliamento in situazioni particolari, ma anche una figura di riferimento. In quei mesi ero ancora un corridore e sapevo che non sarebbe stato facile occupare un nuovo ruolo. Ho cambiato mentalità acquisendone una più imprenditoriale, ho iniziato a pensare a cosa fosse meglio per tutti gli altri e che esempio portare ai ragazzi del team. Ora la Q36.5 è una squadra professional costruita in pochissimo tempo con molti giovani interessanti. Abbiamo raccolto 3 vittorie, la prima è arrivata in Spagna da Moschetti; in questi mesi abbiamo scoperti tanti giovani atleti come Walter Calzoni che ci ha già regalato dei bei piazzamenti. Oggi parte il Giro di Ungheria che sarà un banco di prova fondamentale in cui cercheremo di crescere ancora in vista di traguardi molto importanti come il sogno di essere al via del Giro».
Alla serata erano presenti anche Valter De Luca e l’ex prof Ivan Santaromita in rappresentanza di Q36.5 e l’immancabile patron di Bicimania Sergio Longoni che ha regalato a Vincenzo Nibali l’ormai simbolica piccozza d’oro. È stata una serata di aneddoti e di ricordi, uno di questi è stato tutto per l’ex pro Gianluca Tonetti che è venuto a mancare qualche giorno fa a soli 56 anni a causa di un infarto.
photo Carlo Monguzzi