Lescheret è un piccolo borgo nelle Ardenne dove vivono poco più di 100 persone, si trova a sud di Bastogne, ed è in questo luogo con fienili e case in pietra che è cresciuto Arnaud De Lie, il fiore all’occhiello del ciclismo vallone. Tra queste colline non lontano da quelle che vengono chiamate le Ardenne Blue, vive la famiglia De Lie, proprietaria di una fattoria dove vengono allevate più di 400 mucche da latte, che contribuiscono alla produzione casearia del consorzio delle Ardenne. Le stagioni in questa regione si alternano lentamente e gli inverni sono caratterizzati dalla nebbia e dalle temperature rigide.
Per tutta la Vallonia, che si sta ancora riprendendo dal ritiro di Philippe Gilbert, Arnaud rappresenta il futuro del ciclismo e a dimostrazione di questo all’ingresso della sua fattoria c’è una scritta enorme con il suo nome. A farla è stato papà Philippe, quando nel 2019 suo figlio conquistò il titolo nazionale nella categoria juniores. «Devo dipingere di nuovo questa scritta - aveva detto - : lo farò quando vincerà il titolo nazionale tra gli élite e so che non dovremo attendere ancora molto tempo».
Arnaud De Lie non vuole rinnegare le proprie origini contadine e ammette di essere un corridore forte proprio perché ha conosciuto la fatica del lavoro in campagna. Per il vallone il ciclismo e la campagna hanno il sacrificio come punto comune e ogni giorno lo ricorda a se stesso: «Queste due professioni richiedono lo stesso rigore. Se non mungi gli animali con regolarità, puoi andare incontro a grossi problemi. Allo stesso tempo se non ti alleni tutti i giorni, ti accade la stessa cosa. Nel lavoro in fattoria ho imparato a non contare mai i miei sforzi. Probabilmente non sarei diventato un corridore così bravo se non fossi stato anche un contadino».
In questa stagione appena iniziata De Lie ha già fatto vedere le sue doti straordinarie, e adesso nella lista dei favoriti delle gare veloci il suo nome è sempre presente. Al suo esordio stagionale in Spagna ha subito ottenuto la vittoria alla Clasica Comunitat Valenciana, superando nella volata il connazionale Biermans e il potente Boasson Hagen. Alla Etoile de Basseges, dopo il successo nella prima e nella terza frazione, il potente belga ha portato a casa la maglia verde della classifica a punti, ma è nelle Classiche di primavera che tutti attendono di vederlo anche se lui pensa di essere troppo giovane per il Giro delle Fiandre.
«Il Giro delle Fiandre è troppo lungo e troppo nervoso, ma so per certo che voglio brillare nelle Classiche. Ho imparato molto lo scorso anno e penso che in una corsa come la Ronde conti più la testa che il fisico. Ho capito molto in un anno e so che mi piace essere ad una gara quando so che posso lottare per la vittoria».
Roubaix e Sanremo sono nel suo futuro prossimo ed è in queste due Classiche Monumento che sogna di tagliare per primo il traguardo. «La Sanremo è una gara che sento nelle mie corde, posso affrontare il Poggio davanti, è una di quelle corse che ti dà adrenalina. La Parigi-Roubaix è la mia preferita: è piatta, ci vuole forza, tutto sembra possibile in questa corsa e per me sarebbe meglio se il tempo fosse brutto».
Ci sarà tempo per questo ragazzone che ha compiuto 21 anni il prossimo 16 marzo, esattamente due giorni prima della Milano-Sanremo, che per la prima volta ha corso quest’anno.
Soprannominato il “Toro di Lescheret” per quel suo modo simpatico di imitare le corna di un toro quando passa il traguardo vittoroso, il talento della Lotto Dstny spesso viene paragonato a Philippe Gilbert, il suo idolo, insieme al quale ha corso inella scorsa stagione.
«Arnaud è un corridore di grande talento - ha commentato Gilbert al termine del suo ultimo anno alla Lotto -. È un corridore che unisce alla straordinaria forza fisica la capacità di saper interpretare bene la corsa e lo fa con una calma naturale».
La pace di Arnaud arriva da quella terra in cui è vissuto e al suo rapporto speciale con la natura e gli animali. «Non potrei mai abitare in una grande città come Monaco o simili. Quando esco con la mountain bike e incontro un cervo, resto incantato e non potrei mai sostituire queste emozioni con la vita in città».
Nella sua fattoria a Lescheret, De Lie trascorre il suo tempo con il cane Oscar e le 4 mucche che lui definisce speciali e che ha chiamato Simone, Wachaute, Sidonie e Noisette, preferisce i suoi animali anche alla compagnia degli amici nel paese.
Il vallone ama le Classiche più di qualunque altra cosa e per il momento i grandi giri non sembrano essere nel suo futuro. «Ad oggi sono certo che non fanno parte dei miei piani. Preferisco fare grandi gare di un giorno, dare il massimo in eventi come le Flandriennes, la Bretagne Classic o il Gp de Québec e aspettare fino al 2024 per cimentarmi in una corsa dura di tre settimane».
ll suo titolo di campione nazionale juniores l’aveva ottenuto dopo aver percorso 110 chilometri di fuga sui 120 totali, andando all’attacco prima della fine del primo giro. Fu dopo questa sua prestazione che i tecnici della Lotto Soudal lo misero nel mirino e riuscirono a portarlo poi in squadra. Adesso la Lotto-Dstny deve lavorare bene, perché con il sistema dei punteggi è retrocessa e, anche se parteciperà a quasi tutte le gare del World Tour, è in una posizione scomoda e ha bisogno di vittorie importanti per mantenere gli sponsor. Nel team sponsorizzato dallo Stato, De Lie viene considerato già un leader e verrà aiutato a crescere senza bruciare le tappe, seguendo l’andamento naturale dell’atleta. Arnaud è giovane ma le sue idee sono chiare e rispecchiano un carattere maturo. È consapevole del suo talento e sa dove vuole arrivare. È convinto che la campagna cambierà, e che non sarà più quel luogo dove si vive a contatto di una natura ancora libera. Per questo sa che non farà l’allevatore una volta finita la carriera da corridore e allo stesso tempo sa che continuerà a correre finché troverà divertente farlo e che smetterà quando non sentirà più quelle sensazioni meravigliose che oggi lo portano a cercare la vittoria.
«Se a 20 anni non sai attaccare, non sarai mai attore principale a 25 o 30 anni. Che corridore potrei diventare se il mio unico obiettivo fosse quello di stare sulle ruote degli altri? Lo sport dovrebbe essere divertente. Devi divertirti, anche quando non vinci: alla fine della scorsa stagione avevo smesso di vincere e tutti si chiedevano perché, ma io non ero preoccupato, sentivo che andavo fortissimo e che non rimanevo indietro e solo questo per me era importante. Infatti, sono tornato. E adesso...».
da tuttoBICI di marzo