È “pura razza bresciana”, notazione e addendo accrescitivo anche in campo ciclistico, Giuliano Biatta, nato il 14 maggio 1957 a Pompiano (Brescia), nella bassa pianura occidentale, non lontano dai confini delle province di Bergamo e Cremona. È anche il paese di Enrico Guadrini, solido gregario degli anni 1980, qui nato nel 1945.
È situato fra i fiumi Oglio e Mella, ed è pure il comune di nascita di Francesco Bisleri (1851-S. Pellegrino Terme 1921), chimico autodidatta, attivo anche nel settore delle acque minerali, inventore del noto liquore ricostituente Ferro China Bisleri.
Vive però in pratica da sempre, soggiunge, a Cavenago d’Adda, comune situato una decina di chilometri a sud del capoluogo provinciale, Lodi, in verde ambientazione agricola. Giuliano Biatta corridore ha vissuto il periodo migliore della sua carriera nei dilettanti, militando a lungo, dal 1976 al 1980 compresi, nella fortissima Passerini Gomme di Milano, zona di Via Mecenate, espressione di primo rilievo del fiorente dilettantismo di allora, grazie all’impegno (e alla munificenza) del comm. Carlo Passerini, ma per tutti Carletto, con una grande passione inversamente proporzionale alla sua smilza conformazione fisica che però non ne limitava l’innata, diretta esuberanza, sia in campo ciclistico, sia nella vita quotidiana. È stata una formazione che non è assolutamente esagerato definire storica, in un quadro di riferimento dell’epoca, ricco di nomi e sigle che si battevano continuamente sulle strade, soprattutto lombarde e del nord Italia, ma non solo, competendo un po’ ovunque, nelle gare di maggior rilievo del calendario internazionale.
E per rinfrescare i ricordi, poco più di un anno fa, un gran numero di “ex Passerini” degli anni 1980, si sono ritrovati nel veronese per ricordare, pranzando, taluni abbondantemente con sempre in testa, anche in materia, Guidone Bontempi, gli anni della loro giovinezza ciclistica in maglia gialloblù della Passerini Gomme, poi affiancata anche dalla Colnago di Ernesto Colnago. E gran parte di questi li ricorda, in un articolo su tuttobiciweb.it del 14 novembre 2021, il direttore Pier Augusto Stagi, testimone dell’evento, che evoca anche i nomi dei loro più agguerriti “competitor” di quella irripetibile epoca, con un incisivo ed esauriente “spaccato” di grande ciclismo, altro che ciclismo minore, con personaggi, corse, ricordi ed atmosfere che hanno caratterizzato i favolosi anni ’80 di quel periodo agonistico, ancora un po’ rusticano ed ancora scevro da esasperati accanimenti tecnologici e metodologici.
Giuliano Biatta è stato un corridore che ha vissuto momenti importanti della sua carriera in sella, dopo la trafila nelle categorie giovanili, soprattutto fra i dilettanti dello squadrone milanese della Passerini Gomme imponendosi nel 1977 nel G.P. di Diano Marina, nel 1979 nella Targa Crocifisso in Puglia e, l’anno seguente, in una tappa del duro Giro della Val d’Aosta e conseguendo notevoli piazzamenti di rilievo in gare rinomate che contribuiscono a metterne in luce la tenuta e la tenacia sui percorsi altimetricamente impegnativi. Sono doti che gli aprono le porte del professionismo nella bresciana Inoxpran Pentole e Posaterie dei fratelli Prandelli con al timone della guida tecnica un giovane ma avveduto, Davide Boifava, fra i primi direttori sportivi a gestire globalmente la squadra, nelle differenti sfaccettature, sia tecniche, sia d’immagine, come si direbbe oggi, a sua volta coadiuvato da uno “staff” di primordine. E qui trova Giovanni Battaglin e Guido Bontempi, le “punte” della formazione, il primo per le gare a tappe, il secondo possente velocista (e non solo), supportati da validi collaboratori, fra i quali Giancarlo Perini. E il giovane Biatta fa il suo compito sui pedali anche se, a distanza di tempo, ammette che talvolta non si dedicava, in modo totale, accorciando qualche allenamento ed il “lungo”, talvolta, ma non sempre comunque, diventava un po’ “corto”, non per pigrizia ma per un senso del dovere, da ammirare in fin dei conti, d’aiutare suo papà Giovanni e la mamma, Agnese, nel lavoro della trattoria La Speranza, la medesima che gestisce in prima persona, coadiuvato dalla moglie Mariagrazia, e dove, fra pentole e fornelli, si destreggiava già da quando era bambino e aveva dieci anni. Dopo due stagioni all’Inoxpran passa, nel 1983, alla giovane squadra della Mareno-Wilier Triestina con Gianluigi Stanga quale direttore sportivo e, infine, nel 1984 alla Fanini-Wuhrer-Sibicar di Ivano Fanini con in ammiraglia Piero Pieroni.
Già però meditava di dedicarsi completamente, anima e corpo, alla sua attività fra pentole e fornelli, a tempo pieno a supporto dei genitori. Una storia di “master chef” costruita passo dopo passo, seguendo gli insegnamenti di papà e mamma e rifuggendo sempre da tentazioni di “nouvelle cuisine” nella sua frequentata trattoria La Speranza di Cavenago d’Adda, provincia di Lodi, sulla sponda destra dell’Adda, con florida tradizione agricola, nel verde del Parco Regionale Adda Sud.
In un ambiente raccolto, d’intonazione familiare, semplice, senza orpelli ma assai confortevole, la trattoria La Speranza propone certezze culinarie collaudate, tradizionali, spaziando dai salumi, al riso, alla pasta, in molteplici versioni, seguiti da piatti gustosi di carni, selvaggina, formaggi, cucinati secondo ricette classiche, tradizionali e vari dolci della casa, il tutto proposto in quantità e dosi certamente non omeopatiche, anzi…., con costante richiamo agli antichi, sapidi, sapori padani.
E il cuoco Biatta è sempre più impegnato a reperire materie prime di certificata qualità proprie del territorio, talvolta non agevolmente reperibili.
Le due figlie, Aliace, la primogenita è avvocato, mentre la secondogenita, Antea, è una manager, al femminile, in piena carriera. Per i due nomi propri desueti delle figlie, Giuliano Biatta li ascrive alla scelta della moglie condivisa, e specifica che non provano alcuna attrazione per il lavoro dei genitori e loro le comprendono appieno pensando all’impegno totalizzante che la trattoria richiede e alla loro riuscita nelle rispettive professioni. Nella foto di famiglia appare pure Achille, figlio di Aliace, che dimostra qualche propensione alle competizioni ciclistiche. Chissà…
E il ciclismo celebra qui qualche festa sociale e qualche frequente incursione di un amico di Giuliano Biatta, prima provetto e plurivittorioso, potente e veloce pedalatore, poi in ammiraglia quale d.s. e quindi tornato alle due ruote, ma con motore, per differenti servizi nelle corse dove tuttora esercita con il suo spirito allegro, divertendosi, ancora e sempre con le sue 63 primavere che dice di non sentire. Sente invece, eccome, l’attrazione per la buona tavola come comunica sui social, dicendo che deve pure “alimentarsi”. Per veritiere e reali notizie sulle preferenze (e quantità) dell’alimentazione del suo amico Giuliano Biatta tace e sorride. L’amico, bresciano come lui, in questione, è facile da scoprire: Guido “Ciclone” Bontempi che nonostante la “sua alimentazione” propone comunque sempre una figura asciutta e vigorosa.
Il ciclismo e la bicicletta sono sempre seguiti, nonostante il pochissimo tempo libero che gli lascia la cucina, dallo chef, meglio cuoco dice lui, Giuliano Biatta.