La delusione di Wout van Aert e il sorriso di Mathieu Van der Poel hanno messo la parola fine al Mondiale di ciclocross di Hoogerheide, con l’olandese che ha conquistato il suo quinto titolo iridato.
Quella di van der Poel è stata una vittoria cercata, voluta e costruita durante una gara in cui la strategia ha avuto un ruolo determinante nella vittoria. Hoogerheide è stata la cornice del duello perfetto, in cui l’olandese ha vinto sulle strade in cui è nata la storia della sua famiglia.
Tra il fiammingo e l’olandese la corsa è stata avvincente e la mossa decisiva di Van der Poel non è arrivata sui famosi ostacoli di legno posti a 500 metri dal finale, ma nella volata, dove l’olandese ha lanciato per primo l’azione. «Mi ha stupito che Van Aert non abbia lanciato la volata. Non avevo un vero piano, perché è una cosa che non faccio mai».
La gara è partita subito a ritmi elevati e Van der Poel, seguito solo Van Aert, ha fatto immediatamente il vuoto alle sue spalle. «Ho preso l'iniziativa appena ho potuto nella parte più dura del percorso perché non volevo sprecare energie per guadagnare posizioni. Ho visto che solo Wout mi aveva seguito e questo mi andava bene».
Dopo un giro e mezzo del circuito, lungo poco più di 3 km, in testa c’erano solo il belga e l’olandese e il distacco con il gruppo era già di 30 secondi.
«Ho fatto alcune accelerate e ho visto che ero allo stesso livello di Wout e ho capito che fare un altro attacco nell’ultimo giro non avrebbe portato grandi vantaggi».
Adrie van der Poel, padre di Mathieu, ha disegnato il percorso di questo Mondiale e qualche giorno prima della gara ha deciso, per questioni di sicurezza, di spostare le barriere di legno verso il traguardo. Questa scelta in qualche modo sembrava a vantaggio del figlo, che però ha deciso di attaccare a sorpresa nel finale.
«So che tutti si aspettavano un mio attacco alle travi. Ma nella mia testa sapevo che non avrei fatto nulla in quel settore e penso che anche Wout si aspettasse qualcosa da me alle travi. Se avessi attaccato in quel punto avrei potuto prendere al massimo dai 10 ai 15 metri. Poi però c’erano le scale e per certo Wout mi avrebbe superato lì. Ogni ciclista professionista può saltare bene le travi».
Van der Poel ha conquistato oggi il suo quinto titolo e per la quarta volta è arrivato davanti a Van Aert, che si è dovuto accontentare della medaglia d’argento. «Io e Van Aert ci sfidiamo da tanti anni e penso che anche oggi abbiamo regalato al pubblico uno spettacolo di alto livello. Sicuramente questa non sarà la nostra ultima sfida e ce ne saranno altre su strada. Penso che quando avremo portato a termine la nostra carriera, guarderemo al passato con la consapevolezza di aver fatto grandi cose».
La gara si è conclusa con uno sprint, un finale tipico quando a contendersi la vittoria ci sono l’olandese e il belga. Anche il Giro delle Fiandre del 2020 si era concluso con una volata tra loro due e ancora una volta la vittoria era andata a Van der Poel. «Mi aspettavo che Wout partisse per primo sul rettilineo verso il traguardo. Pensavo che subito dopo la curva sarebbe partito ma così non è stato e ho capito che sarebbe stato un vantaggio per me. Questo sprint non è paragonabile a quello del Fiandre del 2020, una gara di 260 km non può essere come una corsa di ciclocross. Poi nel Fiandre il rettilineo finale è molto più lungo».
Hoogerheide ha accolto quasi 50.000 spettatori che con entusiasmo hanno atteso di conoscere il nome del vincitore della prova iridata. «E’ stato molto bello correre con tutta questa gente. Il ciclocross ha battuto molti record e anche nel periodo natalizio ci sono state tantissime persone alle gare. Per me naturalmente vincere qui ha un valore importante perché è vicino a casa mia. Il pubblico è stato incredibile, non ci sono stati fischi e la gente ha fatto il tifo sia per me che per Van Aert».