A Palazzo Marino, presso la Sala Consiliare del Comune di Milano, nell’ambito dell’evento culturale “Strade di poesia IX edizione Premio Speciale Duomo di Milano”, è stato consegnato alla memoria del campione di ciclismo, Gastone Nencini il “Premio Speciale Duomo di Milano”. Un’iniziativa, organizzata dall’Associazione Teatro-cultura “Beniamino Joppolo” di Patti (ME), inserita all’interno di ” Area P - Milano incontra la poesia ", promossa dalla Presidenza del Consiglio comunale, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano con la collaborazione di Giuseppe Landonio. Ed è stato proprio il Dott. Luigi Ruggeri, presidente dell’Associazione Teatro-Cultura “Beniamino Joppolo” di Patti, a consegnare il premio alla figlia del campione, Elisabetta Nencini, ospite d’onore assieme al poeta e critico letterario, Maurizio Cucchi. Moltissime le persone presenti all’evento, che ha visto premiare diciotto poesie di poeti italiani contemporanei.
“E’ stata una mattinata intensa, ricca di pathos!” - racconta Elisabetta - “Quando sono stata informata che mio padre veniva celebrato nell’ambito di un evento culturalmente significativo, ne sono stata entusiasta, poiché ho sempre sostenuto e promosso il ciclismo, non solo come disciplina sportiva, ma anche come esempio di cultura e di insegnamento di valori, contenuti e principi etici. La commozione sincera dei presenti all’evento, nel ricordo di Gastone Nencini, così come
l’interesse da parte di giovani interlocutori per la sua figura, sono la dimostrazione di quanto il ciclismo epico di quel tempo, raccontato dai più grandi scrittori e poeti del secolo scorso e rappresentato in ogni forma d’arte, faccia parte di un patrimonio di eccellenze da tutelare”.
Elisabetta assieme al marito Massimo Bacherini ha fatto una capatina anche all'Arena di Milano dove il 9 giugno del 1957 si concluse il 40° Giro d'Italia che vide trionfatore Gastone Nencini davanti a Luison Bobet per soli 19 secondi.
“Mio padre – ha detto ancora Elisabetta - era un uomo e atleta, forte e generoso al quale non piaceva mai piegare la testa, legatissimo ai tifosi, soprattutto ai bambini".
Antonio Mannori