Quest'anno l'UCI ha esteso al ciclismo femminile il CPM, ossia il sistema centralizzato di pagamento dei montepremi (prize money in inglese) ai corridori, già in vigore dal 2019 per gli uomini. In estrema sintesi funziona così: l'organizzazione della corsa paga il montepremi totale al CPA (associazione corridori internazionale, presieduta peraltro da Gianni Bugno) il quale si occupa poi di distribuirlo agli atleti in base a piazzamenti e classifiche.
In sintesi meno estrema. Il CPA riceve un montepremi da cui, rispetto alla somma lorda prevista, sono già state detratte le tasse vigenti nel Paese della corsa (esempio: montepremi 50mila euro, Stato con tassazione al 20%, il CPA riceve 40mila euro). Questa somma netta non va tutta direttamente ai corridori. Il CPA, infatti, detrae da essa un 13,82% così composto: 5% di Transition Fund (fondo per assistenza previdenziale ai corridori dopo il ritiro), 3% per le associazioni corridori del Paese della corsa, 2% per il sistema anti-doping, 3,82% di spese amministrative per sostenere il CPM stesso. La cifra restante va quindi ai corridori? Sì, ma con un asterisco. Ogni anno, infatti, c'è un'ulteriore spesa amministrativa da riconoscere al CPA: 2500€ a stagione se il corridore riceve i soldi direttamente sul proprio conto corrente, 1000€ a stagione se il pagamento arriva sul conto della sua squadra.
Dobbiamo ora fare una precisazione. Queste cifre e percentuali riguardano il CPM per gli uomini. Ancora non è chiaro se il CPM sarà identico per le donne o se cambierà qualche passaggio. Proprio per chiedere e fare chiarezza, e per porre l'accento su tutti gli aspetti potenzialmente problematici di questo sistema centralizzato, anche per quanto riguarda i montepremi maschili, lo scorso weekend The Cyclists' Alliance (TCA, associazione delle cicliste professioniste con sede in Olanda) ha pubblicato un dettagliato elenco di perplessità e richieste rivolte a UCI e CPA.
QUI DI SEGUITO RIASSUMIAMO LA NOTA DEL TCA
Sulla percentuale per il Transition Fund: questo fondo previdenziale per ciclisti ritirati ci sembra controverso, è in deficit di quasi 3 milioni di euro e succede che i corridori dopo il ritiro aspettino anche anni prima che il CPA riesca a versar loro i soldi. Inoltre, dato l'ammontare relativamente esiguo dei montepremi nel ciclismo femminile, è probabile che il Transition Fund non riesca a garantire cifre significative per l'assistenza post-carriera.
Sulla percentuale per le associazioni corridori del Paese della corsa: non riusciamo a capire a chi spetti questa percentuale in quei Paesi che non hanno un'associazione corridori, o che magari ce l'hanno ma non è membro del CPA.
Sulla percentuale per l'antidoping: già le squadre e gli organizzatori delle corse contribuiscono a finanziare il programma.
Sulle spese amministrative: non ci è chiaro il senso di applicare una percentuale, considerando che esistono già le spese amministrative annuali (quelle che variano a seconda che l'atleta venga pagato direttamente o tramite squadre) e che il CPA riceve pure finanziamenti dall'UCI.
In aggiunta a ciò: al momento il CPM non si applica alle corse femminili di categoria 1 e 2, che sono però quelle per cui è più difficile mettere insieme i soldi per formare un montepremi; chiediamo dunque all'UCI di includere queste corse nel CPM femminile.
Infine: vorremmo che il parere delle atlete venga ascoltato quando si prendono certe decisioni, e che il sistema di distribuzione dei montepremi ai corridori possa avvenire anche tramite canali indipendenti, altrimenti si rischia un monopolio del CPA.
Noi del TCA abbiamo trasmesso tutto questo già in autunno all'UCI. Per ora abbiamo ottenuto rassicurazioni private sul fatto che, per il 2022, dal montepremi netto il CPA non deduca per le donne il 13,82% degli uomini, ma solo l'1,82%. Non è arrivata tuttavia una conferma formale e non sono giunte risposte in merito alle altre questioni che abbiamo sollevato.
QUI potete consultare la nota del TCA in versione originale in inglese
LA REPLICA DEL CPA
Dopo aver letto l'ultima nota pubblicata da The Cyclists' Alliance, l’Associazione Internazionale dei corridori si riserva il diritto di citare in giudizio il TCA per informazioni false divulgate con la chiara intenzione di diffamare il CPA e manipolare i corridori. La fakenews pubblicata con il titolo Sistema di gestione centralizzata dei premi che quest'anno si estende al ciclismo professionistico femminile, dimostra la mancanza di credibilità del TCA su questo argomento. Attraverso la diffusione di informazioni così scorrette il TCA non solo mostra di essere male informato ma manifesta molta superficialità nella sua comunicazione. La difesa degli interessi delle atlete richiede invece rigore, serietà e un approccio pragmatico e professionale come il CPA Women, unica associazione internazionale riconosciuta dall'UCI, ha nel perseguimento della sua missione per le atlete.
Al fine di ripristinare la veridicità dei fatti, il CPA desidera chiarire i dati della gestione dei premi femminili nelle gare World Tour e Pro-series.
Le detrazioni che verranno effettuate sono:
- Un prelievo dell'1,82% per le spese di gestione (percentuale identica a quella degli uomini)
- Un prelievo di € 300 all'anno per squadra World Tour per spese bancarie - Un prelievo di € 200 all'anno per team Pro per spese bancarieCome è stato precisato durante l'annuncio ufficiale della gestione premi femminile durante il seminario World Tour, nessun'altra detrazione sarà applicata.
È anche importante precisare che i costi di gestione premi femminili, sebbene siano stati notevolmente ridotti rispetto a quelli precedentemente effettuati dagli uomini, non saranno tuttavia interamente coperti dal prelievo dell'1,82%. L'UCI si è impegnata, nella sua politica di sostegno al ciclismo femminile, a finanziare la quota mancante che ad oggi rappresenta oltre il 50% dell'importo. Così, non solo le atlete potranno beneficiare di un servizio che consente la standardizzazione della gestione dei premi, trasparenza e tracciabilità ma anche condizioni finanziarie ottimali grazie alle competenze acquisite dal CPA negli anni e al sostegno finanziario dell'UCI.
L’UCI, con un approccio pragmatico, nell’ambito della riorganizzazione del ciclismo femminile ha deciso, in concertazione con il CPA, di applicare la gestione centralizzata alle corse World Tour e Pro-series per la stagione 2022 prima di estenderla alle gare di classe 1.
Come già previsto per il ciclismo maschile e contrariamente a quanto pubblicato da TCA, la designazione dell’agente che si occupa della distribuzione dei premi ai singoli corridori all’interno delle squadre, avviene per libera scelta dei corridori di ciascuna squadra attraverso il proprio account individuale sulla piattaforma premi. In sostanza gli atleti sono totalmente liberi di scegliere da chi i premi saranno distribuiti e a quale tariffa, all'interno del loro team. Il CPA si impegna, nell'ambito della sua missione di gestore della piattaforma premi centralizzata, a rispettare scrupolosamente il rappresentante nominato dai corridori di ciascuna squadra.
«Nessuno è obbligato a scegliere il CPA come agente, ma se la maggior parte delle squadre ci sceglie, un motivo ci sarà. L'estensione di questa gestione alle gare di categoria inferiore è un obiettivo comune con l'UCI, in un approccio che dovrà essere pragmatico. Sembra ad ogni modo contraddittorio che TCA si opponga all'instaurazione della gestione centralizzata e al tempo stesso lamenti che non vengano inserite subito tutte le categorie di corse…» commenta Gianni Bugno, presidente del CPA. «I corridori sono entusiasti di come funziona il CPM, con questo sistema trasparente non si perdono premi e vengono pagati ai corridori più velocemente. Alessandra Cappellotto e CPA Women stanno svolgendo un importante lavoro in collaborazione con l'UCI e altri stakeholder per garantire che il divario tra donne e uomini venga gradualmente cancellato, nel rispetto della loro specificità. Ci riserviamo di citare in giudizio per diffamazione coloro che screditano il nostro operato diffondendo calunnie e provocando solo danni al ciclismo e ai suoi protagonisti».