Alberto Contador è una figura cardine della Eolo Kometa, ma il team manager della squadra, colui che tiene le redini della struttura, è il fratello maggiore Francisco.
Queste sono le impressioni di Fran Contador al termine della prima stagione da Professional, alla vigilia della seconda:
«È stata un'annata molto buona dal mio punto di vista. Una nuova categoria, con tutte le sue difficoltà, ha bisogno di un tempo fisiologico di adattamento. Dopo un inizio difficile per tutti, con un calendario condizionato dal covid, la squadra ha acquisito via via il giusto ritmo e ha dato un'immagine seria e professionale di sé, accompagnata dai risultati: oltre alla vittoria di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan, abbiamo fornito ottime prestazioni in tutto il Giro d'Italia e nella stagione in generale. Il che mette su di noi una certa pressione in vista del 2022: dai corridori a tutto lo staff, tutti abbiamo una missione, un compito, una responsabilità, fare le cose per bene e non sedersi sugli allori. Le situazioni possono mettersi meglio o peggio, ma il duro lavoro porta sempre risultati.»
IL MOMENTO PIÙ BELLO - «Il Giro, nella sua interezza. Un impegno totale e assoluto dall'inizio alla fine, ogni membro della squadra ha dato il 200% ogni giorno. Tutti eravamo consapevoli dell'importanza del momento, tutti eravamo desiderosi di onorare questo invito, che forse qualcuno metteva pure in discussione. Successivamente, Fortunato ha vinto l'Adriatica Ionica Race, a dimostrazione del fatto che il team non si è mai rilassato. Infine sono arrivate altre belle prestazioni, e un successo come la doppietta di Fetter e Albanese nell'ultima tappa del Tour du Limousin.»
UN RAMMARICO - «A livello sportivo nessuno. Semmai, a causa delle restrizioni per la pandemia, non sono riuscito a passare abbastanza tempo con gli sponsor. Con Eolo, Kometa e Aurum abbiamo realizzato qualche iniziativa, è vero, ma l'anno prossimo voglio svolgere più attività con loro. Alcune aziende come Gobik, Kask, Koo, Dmt ed Enve hanno già una loro visibilità nel mondo del ciclismo, ma altre come Retelit, Elmec o Avm non ce l'hanno, quindi è importante organizzare eventi con loro e la squadra. Comunque siamo molto felici che tutti gli sponsor siano rimasti soddisfatti dalle nostre perfomance in gara.»
IL FUTURO - «La Eolo Kometa ha creato una propria chiara identità e stiamo ricevendo diversi inviti. Innanzitutto saremo alla Vuelta a San Juan, in Argentina, e parteciperemo per la prima volta alla Vuelta a Andalucia. Non vediamo l'ora anche perché abbiamo tre corridori andalusi: Alejandro Ropero, Sergio Garcia e David Martìn. Per quanto riguarda la Vuelta a Espana: ovviamente sarebbe meraviglioso per me e Alberto, è il grande giro del nostro Paese e lui lo vinse tre volte, ma è difficilissimo per noi ottenere la wild card in quanto ci sono quattro ProTeam spagnoli meglio piazzati di noi. Sarebbe una forte emozione e in un futuro non troppo lontano speriamo di poterlo fare, ma quel momento non è ancora arrivato. Intanto con la nostra Fondazione stiamo aiutando tanto il ciclismo di base in Spagna.»
IL ROSTER - «L'abbiamo migliorato ulteriormente. Sono partiti diversi corridori, ma si è creato un blocco che mi rende davvero contento. Abbiamo trovato un'ottima alchimia di squadra e vogliamo vedere altri giovani, magari dal potenziale ancora inespresso, sprigionare il loro talento come hanno fatto quest'anno Fortunato o Vincenzo Albanese. Tra i volti nuovi ci sono due neopromossi dalla nostra Under 23, David e Alex Martin. Quest'ultimo in particolare ha fatto tutta la trafila nella Fondazione Contador!»
I GIOVANI - «Queste sono le cose che danno senso al progetto, sarebbe inutile compiere ingenti investimenti a più livelli se i ragazzi poi non avessero uno sbocco in "prima squadra". Personalmente, lo ritengo l'aspetto più motivante del mio lavoro qui e lo considero un nostro tratto distintivo. Pensiamo che i due Martin siano corridori su cui vale la pena puntare, e questo salto è una bella responsabilità anche per noi: i loro risultati saranno un indicatore della qualità del lavoro che facciamo qui. Vogliamo formare molti bravi ciclisti nel vivaio, vogliamo crescerli con la nostra mentalità.»
LA FORMAZIONE JUNIORES - «Quest'anno non abbiamo potuto tenere il Campus di selezione e gli ingaggi sono stati scelti direttamente dallo staff tecnico. La pandemia ha colpito la categoria junior in modo particolarmente duro, mentre il ciclismo ha subito molti cambiamenti nello stesso periodo. C’è un crescente interesse tra le squadre professionistiche, sia nel WorldTour che in altre categorie, per i giovani corridori che stanno emergendo. Per noi, il fatto che il Campus non si sia tenuto non è stato piacevole. Nemmeno la versione telematica dell’anno scorso, perché non è la stessa, non è quello che stiamo cercando, non si adatta al modo di lavorare e all’obiettivo fondamentale del Campus. Ma così come non è stato piacevole, e speriamo di riprenderlo, ci sta anche facendo analizzare e riflettere sul corso attuale del ciclismo e sulla necessità di adattarsi ai tempi.»
LAVORO E COSTI - «Gestire una squadra di ciclismo professionistica richiede un grande impegno. Quello che muove me, Alberto e Ivan è la passione per questo sport. Nessuno di noi tre avrebbe l'impellenza di fare qualcosa del genere, con tutto il carico che comporta. Una struttura ciclistia è un'azienda particolare, che non produce un bene per fare profitti, ma che invece è alimentata dai soldi degli sponsor per gareggiare. La nostra è di medie dimensioni, con 42 membri dello staff e 53 corridori, di cui 21 professionisti. Incontriamo di continuo problemi e imprevisti, problemi di budget e di risorse umane... ma tanti momenti meravigliosi!»