In collegamento dal velodromo di Montichiari gli azzurri di Marco Villa si raccontano in vista dei Giochi Olimpichi che scatteranno il 23 luglio 2021 con la cerimonia di apertura a cui parteciperà in qualità di portabandiera Elia Viviani.
L'oro dell'Omnium di Rio2016, nonostante i tanti impegni, ha cercato di isolarsi negli ultimi 25 giorni per concentrarsi al massimo sul triplo impegno che lo attende: omnium, madison e inseguimento a squadre. «Cinque anni fa non riuscii ad andare oltre l'ottava tappa del Giro d'Italia, questa volta ho portato a termine la corsa rosa e dal giorno dopo mi sono focalizzato sul lavoro specifico, con il quartetto e con sessioni di cadenza e forza, caratteristiche fondamentali per difendere il titolo. Il Giro è stato un punto importante, non ho vinto ma mi sono risentito al top e dopo l'intervento al cuore non era scontato, sono fiducioso di poter gareggiare ad altissimo livello. Le vittorie hanno aiutato il morale. Rio, dopo la delusione di Londra, l'ho vissuta come “o la va o la spacca”, a Tokyo invece ci arrivo con l'oro al collo, un gruppo più forte e l'emozione dell'incarico che mi è stato affidato dal CONI. Le sensazioni sono diverse ma l'ambizione è la stessa: voglio vincere» racconta Elia nella pausa tra un allenamento e l'altro.
In Brasile il trenino azzurro, chiamato all'ultimo dopo l'esclusione di quello russo, ottenne il 5° posto. Ora è tra i più attesi. «Ispirandoci alla squadra allestita da Mancini che, guardando alla rosa della formazione con cui si è trovata a giocarsi la finale sulla carta era battuta e invece ha saputo conquistare l'Europeo, puntiamo al risultato massimo» prosegue Viviani. «Marco (il CT Villa, ndr) ha creato un gruppo sempre più folto, non si è limitato a lavorare con i 5-6 che andranno a Tokyo, come dimostra l'ottimo tempo fatto registrare a San Pietroburgo nei giorni scorsi dai ragazzi che hanno partecipato alla prova della Coppa delle Nazioni. Più siamo, più il livello si alza. Il rovescio della medaglia è che qualcuno resta a casa, ma questa è la via per arrivare lontano».
La selezione che ha decretato che in Giappone vestiranno la maglia azzurra Elia Viviani, Simone Consonni, Liam Bertazzo, Filippo Ganna, Francesco Lamon e Jonathan Milan non è stata facile, lo conferma il Commissario Tecnico Marco Villa. «Le gare che avevo come riferimento sono saltate, senza i risultati mi sono dovuto basare su quello che ho visto in allenamento, mi sono trovato in difficoltà perchè tutti sono arrivati in forma all'appuntamento. I problemi non sono finiti, tutt'altro. La logistica e gli spostamenti con i rigidi protocolli a cui dovremo sottostare costituiscono un pensiero in più. Ho diviso il gruppo in due, io con Viviani e Ganna partiremo per Tokyo il 21 luglio, Elia si fermerà a Tokyo nel villaggio principale per due notti poi il 24 si sposterà all'hotel degli stradisti (con Ganna e Bettiol, che disputeranno la prova a cronometro, ndr) dove gestiremo gli allenamenti su strada fino al 28. Gli altri si alleneranno a Montichiari fino al 24 e arriveranno il 26, il 28 abbiamo in programma il primo allenamento in pista. Gli impianti non verranno aperti fino a 5 giorni prima dell'inizio delle gare».
Gli azzurri, tutti vaccinati, si sono sottoposti a un tampone anche questa mattina e stanno prestando la massima attenzione per evitare il covid, che continua a spaventare e già ha stravolto il volto dell'evento sportivo più atteso. «Non abbiamo il controllo su tutto, dobbiamo prendere un volo intercontinentale e stare ore in areoporto (partenza da Milano e scalo a Roma per le Nazionali di ciclismo, ndr), non abbassiamo la guardia neppure in famiglia, ma serve anche fortuna» prosegue Viviani, dispiaciuto come tutti per l'assenza del pubblico sugli spalti.
«L'atmosfera non sarà la stessa, ma stiamo vivendo un momento difficile e noi atleti pur di gareggiare siamo disposti a qualsiasi trattamento. Rinunciare ai tifosi in presenza fa parte del gioco in questo periodo. Le prestazioni non cambieranno e saremo in un campo neutrale, non come quello di Wembley in cui hanno giocato ieri gli azzurri del calcio. Chiaramente a livello emozionale sarà un'assenza importante, ma in gara quando sei concentrato non senti ciò che ti sta attorno. A Rio avvertivo solo le ruote che giravano sulla pista, passata la linea del traguardo è stato pazzesco, mi tengo stretto quel ricordo come il boato quando sono ripartito dopo la caduta».
Viviani si sta allenando anche per sfilare con il tricolore? «In realtà no, il poco tempo rimasto l'ho diviso tra i lavori in pista e gli allenamenti in altura a Livigno. La cerimonia andrà in scena 12 giorni prima della mia prima gara. Devo ancora capire come porteremo la bandiera in coppia, io e Jessica Rossi riceveremo le istruzioni più a ridosso della sfilata delle Nazionali. Prima del Giappone ci aspetta il Giro di Sardegna, 5 giorni nei quali soffriremo perchè abbiamo le gambe piene di lavoro, ma preziosi per rifinire la preparazione».
Filippo Ganna è l'unico dei pistard che dovrà affrontare il doppio impegno su strada. Il campione del mondo della cronometro sta preparando anche la prova contro il tempo su un percorso decisamente impegnativo. «L'emozione sarà grande, cercheremo di non subirla. La chiave sarà viverla come una gara normale per raggiungere il massimo risultato possibile. Fino a due giorni fa sono stato in altura a Macugnaga, sul Monte Rosa, per svolgere lavori specifici per la cronometro, ho chiesto a Michele Scartezzini (l'ultimo escluso dalla selezione per Tokyo, ndr) di raggiungermi perchè mi serviva una “botta di morale”, in Saredegna svolgeremo un ultimo blocco di lavoro importante» racconta Pippo.
Simone Consonni correrà la Madison in coppia con Viviani e dice: «Il gruppo è forte e coeso, lasciamo un pezzo di cuore in Italia, correremo anche per gli altri membri della squadra che in questi anni hanno sognato con noi Tokyo. A correre saremo in 4 ma alle nostre spalle c'è il lavoro di molti di più. Quando scatterà il count down dei 5 secondi l'adrenalina sarà pazzesca. Per quanto riguarda la madison è decisamente più complicata da preparare tecnicamente rispetto all'inseguimento. Con Elia abbiamo partecipato alla Sei Giorni delle Rose a Fiorenzuola disputando 3 americane e una dopo l'altra ci siamo trovati sempre meglio. L'intesa c'è e puntiamo a fare delle belle volate».
Francesco Lamon sarà responsabile della partenza del quartetto: «A Rio ero il 4° uomo, ora sono il primo. Marco Villa mi ha affidato un ruolo delicato: da come parto io dipende la partenza degli altri 3 ragazzi. In questi 5 anni abbiamo trovato sempre più affinità, ho preso confidenza con questo sforzo iniziale, da cui è importante recuperare prima della seconda tirata. Abbiamo commesso errori e fatto esperimenti per capire quanto potevano essere intense e lunghe le tirare, arriviamo all'appuntamento più importante con una buona consapevolezza. Rotto il ghiaccio con la prima prova, capiremo a cosa possiamo ambire».
Liam Bertazzo è pronto a rivaleggiare con Danimarca, Gran Bretagna e Australia per una medaglia pesante: «Noi partiremo il 25 e andremo diretti al villaggio di Izu nei pressi della pista, a 2 ore e mezza da Tokyo. Personalmente ho sensazioni ottime, è un mese che ci alleniamo pensando al quartetto, abbiamo svolto bei carichi di lavoro, la gamba e il gruppo ci sono. In questi ultimi giorni completiamo con la necessaria rifinitura e speriamo vada tutto come sperato».
Il più giovane della spedizione è Jonathan Milan che con i suoi 20 anni non può nascondere la tensione crescente: «A inizio anno ho fatto esperienza nelle classiche poi mi sono dedicato alla pista, ho corso il Tour of Slovenia e il Campionato Italiano per poi dedicarmi alla rifinitura di alcuni aspetti tecnici. La pressione sono il primo a mettermela addosso, avverto già l'emozione di essere al via della gara più importante di tutte, l'ambizione è dare il meglio per la squadra».
In chiusura parola al presidente FCI Cordiano Dagnoni: «Spero che la vittoria di ieri sera della Nazionale di calcio sia di buon auscipio. Vestire la maglia azzurra dà una carica pazzesca. La squadra della pista ha svolto un ottimo lavoro. Andiamo a giocarcela, sappiamo che il quartetto è l'emblema del lavoro di tutto il gruppo, ma abbiamo anche speranze individuali. Per scaramanzia non vado oltre, ma sono fiducioso».