Fiorenzuola non è un'isola felice ma un punto di riferimento verso cui fare rotta. Fiorenzuola non è un capoluogo ma è una città che sa trasformarsi in capitale. Fiorenzuola è una cittadina come tante nella quale però accadono cose straordinarie. Naturalmente tutto nel nome della bicicicletta.
E come succede spesso, Fiorenzuola è più conosciuta nel mondo che in Italia. Chiedete al pluricampione olimpico Chris Hoy e vi dirà che la prima bicicletta che ha costruito l'ha chiamata Fiorenzuola. Chiedete a Geraint Thomas, re del Tour, e vi snocciolerà i risultati che ha ottenuto al velodromo Pavesi. Chiedete ai campioni olimpici e mondiali degli ultimi vent'anni e tutti vi diranno «Ah, Fiorenzuola, ho corso lì da ragazza» oppure «Ho vinto da juniores su quella pista» o ancora «Bellissime le Sei Giorni che ho disputato a Fiorenzuola». E tra poco più di un mese ci saranno campioni e campionesse olimpiche che vi diranno «Per arrivare a questa medaglia, ho rifinito la mia preparazione a Fiorenzuola».
In 24 edizioni la Sei Giorni delle Rose ha cambiato pelle, bisogna inchinarsi all'acume di Claudio Santi - che guida la magnifica squadra dell'As Florentia - che ha capito prima di altri che la formula tradizionale della Sei Giorni non aveva futuro e ha trasformato l'appuntamento nel primo grande happening di ciclismo su pista al mondo.
Fiorenzuola è la città che anche quest'anno, nonostante mille problemi, ha ospitato 220 tra atleti e tecnici provenienti da 20 Paesi diversi; è la città in cui sugli spalti del Velodromo Pavesi senti parlare delle corse in pista come in Italia non si fa più da nessuna parte; è il Velodromo nel quale si torna ogni anno, si vedono tanti volti amici tra i volontari ma anche numerosi volti nuovi, ognuno con un compito preciso, ognuno ingranaggio prezioso di un meccanisco che gira sempre alla perfezione.
Fiorenzuola è la città che ha visto il suo velodromo gemellarsi prima con Noto e osputarne i giovani ciclisti, poi con Barcellona e annunciare un festeggiamento speciale nel 2022 per il trentesimo anniversario dell'oro olimpico di Giovanni Lombardi, e da ieri sera è gemellato anche con San Pietroburgo con iniziative che presto diventeranno concrete.
Fiorenzuola è il Velodromo che si alza in piedi per applaudire Gianni Bugno, che ha vinto due mondiali e che al Pavesi vinse un titolo italiano da allievo che forse nemmeno ricorda, e poi lo fa per rendere omaggio a Egidio Gadolini che non ha vinto quanto Bugno, ma che ha 95 anni, nel 1946 correva al Velodromo, è stato vicepresidente del velodromo stesso dal 1978 al 2000, collaboratore della Sei Giorni fino al 2015 e da allora non perde nemmeno una serata, alla faccia dell'eta.
Fiorenzuola è vedere il papà di Benjamin Thomas - campione mondiale, vincitore della Sei Giorni e grande favorito per la caccia all'oro olimpico nell'omnium e nel madison - che avvicina Claudio Santi, gli stringe le mani e dietro la mascherina, commosso, gli dice: «Grazie, grazie, grazie! È grazie a voi organizzatori che può vivere il ciclismo. Se non ci foste voi organizzatori - e con gli occhi abbraccia il velodromo stracolmo - non ci sarebbe tutto questo».
Fiorenzuola e il suo Velodromo sono queste storie e molte molte altre. Se avete voglia di scoprirle, non ve ne pentirete e troverete anche un museo, proprio al Velodromo, che ve le racconta.